Opinioni
Quando muore il Papa...
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Quando muore il Papa...
Riflessioni della prof Mariani a pochi giorni dalla dipartita del Santo Padre
Ci sono tante occasioni di ricordi, commemorazioni, eventi di un passato più o meno recente in cui a tutti noi capita di domandarsi: ma io dov'ero quel giorno o a quell'ora? A me è capitato qualche giorno fa, quando il Papa è stato ricoverato, già gravemente ammalato. Dov'ero io il 13 marzo 2013, quando il Papa fu eletto? Lo ricordo bene e fu una forte emozione. Quel giorno ero appena arrivata ad Ivrea per un convegno di matematica, il secondo convegno nazionale, dal 14 al 16 marzo 2013, “La Storia della matematica in classe: dalle Materne alle Superiori. Il piacere di imparare, il piacere di insegnare”. Mi ero iscritta su proposta de Il Giardino di Archimede – un museo per la matematica. Tra le sistemazioni alberghiere proposte avevo scelto un Ostello della Gioventù gesuita, semplice, in parte ristrutturato con un bel campo sportivo intorno, un grande portico, l'oratorio ed una confortevolissima camera.
Godendo il panorama mi sono messa alla finestra a rivedere il materiale per il mio intervento relativo ad uno dei laboratori per insegnanti di didattica della matematica e ai risultati ottenuti. Dopo un bel giro al centro della carinissima Ivrea, famosa per la guerra delle arance a carnevale ma soprattutto per Olivetti, al rientro ho trovato altre colleghe del convegno. Abbiamo subito socializzato, abbiamo ordinato pizza da asporto, non era prevista cena ma solo colazione. Abbiamo condiviso la pizza in un refettorio tutto per noi e alla fine la collega Anna, appena conosciuta, ha proposto di accendere la TV e controllare il colore della fumata dal camino della Cappella Sistina, il segnale che il Papa era stato eletto. All'improvviso sullo schermo appare una Piazza San Pietro gremita, tutti con lo sguardo in alto verso la Loggia di San Pietro tutta adorna di tendaggi e drappi rossi: dalle luci sullo sfondo si staglia quasi come un normale prete Jorge Mario Bergoglio, il nuovo Papa eletto, un gesuita, italoargentino.
“Buona sera a tutti!” le sue prime parole, semplici. Poi aggiunge in bell'italiano: “Voi sapete che il dovere del Conclave era di dare un Vescovo a Roma” (già qui si definisce un semplice vescovo). “I miei fedeli cardinali sono andati a prenderlo quasi alla fine del mondo ma siamo qui”. Ricordo allora di aver collegato l'Argentina estrema con Punta Benares, scoperta da Magellano e oggi tristemente nota per gli effetti nocivi alla vista e alla salute per via del buco nell'ozono, ignorando che Lui poi considerasse il suo magistero “lo sguardo di Magellano”, come il navigatore che si propone di circumnavigare il globo terrestre: da qui i suoi viaggi, il cuore del suo magistero.
Tutte emozionate a vivere in diretta questo evento “papale” ma così semplice e normale, non abbiamo finito di sorprenderci: il Papa annuncia che si chiamerà Papa Francesco. Mai nessun Pontefice aveva scelto il nome del Santo di Assisi. E così , ispirato dal frate Poverello, il Papa ha voluto più che mai una Chiesa povera e per i poveri, come Francesco d'Assisi uomo di pace ha pensato alle guerre e come Francesco del Cantico, un'attenzione particolare all'ambiente e alla Terra tutta.
Da ultimo, il nuovo Papa Francesco chiede ai fedeli di pregare per Lui e lo farà sempre, ogni domenica all'Angelus. Mi colpirono anche quelle sue parole che poi ho capito di più dopo, vedendolo inginocchiato a Lampedusa o in una Piazza San Pietro vuota per il covid ma piena del suo amore per tutti gli uomini della Terra, sostenuti dalle sue spalle.
E con questa convinzione ho recitato il Santo Rosario trasmesso da Piazza San Pietro durante la sua degenza, ho assistito spesso alla Messa al mattino presto, a S. Marta durante il covid, con Lui.
Il 21 aprile Papa Francesco è morto ma io non sono troppo meravigliata della sua morte, quella di un uomo fragile e malato. Citando Cazzullo dal Corriere della Sera “Nulla nella vicenda della Chiesa e nelle nostre vite sarà più come prima. Vedremo se i semi che Francesco ha piantato daranno fiori e frutti per l'intera umanità”.ù
Contenta di aver condiviso e vissuto quella serata speciale del 13 marzo 2013 vado a letto, nella mia camera di un Ostello dei Gesuiti, non a caso.
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