le interviste di Sol

AgriEuro e Spoleto, l'importanza delle radici

 

Un legame indissolubile per la famiglia di imprenditori. Ne abbiamo parlato con l'amministratore delegato Filippo Settimi

 

Un segno tangibile per la città e il suo territorio, ma soprattutto per la comunità di oggi e di domani. Tornerà presto a calare e ad alzarsi il sipario storico del Teatro Nuovo di Spoleto “Gian Carlo Menotti”, realizzato nel 1860 dal maestro Francesco Coghetti. Il cuore di AgriEuro, la volontà del Comune di Spoleto insieme ai benefici dell’art bonus hanno reso possibile dar vita a una sinergia che porta a qualcosa di concreto e duraturo per le prossime generazioni.

Lo ha annunciato il primo cittadino Andrea Sisti in conferenza stampa, puntualizzando che si tratta della più grande donazione mai ricevuta dal Comune in materia di art bonus. Al di là della cifra, comunque molto importante – 130 mila euro –, che AgriEuro ha deciso di destinare al restauro coprendo il 65% della spesa complessiva, quel che più conta è l’amore per il proprio territorio, per un luogo in cui la storica azienda di famiglia si è sviluppata anticipando i tempi e il mercato dell’e-commerce, diventando una grande azienda strutturata, pur restando fedele alle proprie radici a cominciare dalla permanenza sul luogo d’origine. Un luogo, Spoleto, che ha dato tanto all’azienda, e che viene ripagato con un atto di cuore.

Spoletonline ha avuto modo di confrontarsi con l’amministratore delegato dell’azienda, Filippo Settimi.

Settimi, un passo importante che restituisce alla città uno dei suoi tesori più segreti. “Sì, abbiamo voluto fare la differenza per amore di Spoleto e per lasciare un segno indelebile nella storia di AgriEuro. Tutte le aziende hanno un proprio percorso evolutivo: nascono, si sviluppano, si consolidano e poi a un certo punto declinano. Noi stiamo andando molto bene: ovviamente ci auguriamo che l’ultima parte della parabola arrivi più tardi possibile ma, nel frattempo, abbiamo deciso di fare qualcosa per cui il nome di AgriEuro rimarrà indelebile nel tempo.

Negli ultimi quindici anni il fatturato è letteralmente esploso, eppure siete rimasti qui a “casa base”. Perché questa scelta? “Perché amiamo Spoleto e perché Spoleto è un valore aggiunto per la nostra attività. Molti nostri competitors hanno le proprie sedi in grandi centri urbani, dove i servizi sono più capillari e le infrastrutture superiori. Noi no. Riteniamo che avere sede in una piccola cittadina immersa nel verde sia un punto di forza anche dal punto di vista evocativo. Siamo AgriEuro di Spoleto. Il poter abbinare il nostro nome alla nostra realtà, mi creda, è di per sé un valore aggiunto. E visto che Spoleto ci dà tanto, abbiamo deciso di sfruttare la possibilità offerta dalla legge e di restituire un po’ alla nostra città”.

Lei parla di “restituire un po’ alla nostra città”: in realtà il sipario antico è un vero e proprio cimelio, un’opera d’arte unica al mondo nella sua funzionalità, che sarà salvata dal tempo grazie a voi. Altro che “un po’’! “L’intento era questo, vale a dire restituire alla città e al teatro qualcosa che non esiste in nessun’altra parte del mondo. Volevamo da tempo fare qualcosa di significativo per Spoleto a nome di AgriEuro. Per questo abbiamo deciso di intervenire in maniera sostanziale, anche grazie a una misura, come quella dell’art bonus, ideata per salvaguardare il patrimonio culturale italiano attraverso un gesto dedicato alla nostra città, che ha per noi un grande valore e significato”.

Un valore e un significato, quello ricoperto da Spoleto per AgriEuro, che si riflette anche e soprattutto nelle scelte aziendali operate nel tempo. “Confermo. Tutta la nostra storia è partita da Spoleto, sul territorio abbiamo investito convintamente nel corso degli anni di maggior sviluppo della nostra organizzazione, scegliendo di stabilire qui la nostra sede principale con la presenza preziosa di tantissime giovani risorse della città e dei territori limitrofi. I nostri collaboratori sono tutte persone che vengono da questo territorio; tra l’altro hanno un’età media di circa 30 anni, in netta controtendenza rispetto a quanto attualmente il panorama nazionale ha da offrire”.



I commenti dei nostri lettori

Cittadina

1 anno fa

Grazie Famiglia Settimi questo significa fare la differenza....sicuramente sia le vecchie che la nuova amministrazione comunale il sipario lo stanno facendo calare ma su tutta Spoleto! Rovinando una delle porte più belle della nostra città storicamente Dazio e forse i nostri avi sapevano come far defluire il traffico senza ingorghi....Caro "Principe Giovanni e Sceriffo di Nottingham" complimenti state rovinando la città, prima l'ospedale ora piazza Garibaldi....siete un disonore!

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