società

Le carte da gioco più diffuse in Umbria: la storia

 

Panoramica su quello che è un vero e proprio 'must' in Italia e nella nostra regione

 

Le carte da gioco in Italia sono un vero e proprio must, fanno parte di quella tradizione che non ne vuole assolutamente sapere di sparire dai cuori degli italiani. In un momento di ritrovo con i parenti o con gli amici, infatti, anche i più giovani si dilettano nei tanti giochi di carte che abbiamo a disposizione. L'avvento del digitale non ha cambiato le cose, anche perché rispetto alle versioni fisiche cambia ben poco. Ad esempio, le regole e punteggi della scopa online sono gli stessi che conosciamo per la versione classica. Le carte da gioco italiane, normalmente, sono 40 di 4 semi diversi. Tuttavia, lo stile del disegno delle figure varia in base all'area geografica nella quale ci si trova. In alcune regioni, ad esempio, sono diffuse le carte a semi italiani o spagnoli. I semi, in questo caso, sono di bastoni, coppe, denari e spade. In altre, invece, sono maggiormente diffuse le carte con i semi francesi, di conseguenza cuori, picche, quadri e fiori.

Di ogni seme possiamo trovare i numeri che vanno dal 2 al 7, ai quali si aggiungono l'asso e le figure. In Umbria, ad esempio, sono particolarmente note le carte piacentine. Le suddette carte, in stile spagnolo, sono caratterizzate da un mazzo contenente 40 carte e da figure che, a differenza degli anni 50 in cui erano intere, sono a due teste. Create nella città di Piacenza, secondo diverse testimonianze ad averle importate sarebbero stati i soldati francesi, che, durante l'occupazione, usavano mezzi spagnoli per giocare ad Aluette. Questo tipo di mazzo, oltre ad essere diffuso in Umbria, lo è anche nella Lombardia meridionale, nell'Emilia Romagna occidentale e centrale, nella Toscana appenninica, nelle Marche e nel Lazio. In Umbria, così come nelle ultime due regioni citate, le carte piacentine sono arrivate nel XIX secolo, quando i territori dello Stato Pontificio confinavano con i ducati emiliani.

Parliamo, quindi, di diversi secoli dopo rispetto alla comparsa delle carte da gioco in Italia, datata 1377 a Firenze. Le carte da gioco in Italia, come già abbondandemente accennato, presentano diverse variazioni regionali e diversi collegamenti le une con le altre, sia nelle insegne e nell'aspetto grafico delle carte che nel loro numero. Tornando al mazzo tipicamente piacentino, infatti, questo sembrerebbe essere strettamente collegato ad un mazzo spagnolo disegnato da Phelippe Ayet nel 1575, successivamente ritrovato nella Torre de los Lujanes a Madrid durante la demolizione. Al contrario di tutti gli altri mazzi del nord Italia, caratterizzati da re seduti sul trono, qui tutte le figure sono in piedi.

L'asso di denari rappresenta un'imponente aquila coronata con il bollo d'imposta sulla pancia, mentre il cinque di spade, avendo la caratteristica del motivo digitale, ricorda moltissima il mazzo romagnolo, con il quale si ritrovano diverse analogie. In questo senso, gli esempi rivestiti di maggior eleganza furono disegnati per la fabbrica milanese di Ferdinando Gumppemberg all'inizio dell'Ottocento. A tal proposito, un disegno piuttosto noto è quello eseguito da Lattanzio Lamperti.



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