le interviste di Sol
Miriam Carletti e il ‘suo’ candidato sindaco
le interviste di Sol
Miriam Carletti e il ‘suo’ candidato sindaco
La prof in prima linea per la difesa del diritto alla salute: ‘Sto con chi ha messo da parte le ideologie per tutelare il nostro ospedale e la comunità’
Un baluardo in carne e ossa dell’ospedale cittadino San Matteo degli Infermi: Miriam Carletti, la “professoressa degli spoletini”, ha fatto dell’impegno pubblico e dello spirito di servizio una missione di vita ormai da anni. Negli ultimi dodici mesi si è battuta strenuamente per la salvaguardia del nosocomio spoletino dopo la sua chiusura e riconversione in covid hospital, sancita con un atto drammatico dalla Regione Umbria della governatrice Tesei e dell’assessore Coletto. I follower sui social, come anche le adesioni al suo Movimento Mamme Matteo a difesa dell’ospedale e del suo punto nascite, non si contano più. Spoletonline ha voluto incontrare la prof, che questa volta non figura in nessuna lista in corsa per le elezioni amministrative di inizio ottobre, per comprenderne al meglio il pensiero.
Prof, come mai niente politica attiva? “In verità tutto ciò che facciamo è politica attiva. Per quanto mi riguarda, non sono un’habituée delle liste civiche né di partito. Ciò non toglie che faccio politica per il piacere di farlo e per spirito di servizio, come nel caso dell’ospedale e del suo punto nascite”.
Quella dell’ospedale è certamente una battaglia civica ancor prima che politica. “Giusto, ma in fondo – a livello locale – i due termini civico e politico sono sinonimi. Riguardo l’ospedale mi sono mossa liberamente, per puro spirito civico, ritenendo grave ed inaccettabile il danno subito dalla comunità per la chiusura del nostro San Matteo. Per circa un anno ho puntualmente messo al corrente i miei amici concittadini riguardo le iniziative che ho via via intrapreso per la sua salvaguardia. Gli spoletini sono stati molto presenti, sostenendomi in questa giusta rivendicazione rispetto alle decisioni della presidente della Regione Tesei. Attualmente è una struttura depauperata che funziona a metà, sulla cui sorte pesano gravi incognite o temute certezze, che troveranno espressione nel redigendo Piano Sanitario Regionale 2022-24”.
Un piano alla cui discussione parteciperanno anche i nuovi amministratori locali. “E’ così. Gli amministratori che eleggeremo nelle ormai imminenti consultazioni elettorali dovranno anche discutere il Piano sanitario. Legittimati dal consenso ricevuto, i nuovi rappresentanti istituzionali dovranno tutelare gli interessi della nostra comunità, alla quale è stata inflitta anche l’onta del commissariamento prefettizio”.
L’ospedale è parte integrante dei programmi di tutti i candidati sindaco in lizza… “Sì, effettivamente la questione dell’Ospedale sembra essere prioritaria nei programmi di tutti i canditati”.
E allora come mai non c’è anche Carletti in una delle liste che sostengono questo o quell’aspirante primo cittadino? “Sarebbe stata forse la naturale evoluzione del mio impegno, quella di candidarmi per portare un contributo fattivo soprattutto nell’ambito delle mie competenze. In realtà sono stata sollecitata a farlo da più parti, ma la mia decisione di non aderire è scaturita principalmente dalla volontà di mantenermi autonomia di valutazione, non tanto sui programmi – tutti buoni sulla carta – quanto su come concretamente essi verranno attuati nei tempi e nei modi”.
Una riflessione profonda, insomma, per valutare dall’esterno le varie proposte. “Esattamente. E se i programmi sono manifestazione di intenzioni, allora la mia valutazione personale si focalizza sui singoli candidati che li propongono. Il panorama che si presenta è molto articolato, con candidati che hanno sicuramente già maturato e dimostrato competenze e, nel senso migliore del temine, ‘mestiere’. E qui entrano in gioco la conoscenza e la stima personale del candidato, che di tali obiettivi si fa portatore”.
Il che vuol dire…? “Alla luce di queste considerazioni sono giunta alla conclusione che la figura che, a mio avviso, più risponde al profilo di cui Spoleto ha bisogno sia quella della professoressa Maria Elena Bececco. Per lunga conoscenza diretta posso affermare che Maria Elena è persona perbene, positiva, corretta nei rapporti interpersonali. E’ una donna e, come tale, è portatrice di una sensibilità particolare che potrà mettere in campo a favore di temi e problematiche che lei, appartenendo ‘all’altra metà del cielo’, saprà affrontare con un piglio innovativo. So che è fortemente motivata, è pronta a spendersi per il meglio in ogni situazione, conosce ‘l’arte dell’ascolto’ e l’apertura alla collaborazione, anche a prescindere dai ruoli istituzionali. Inoltre conosce la cosiddetta ‘macchina comunale’ nelle sue varie articolazioni. Si è forgiata nella sua veste di assessore vicesindaco e maggiormente nel periodo in cui dovette supplire alla scomparsa del sindaco Cardarelli”.
Una scelta, la Sua, che cade su di un candidato giovane ma già sufficientemente esperto. Ma può bastare per i problemi della città e del suo territorio? “Impossibile. A lei toccherà anche il compito di rivedere i punti critici e i servizi da rendere più efficienti: a maggior ragione, dunque, la scelta della squadra di governo sarà fondamentale per avvalersi delle competenze migliori, per poter mettere concretamente in atto ciò che è nelle sue volontà”.
E poi c’è il tema ospedale e il modo in cui la “Sua” candidata vi si è approcciata sin da subito. “E’ proprio questo ciò che fa la differenza. Maria Elena era strenua oppositrice del sindaco de Augustinis. Tuttavia, non appena è esplosa la pandemia e ci hanno privato del nostro diritto alla salute con un atto d’imperio, è stata la prima – e l’unica nell’opposizione – a mettere da parte l’ascia di guerra per difendere la nostra città e il suo ospedale, assumendo sempre posizioni chiare e coerenti nell’interesse della nostra comunità, a sostegno del primato della Sanità Pubblica e del diritto di accesso alle cure. Il ritorno alla completa e piena operatività ed efficienza del nostro Ospedale è un requisito imprescindibile per garantire questo Diritto fondamentale, da far valere nelle opportune Sedi Istituzionali”.
Tutto molto chiaro, prof. “Grazie dello spazio, davvero. Ci tenevo molto a rendere partecipi i lettori di Spoletonline di queste mie considerazioni, che sono frutto del mio libero giudizio e al di fuori di qualsiasi appartenenza di carattere politico o ideologico”.
I commenti dei nostri lettori
Roberto Quirino
3 anni fa
D'accordo con Fabiani e Luigi Cintioli. La buona fede e l'impegno civile non c'entrano assolutamente nulla con un problema che è, non da oggi, politico. Fabiani e Luigi Cintioli descrivono perfettamente la provenienza degli attuali candidati sindaci.
Luigi cintioli
3 anni fa
Fabiani Aurelio ha centrato in pieno il problema. Io aggiungo che questi signori sono figli Delle destre populiste italiane, la Lega guidata da Matteo Salvini e Fratelli d’Italia da Giorgia Meloni, sono figlie di un populismo comunicativo, televisivo, giornalistico creato per dominare una massa di adepti e influenzare i comportamenti sociali come si è visto in questi ultimi decenni. I canali televisivi, pubblici e privati, diffondono «una cultura popolare basata sul qualunquismo e il sistematico martellante demolimento della cultura politica. La tv spazzatura ci tormenta dalla mattina alla sera . Ci hanno trasformato in un popolo di servi, abituandoci a non ragionare. Dr Luigi cintioli
Giuliano Maria Mastroforti
3 anni fa
Anche se puo' sembrare inopportuno commentare un commento, vorrei condividere (in parte) le considerazioni che esprime Aurelio Fabiani. Come dicono gli avvocati, se uno ti chiede dei soldi, prima verifica "an" (se) ti devo dei soldi, e poi "quantum"(quanto) ti devo. Per analogia, concordo con la sua prima parte (se) , ma il "come" deve rendere omaggio al realismo, e non bisogna fare di tutta l'erba un "FASCIO". Perchè accomunare a priori tutti i Candidati come "figli di questo modo di pensare che di civico non ha niente ma cavalca solo interessi particolari con cui si dividono i deboli e si fanno più forti i forti" ? Mi sembra un alibi per non impegnarsi, nichilista, sterile e non utile alla Comunità. Perchè escludere che qualcuno -chiunque sia- non sia in buona fede, come Lei, sincero e realmente attento a questi reali problemi ed alla loro soluzione? cordialmente.
Aurelio Fabiani
3 anni fa
La battaglia per l'ospedale è eminentemente politica, ma quale civica. Sono anni che la linea sulla sanità è tagliare il servizio pubblico. Hanno iniziato con i piccoli ospedali e poi sono passati ai presidi sanitari di media grandezza, seguendo i dettami di politiche che hanno trasformato la salute in merce e la sanità in azienda. È proprio la fine delle "ideologie", cioè di una visione generale di società che ha lasciato campo libero alla sola ideologia del profitto. E i canditi sindaci spoletini, tutti e 7, sono figli di questo modo di pensare che di civico non ha niente ma cavalcò solo interessi particolari con cui si dividono i deboli e si fanno più forti i forti.
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