le interviste di Sol

'Il museo archeologico vettore di crescita per il territorio'

 

Il nuovo direttore Fabio Pagano: 'Siamo un cantiere a 360 gradi'

 

Viene da Roma, 46 anni, possiede una passione sconfinata per l'Umbria di cui è un esperto conoscitore fin dai tempi dell'università: il direttore del museo archeologico di Spoleto, Fabio Pagano, non è il "solito" funzionario pubblico che ci si potrebbe aspettare, di passaggio nella tranquilla cittadina di


provincia come tappa di una carriera che lo porterà verso altri lidi. Tanto per cominciare il direttore Pagano non ama le cose ferme; in secondo luogo, al contempo, possiede molte idee e progetti da realizzare per il museo di Spoleto, il che lo allontana immediatamente dal burocrate tipico dell'immaginario collettivo. Spoletonline ha deciso di incontrarlo per farlo conoscere meglio ai suoi lettori.

Direttore, come intende Lei la gestione di un museo? "Prima di tutto, più che delle glorie del passato, preferisco parlare del futuro del nostro museo. Voglio cioè stabilire una sorta di contratto sociale con il pubblico e penso di poterci riuscire grazie alla passione e alla voglia di far crescere il museo che ho riscontrato in tutto il personale, e che rappresenta la base indispensabile per raggiungere gli obbiettivi".

Cosa intende? "Voglio dire che il museo è un cantiere aperto vero e proprio, a 360 gradi. In primis perché, davvero, è anche un cantiere edile, dato che stiamo sanando le ferite inferteci dal terremoto del 2016. Entro quest'anno dovremmo riuscire non solo a ripristinare la struttura, ma a migliorarla. E poi c'è il cantiere delle idee".

Partiamo da quello edile. "Benissimo. Dico subito che al riguardo sono due gli obiettivi principali di questo 2019".

Quali? "Il primo riguarda il completamento dei lavori e l'adeguamento della chiesa di Sant'Agata come spazio polifunzionale del museo. Diventerà un luogo in cui sia più facile l'incontro tra il museo e i cittadini, un luogo polifunzionale dove in futuro potranno svolgersi conferenze e si potranno accogliere più persone rispetto a quanto possiamo fare ora. Sarà un posto in cui organizzare concerti ed esposizioni temporanee. Potremo farlo direttamente noi oppure mettere a disposizione di Spoleto uno spazio utilizzabile, collegato con il museo ma non inserito organicamente nella struttura, il che potrà garantire anche orari più elastici. Sarà un po' l'alterego del teatro romano, ovviamente con una capienza inferiore".

E il secondo obiettivo? "Vogliamo cambiare completamente il sistema di accesso al museo. I lavori partiranno a breve e termineranno con uno stravolgimento del concetto stesso di accesso, sia fisico sia culturale. In questo momento l'ingresso è sottodimensionato, con una biglietteria piccola e inadeguata. La nostra intenzione è quella di dotare il museo di un percorso adeguato, che accolga e guidi il visitatore prima che questi acquisti il biglietto, stipulando per così dire il contratto sociale col museo. Penso quindi al corridoio d'accesso, con la vetrata che ti fa capire che esiste il teatro, ma anche a una proiezione multimediale che permetterà, grazie al video-mapping, di ricostruire integralmente il teatro con prospettive originali, che renderanno più interattiva l'esperienza dei visitatori. Riguardo la  biglietteria, verrà spostata in una sala successiva e ospiterà anche un bookshop con dei piccoli servizi dedicati alla sosta dei visitatori, come lo spazio bambini, il punto accoglienza eccetera. Insomma, confidiamo che entro il 2019 saremo pià belli rispetto al 2018, e soprattutto adeguati agli standard europei".

E poi c'è il cantiere delle idee... "Esatto. E' una sequenza di iniziative che abbiamo messo in programma da qui a giugno, rivolte a un pubblico variegato che va dagli affezionati esperti fino alle famiglie".

Qualche esempio? "Fino a maggio terremo degli incontri periodici, "Di Archeologia e di altre Storie", delle conversazioni al museo con esperti locali e non (per saperne di più clicca il link della pagina Facebook del museo), che ci parleranno di alcune situazioni collegate al museo. Per esempio mercoledì prossimo, 23 gennaio, Valerio Chiaraluce, Luca Donnini e Massimiliano Gasperini di Astra Onlus ci daranno le ultime notizie dagli scavi di Carsulae, mentre il 20 febbraio terrò io stesso un intervento sul tema delle origini dei Longobardi. Alla nostra pagina Facebook è disponibile l'intero programma degli incontri, che sono dedicati al nostro pubblico più affezionato e trattano quindi di argomenti piuttosto tecnici. Poi c'è l'altra sequenza di appuntamenti, decisamente diversa, dedicata alle famiglie".

Ce ne parli. "Questi incontri si concentreranno sulle prime domeniche del mese, sfruttando l'accesso gratuito al museo. Abbiamo questa sequenza di incontri "I Sentieri del Museo", saranno delle passeggiate che partiranno dal museo per raggiungere i luoghi della città da cui provengono alcune delle opere presenti nel museo. L'intento è quello di ricostruire dei legami, come ad esempio nella passeggiata che partirà da qui per raggiungere la Rocca, unendo così i due musei e cercando di far capire che la storia che raccontiamo è una, perché dove finisce il nostro racconto comincia quello della Rocca. In altre occasioni raggiungeremo l'anfiteatro romano, il foro di piazza del Mercato e infine Monteluco, partendo dalla Lex Spoletina per visitare il Bosco Sacro. E poi c'è la necropoli di piazza d'Armi, che merita un capitolo a parte".

Che progetti avete per la necropoli? "Teniamo molto alla necropoli di piazza d'Armi. Le stiamo dedicando forte attenzione e, da qui a giugno, per valorizzarla vorremmo lavorare su due: organizzare un convegno scientifico per rilanciare l'attenzione e far dialogare esperti anche di regioni limitrofe e, nel frattempo, realizzare un focus su piazza d'Armi, legato più alla sua valenza sociale. In pratica ci piacerebbe costruire un incontro un po' più pratico, della serie: 'Cos'è piazza d'Armi per Spoleto? Cosa rappresenta per chi, come il Comune, deve farne un attrattore e dunque inserirla in un'offerta turistica? Ci piacerebbe invitare, ovviamente, i rappresentanti delle associazioni di categoria del territorio, per dare vita a una tavola rotonda che abbia un taglio più socio-economico".

In pratica il museo diverrebbe parte integrante dell'economia del territorio. "E' quello che, a nostro modo di vedere, dovrebbe essere un museo: un potenziale vettore di crescita non solo culturale, ma anche socio-economica".



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