Opinioni
La prima nebbia a Spoleto
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La prima nebbia a Spoleto
Pensieri e oniriche riflessioni tardo autunnali della prof Antonella Mariani
Sono in macchina lungo via dei Filosofi e guardo verso Spoleto alta, tutta avvolta nella nebbia tipica di questa tarda mattinata autunnale dei primi di dicembre. La folta lecceta di Monteluco è nascosta sotto una fitta nebbia mentre la Rocca è circondata da una nebbia più rada dall'effetto "vedo non vedo”. La Rocca si intravede con i suoi noti contorni elegante e dominante, come sempre.
Tornata a casa, continuo a godere di questa immagine troppo bella, dalla finestra grande della cucina: da qui c'è una vista magnifica, il retro del Duomo con il campanile, un bel pezzo del Giro della Rocca e in cima al Colle S.Elia un lato della Rocca, un lato della sua forma rettangolare, e tre delle sue sei imponenti torri. Intanto è comparso il sole squarciando il manto di nebbia, gradatamente rivedo i noti contorni della Rocca e anche le piccole strette finestre con le loro inferriate. Appagata da questa vista del castello della nostra città, che non mi stanca mai, ad ogni stagione, mi ritiro e casualmente leggo l'articolo: Alla Rocca, l'iniziativa di Sistema Museo, “storia di dame e cavalieri", con l'invito ad una una visita guidata proprio alla Rocca albornoziana, monumento simbolo di Spoleto.
Ispirata da questa lettura continuo a pensare alla visione della Rocca di poche ore prima. Vedo il castello, con i lati provvisti di merli o di tetti, dopo il restauro, le torri di difesa e dietro una finestra… un viso un po' triste incorniciato da una sfavillante capigliatura bionda capace di stregare chi la vede. È la giovane Lucrezia Borgia dai riccioli d'oro, per quello che ne sappiamo dai suoi ritratti d'epoca e come ha scritto il suo amico poeta Pietro Bembo: "Crin d'oro crespo e d'ambra tersa e pura".
Lucrezia è triste perché la nebbia che avvolge il castello le impedisce la vista del borgo con le sue vaite, le piazzette, i vicoli e tutta la valle spoletina. Ecco però scuotere Lucrezia due fanciulle, sono Giulia Farnese e Lella Orsini, la invitano ad una uscita improvvisata, ben coperte in un caldo mantello, escono dalla stanza, percorrono allegre e incuranti del freddo il porticato del secondo piano, verso uno dei due cortili della Rocca. Il cortile all'arrivo delle giovani è illuminato e riscaldato da un raggio di sole improvviso che allontana per sempre la nebbia. Le tre amiche si trattengono ancora, si fanno confidenze, mangiucchiano cubetti di crescionda gialla con mele, uva passa e noci fino a quando avvertono qualche brivido di freddo. Risalgono velocemente le scale, tornano in stanza dove arde il fuoco nel grande camino. Lucrezia va alla finestra attirata da un cielo al tramonto, tinto di rosso, di rosa, di viola, di arancio. Ora sì, bella alla finestra in una posa fiera ma aggraziata, davanti a lei c'è Spoleto e gli spoletini, pronti a omaggiarla ai suoi passaggi, rispettosi dei suoi modi garbati, della sua spontanea allegria e sincera pietà umana.
La nostra Lucrezia di Spoleto, "una Lucrezia senza veleno", come dice Maria Bellonci.
I commenti dei nostri lettori
Simone
29 giorni fa
Wow, bellissima rappresentazione della eterna Spoleto
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