cronaca

'Aveva una genuina passione per il Vangelo'

 

Celebrato il funerale di don Gianfranco Formenton. L’Arcivescovo: 'Aveva tratti di sensibilità e delicatezza difficilmente immaginabili sotto una scorza apparentemente ruvida'

 

"Perché? Perché, Signore, hai permesso che la vita di don Gianfranco si spezzasse, perché stroncare un apostolato che produceva frutto? Perché sembra che tu non abbia bisogno di persone nel pieno dell’attività e del rendimento?». Con queste parole l’arcivescovo di Spoleto-Norcia mons. Renato Boccardo ha avviato l’omelia nel rito delle esequie di don Gianfranco Formenton celebrato nella chiesa parrocchiale di S. Martino in Trignano sabato 7 febbraio 2022. Il presbitero, parroco di S. Martino, S. Angelo in Mercole e Montemartano, e nato in Veneto nel 1960, la mattina di Natale ha avuto un arresto cardiaco e dopo dodici giorni di coma irreversibile è tornato alla Casa del Padre. Tantissimi fedeli, i confratelli preti, gli Scout, gli amici, gli ex parrocchiani del sellanese: tutti radunati in preghiera per salutare don Gianfranco e stringersi con affetto accanto ai familiari, in particolare ai fratelli Vito e Renato. La Città di Spoleto era rappresentata dal vice sindaco Stefano Lisci.

“Di fronte a questa domanda - umanamente lecita e comprensibile - non c’è che il silenzio, come il silenzio e il pianto di Gesù alla notizia della morte dell'amico Lazzaro (cf Gv 11, 35); il silenzio di ognuno di noi di fronte al mistero della vita e della morte; il silenzio per il vuoto che la dipartita di don Gianfranco – ha proseguito mons. Boccardo - genera tra i suoi fratelli e gli altri famigliari, nella nostra Chiesa diocesana e, in modo particolare, in questa comunità di San Martino, di Sant’Angelo e di Montemartano di cui per tanto tempo è stato padre e pastore”.

Don Gianfranco ‘era un amico non facile, ma sicuramente un cercatore di Dio’, mi ha scritto in questi giorni una amica scolta vicentina che lui aveva accompagnato nella Route Nazionale dei Piani di Pezza. E noi lo ricordiamo così: fermamente convinto delle proprie idee e difficilmente disponibile a qualche forma di conciliazione, appassionato per una radicalità evangelica che viveva in prima persona e che proponeva senza sconti a chi lo volesse ascoltare. Alcune sue prese di posizione – ha detto l’Arcivescovo - hanno suscitato reazioni contrastanti, ma tutti abbiamo sempre riconosciuto e ammirato la sua genuina passione per la verità e per la forza del Vangelo, che diventava compagnia fedele del cammino di ognuno, con tratti di sensibilità e delicatezza difficilmente immaginabili sotto una scorza apparentemente ruvida e distaccata. “Siamo sempre e comunque guaritori feriti, servi inutili, preziose tessere di un mosaico che ci supera. Verità che ci porti, ti confessiamo, umili, solitari cercatori”, scriveva nel suo primo libro La casa di Jijone, che lui definiva “probabilmente anche l’ultimo” (p. 54)”.

E il suo essere “assiduo frequentatore di sentieri, rifugi e ferrate – ha detto ancora il Presule - lo ha condotto prima a Forfi e Villamagina, dove ha vissuto il terremoto del 1997 che ha lasciato tracce profonde nel suo animo, e poi a Sant’Angelo in Mercole, San Martino in Trignano e Montemartano. Ovunque non ha risparmiato entusiasmo ed energie per essere “pastore buono del suo popolo”. Ed ha donato tempo e fatica, fantasia e tenacia per realizzare il mandato di Baden Powell agli scout: “Cercate di lasciare questo mondo un po' migliore di quanto non l'avete trovato”. Ognuno di noi custodisce in cuore una parola, un incontro, un’omelia, un campeggio, un fuoco di bivacco, anche una discussione o uno scontro con don Gianfranco, e questo costituisce il patrimonio che egli ci consegna stamane. Ma io vorrei raccogliere da lui anche un’altra eredità: guardo insieme con voi a questa chiesa, che ha voluto con tutte le sue forze e non senza sacrificio, una chiesa non ancora terminata. Sarà compito di tutti portarla materialmente a compimento in sua grata memoria, ma essa è segno dell’impegno generoso da lui profuso per edificare una Chiesa-comunità, casa di tutti dalla quale la luce e la gioia del Vangelo possano raggiungere “quelli di dentro” e “quelli di fuori” e affascinarli per una vita bella e buona. Mi sembra essere questa la missione che dal silenzio della sua bara il vostro parroco affida ora a voi, cari fratelli e sorelle di San Martino, di Sant’Angelo e di Montemartano, e a tutti noi, Chiesa diocesana di Spoleto-Norcia ancora pellegrina sulle strade del mondo. E come vorrei che l’urgenza di una tale missione fosse avvertita da almeno qualche giovane della nostra diocesi, al quale anche oggi il Signore rivolge l’invito a seguirlo nel ministero sacerdotale per occupare il posto che don Gianfranco ha lasciato vuoto nel nostro presbiterio diocesano!”.

Mentre gli diciamo “a Dio, caro Gianfranco, buone scarpinate sulle montagne del Paradiso!”, mi piace immaginarlo tranquillamente seduto sulle panchine del giardino di Dio ad assaporare un buon sigaro con qualche santo fumatore e a gustare un buon bicchiere di prosecco o di grappa al pino mugo con qualche santo bevitore. Gli chiedo di continuare ad essere vicino a tutti noi, ancora e di più sollecito per il nostro vero bene mentre, ormai partecipe della pienezza di Dio, contempla il Volto glorioso del Cristo di Villamagina. E mi pare di sentirgli dire: “Vi incontro veramente solo qui, amici, compagni ignari della mia solitudine, e benedico i vostri volti nella foschia mattutina quando più chiara è la voce delle nostre notturne utopie sostenibili. Rifare il mondo forse è possibile” (La casa di Jijone, p. 42). A noi accogliere questo saluto. E dargli la valenza di un mandato. Buona strada, don Gianfranco!”.

Sul sagrato della chiesa, un rappresentante delle parrocchie e uno degli Scout hanno salutato don Gianfranco, che poi è stato tumulato, per sua volontà, nel cimitero di Trevi dove c’è la tomba della Congregazione del Suffragio riservata ai preti della Chiesa di Spoleto-Norcia. Sabato 4 febbraio alle ore 18.00 l’arcivescovo Boccardo presiederà nella chiesa di S. Martino la Messa di trigesima per don Gianfranco.



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