economia

Italia sì, Italia no!

 
 
 

 

Vogliamo ancora soffermarci su ciò che abbiamo scritto nel precedente report circa la nefasta previsione dell’Ufficio statistico dell’Unione Europea (Eurostat), che in Campania il 41,4% della popolazione sarà a rischio povertà. E’ un dato assolutamente da non sottovalutare, se si tiene conto che l’Unione è composta


da oltre 500 milioni di abitanti, e da 28 paesi tra cui alcuni considerati minori o emergenti (Bulgaria, Croazia, Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Rep. Ceca, Slovacchia, Slovenia, Ungheria). E’ inquietante immaginare che la Campania con la sua storia, le sue ricchezze culturali, con personaggi illustri conosciuti in tutto il mondo, possa addirittura trasformarsi nella peggior regione dell’Unione Europea.

L’ombra di uno tsunami di dimensioni devastanti sovrasta il golfo di Napoli. Tutti abbiamo l’obbligo e il dovere di fare qualcosa per questa regione prima che sia troppo tardi. E’ chiaro che un evento di questa dimensione, potrebbe colpire anche la già fragile economia italiana. Con la Campania al 41% di tasso di povertà, l’Italia avrebbe un tasso medio sempre di povertà del 25/30%.

Questo fenomeno avrebbe un impatto devastante sui consumi e potrebbe portare l’intera economia del paese in una recessione senza precedenti. William Delbert Gann il più grande trader di tutti i tempi, introduce il suo libro (How to make profits in commodities) con una citazione di Re Salomone: “La conoscenza vale più dell’oro. Ricevi le mie istruzioni piuttosto che l’argento e scegli il sapere piuttosto che il metallo giallo”.

Riteniamo che dopo 78 anni dalla pubblicazione del libro (1941), si siano ricreate le stesse condizioni ovvero l’unico investimento sicuro per l’individuo nell’era digitale è: formazione, conoscenza, informazioni prive di manipolazione. Lo slogan di moda a Wall Street negli ultimi anni è: “A fool and his money are easily parted”. Lo stupido e i suoi soldi, sono facilmente separabili.

Qualcuno potrebbe definirci catastrofisti, ma è assolutamente il contrario, il nostro lavoro è analizzare i numeri ed elaborare possibili scenari. Uno scenario del genere non deve spaventarci se siamo preparati e se abbiamo impostato una strategia di difesa, come ogni evento negativo della vita, saperlo in anticipo può darci un grosso vantaggio o addirittura salvarci. Inoltre, come per ogni crisi che si rispetti, anche questo scenario, può trasformarsi in una grossa opportunità. Per avere una panoramica totale del mercato italiano, bypassiamo il Ftse Mib (composto da soli 40 titoli) e analizziamo il Ftse Italia All – Share Index che comprende invece tutte le azioni quotate in Italia:

FIGURA 1

Nello screenshot possiamo notare che l’indice generale negli ultimi 12 mesi ha ottenuto un rendimento positivo del 15,86%. Il miglior settore è stato quello delle utility con oltre il 44%, seguito dal tecnologico con circa il 34%. Tra i peggiori, notiamo il settore petrolio e gas con un - 4,8%, e materiali base con – 31%.

E’ molto importante monitorare i settori che compongono l’indice generale italiano, perché oltre a fornire un immagine precisa dell’economia del paese, possono contenere al loro interno una serie di informazioni utili.

Un settore che sembra dare qualche segnale di ripresa è quello bancario, l’indice Ftse Italia All Share Banks, dopo aver registrato i massimi a fine settembre 2009 con un valore di 26.901 è stato colpito dalla crisi che ha investito tutte le banche mondiali ed oggi quota poco meno di 9.000 basis point.

Come spesso ripetiamo, un grafico vale più di mille parole:

FIGURA 2

Il grafico parte proprio dal 30 settembre 2009, in oltre dieci anni notiamo che: - l’indice principale (bianco), dopo diversi forti ribassi (anche oltre il 40%), ha recuperato il valore iniziale. - l’indice bancario (verde) invece è diminuito del 66% e quota oggi circa un terzo rispetto a dieci anni fa.

L’indice bancario, dopo anni di buio sembra che stia trovando la forza di mostrare i muscoli, infatti oltre a diminuire la velocità di discesa, il settore sembra che stia disegnando una figura di congestione/accumulazione. La stessa figura del settore bancario italiano, si sta formando anche sull’Eurostoxx Banks che raggruppa le 25 banche più importanti d’Europa.

Mettiamo questi due indici settoriali nella nostra watching list. Il grafico mostra però anche un immagine di un Italia non produttiva, senza crescita da dieci anni, ma con una piccola ripresa negli ultimi 12 mesi. Ci troviamo di fronte al fenomeno del “rimbalzo del gatto morto”, oppure potremmo assistere ad una inattesa ripresa dell’economia italiana che trascinerà anche l’Europa? 

(*) Chief Analyst - Neo Consulting Srl



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