economia

Double Bubble...

 
 
 

 

Nel Report n. 27 del 24 Giugno, scrivevamo: “Il totale dei bond a rendimento negativo ha raggiunto il valore di 12,5 trilioni di dollari, questo valore rappresenta il massimo mai registrato nella storia dei mercati finanziari”. Questo fenomeno dei tassi negativi, sta completamente drogando l’asset class dei


bond a livello mondiale. Ma andiamo con calma, i rendimenti bassi sul mercato obbligazionario hanno spinto ingenti capitali ad emigrare su mercati più rischiosi come quelli azionari, infatti nella giornata di venerdì scorso, abbiamo assistito alla formazione di un “triplete” (nuovi massimi storici per Dow Jones, S&P 500 e Nasdaq).

Contemporaneamente, l’avidità degli investitori, pur di ottenere un rendimento accettabile sul mercato obbligazionario, sta spingendo lo stesso fuori da ogni schema di logica razionale. Sul mercato dei bond si stanno verificando degli eccessi imbarazzanti, sono infrante tutte le regole del gioco e le teorie sulle scelte di asset allocation che gli esperti hanno adottato per decenni.

Al momento oltre alla bolla in formazione sul mercato azionario, registriamo la nascita di un ulteriore bolla speculativa anche sul mercato obbligazionario. Sembrerebbe che l’intero sistema sia preso da una ceca follia che sconvolge qualsiasi teoria che fino ad oggi ha regolamentato l’intero settore/sistema. Ma come nel nostro stile, sostituiamo alle parole una serie di numeri che sostengono le nostre analisi. Vediamo un interessante grafico a torta, fonte Bloomberg Barclays Indexes che rappresenta la percentuale di titoli con rendimento negativo nel settore obbligazionario europeo investment grade: 

FIGURA 1

Quindi oltre ai governativi, Germania, Svizzera, Austria, Danimarca e Olanda che sulle scadenze a 10 anni registrano un tasso negativo, il fenomeno dei tassi negativi si sta progressivamente estendendo anche al mondo dei corporate. Come si evince chiaramente dal grafico, il 27% del totale delle emissioni viene classificato come “negative yield”, il 62% ha un rendimento tra lo zero e l’uno e solo l’11% ha un rendimento superiore al 2%.

 

La fame di rendimenti inoltre porta ulteriori eccessi anche sotto l’aspetto della durata delle emissioni. In questi giorni le emissioni con scadenza superiore ai 50 anni, sono state letteralmente prese d’assalto. La settimana scorsa sull’asta per il nostro BTP 2067 si è assistito ad una domanda superiore di ben cinque volte l’offerta.

Addirittura colossi del risparmio gestito come JP Morgan e Pictet hanno aumentato recentemente le loro esposizioni con il governativo emesso dal Messico scadenza 2115, cioè quasi a 100 anni. Situazioni del genere si verificarono tra la fine del 1999 e il 2000, quando le quotazioni dei titoli tecnologici superavano qualsiasi tipo di logica o ragionamento. Segnaliamo anche la bizzarra emissione obbligazionaria della città di Vienna, un titolo con scadenza tra 98 anni ed un rendimento dell’1,17%.

E’ evidente che il livello di solidità del Paese Austria, sia tra i più elevati del mondo, infatti il debito pubblico è pari al 73% del prodotto interno lordo. Tuttavia riteniamo che sono molteplici le variabili che potrebbero avvicendarsi nei prossimi 100 anni, un tasso così basso dell’1,17% (tra l’altro molto vicino al tasso di inflazione) non sembra giustificare l’efficienza di questa operazione. La carenza di rendimento, sta spingendo gli operatori a pagare più del dovuto ciò che rimane in circolazione.

Mercato azionario e mercato obbligazionario, si sono contagiati e drogati a vicenda, è una situazione paradossale simile a quella del cane che si morde la coda. Scendiamo ulteriormente nei dettagli per capire cosa sta succedendo. Il Bloomberg Barclays Global Aggregate, è un indice che raggruppa un paniere di obbligazioni molto rappresentativo dell’intero comparto. Sono presenti circa 23.847 bond, tra governativi, corporate in valuta e dei mercati emergenti su scadenze differenti. La media di tutte le scadenze è pari a 8,9 anni ed un rendimento atteso dell’1,53%.

Tradotto in parole povere, significa che comprare questo indice e tenerlo in portafoglio per circa 9 anni, garantisce un rendimento dell’1,53% lordo per ogni anno. Da inizio anno invece l’indice registra una performance del 4.90%, ovvero sta elargendo in 7 mesi il rendimento che mediamente dovrebbe fare in 3 e più anni.

FIGURA 2

E’ stato bello finché è durato, ma il “Rally in Everything” ispirato dalla politica dovish della Federal Reserve sta probabilmente volgendo al termine. Ridurre l’esposizione anche sul mercato obbligazionario del 50%, così come da tempo suggerito sul mercato azionario. Nelle prossime settimane i nodi verranno al pettine, aumenterà la volatilità e non solo “Rien ne va plus, les jeux sont faits”.

(*) Chief Analyst - Neo Consulting Srl



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