economia

Europa, nobile decaduta

 
 
 

 

Le elezioni europee hanno portato poco o nulla di fatto sulla scacchiera politica del vecchio continente. I due partiti di maggioranza delle ultime elezioni, pur perdendo qualche seggio rispetto al passato, riescono comunque a difendere l’attacco dei sovranisti. In linea di massima con qualche alleato i due


partiti consolideranno una nuova maggioranza. E’ chiaro che i successi di Farage (Gran Bretagna), Le Pen (Francia), Salvini (Italia), Orban (Ungheria), indicano che sono in aumento gli euro scettici ma a livello globale non si intravedono grossi cambiamenti.

Dopo questa breve ma doverosa parentesi sulle elezioni passiamo ad analizzare ed interpretare i numeri che sono alla base dell’economia e dei mercati finanziari. Come abbiamo scritto diverse settimane fa, quello che più preoccupa è lo stallo sul quale si sta avvitando l’Europa. Dopo la crisi del 2009, gli Usa hanno letteralmente cambiato passo e lo stesso hanno fatto anche i paesi asiatici, l’Europa invece addirittura si è indebolita. Il fallimento di Lehamn Brothers nel 2008, è servito agli Stati Uniti per effettuare un importante riforma strutturale del sistema bancario e rafforzare la solidità patrimoniale delle banche statunitensi.

Vediamo un grafico che mette a confronto l’S&P 500 e quattro tra le più importanti banche degli Usa, JP Morgan, Bank of America, Wells Fargo e Citigroup:

FIGURA 1

Come si evince chiaramente dal grafico, sia l’indice che le quattro banche hanno realizzato performance molto elevate rispetto ai minimi del 2009. La banca per modo di dire che ha ottenuto un risultato inferiore è Citigroup che ha più che raddoppiato il proprio valore, JP Morgan e Bank of America hanno triplicato la loro rispettiva quotazione. In Europa invece, l’apparato di burocrati tra cene, dibattiti non costruttivi, battaglie per difendere gli interessi di singole nazioni, hanno stabilito delle linee guida in materia di requisiti patrimoniali delle banche.

Però invece di creare una normativa ex novo adeguata ai grossi cambiamenti che ha portato l’era digitale, sono state migliorate le linee guida del Comitato di Basilea del 1988. Basilea II operativa dal 2007 e Basilea 3 del 2010. Il grafico in basso mostra l’indice Eurostoxx Banks a partire sempre dai minimi del 2009 e confrontato con alcune delle più grandi banche europee:  

FIGURA 2

L’indice che rappresenta le principali banche europee si è addirittura dimezzato di valore negli ultimi dieci anni. Il colosso tedesco Deutsche Bank ha perso circa l’80% del proprio valore, BNP Paribas invece è rimasta quasi invariata, meglio dell’indice Intesa San Paolo ma sempre con un segno negativo di -18%. I dati mostrano inequivocabilmente che la politica economica europea va totalmente rivista. Speriamo che i nuovi governanti eletti dal popolo sappiano interpretare correttamente anche i dati economici (molto negativi) e comincino ad effettuare una serie di riforme strutturali che possano aiutare l’unione ad uscire da questa posizione di stallo in cui si trova ormai da vent’anni.

Inoltre, registriamo il lento e costante comprimersi della classe medio borghese, che gradualmente sta scivolando verso la fascia più bassa nella scala sociale. L’Europa si trova di fronte ad un pericoloso bivio, bisogna trovare il coraggio di intervenire e creare tempestivamente delle riforme epocali oppure ci si avvierà verso un inevitabile declino. Contrariamente all’Europa, l’evoluzione demografica dei paesi emergenti dell’aria asiatica, sta creando una “middle class” fortemente attratta dai consumi.

Una giovane classe media che “consuma” rappresenta una buona prospettiva di medio e lungo termine su tali mercati. E’ chiaro che in questo discorso escludiamo i tre paesi big, Cina, Russia e India. Siamo favorevoli a paesi quali: Bangladesh, Vietnam, Filippine, Tailandia, ed Indonesia. Seguiamo invece con più prudenza ma sempre positivamente, Taiwan, Hong Kong, Corea ed anche Turchia. Ribadiamo la nostra view positiva sul continente africano e il suo elevatissimo potenziale di sviluppo.

Abbiamo selezionato diversi ETF che investono su tali mercati: ETF 1, mercati di frontiera, ovvero quelli minori fra gli emergenti. ETF 2, azioni a elevata capitalizzazione ed alti dividendi dei mercati emergenti. ETF 3, società quotate sui mercati azionari africani o che esercitano la loro attività prevalentemente in Africa. Ribadiamo che comunque il focus deve essere sempre sul mercato Usa, infatti in questi giorni il “Fed Model” segnala un anomalia nel sistema, ma di questo parleremo la prossima settimana. 

(*) Chief Analyst - Neo Consulting Srl



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