Robert Wilson con Mikhail Baryshnikov, portano in scena i diari di NIjinsky, il tormentato ballerino russo, ed è subito un successo. La prima dello spettacolo, ieri sera al teatro Caio Melisso spazio Carla Fendi, impressiona il pubblico positivamente. In una scenografia suggestiva quanto cupa ed essenziale,

 l'attenzione è tutta per l'unico attore, Baryshnikov, che sembra sfidare in prima persona, i demoni e i fantasmi del personaggio che interpreta. Il ballerino russo Nijinsky con la sua vita costellata di successi e creazioni famose, ma anche di lunghi momenti bui, dove la pazzia ha il soppravvento sulla lucidità dell'uomo e dell'artista. Da solo, chiuso nel manicomio, il ballerino russo scrive i suoi diari, a volte deliranti, altre sembrano una più che mai attenta disanima della bestialità dell'uomo, delle sue bassezze e delle sue brutalità. Letter to a man, non a caso è questo il titolo dell'opera. Diari che Nijinsky scrive nei periodi in cui è chiuso in manicomio per sfuggire alla pazzia e comprendere la propria condizione. Leggendo quelle lettere però spesso si avverte una lucida follia, il ballerino scrive a se stesso e a tutti gli uomini richamandoli, in alcuni momenti, a non sostituirsi a Dio, a non porsi al suo pari. È il 1945, sono le ultime settimane della seconda guerra mondiale e la battaglia tra soldati russi e tedeschi impazza nelle strade devastate della città. Ci sono stati migliaia di morti e l'orrore dell' olocausto.Colpisce la bravura di Baryshnikov, nel passare da momenti cupi e profondi come quelli in cui interpreta il ballerino russo nelle sue discese nella follia, a quei momenti di massima espressione artistica, quando il protagonista sembra riprendere vita. Ed è sempre la danza e le sue creazioni che sembrano strappare Nijinsky ai suoi silenzi e all'isolamento del manicomio per riportarlo trionfante su qualche famoso palcoscenico del mondo.