le interviste di Sol

'La cultura è per tutti'

 

A tu per tu con l’assessore alla Cultura e Turismo del Comune di Trevi Isabella Burganti, che ha impresso una svolta clamorosa al modo di intendere gli eventi da parte dell’amministrazione pubblica, facendo di Trevi un esempio cui guardare

 

Assessore Burganti, a un anno e mezzo dal Suo insediamento troviamo una città completamente rivoluzionata dal punto di vista culturale. Qual è la direzione? “Dall’ormai lontano maggio 2023, da quando cioè sono stata eletta, ho intrapreso – insieme all’amministrazione e in particolare con il sostegno del sindaco – una campagna di sensibilizzazione dal punto di vista sia culturale che turistico. Siamo partiti da quello che per noi è il fiore all’occhiello, ovvero il Teatro Clitunno, dato in gestione ad un’associazione che si chiama Tec - Teatro al Centro, formata da quattro compagnie teatrali che si dislocano non solo all’interno del territorio umbro ma anche romano, perché abbiamo il Teatro “Belli” di Antonio Solinas che è il capofila di questo gruppo. Partendo da qui abbiamo cercato di costruire tutto un calendario di eventi invernali prima, estivi poi e infine, da quest’anno, anche natalizi, che hanno fatto sì che il Comune di Trevi si sia fatto conoscere anche dal punto di vista culturale”.

La differenza principale rispetto al passato? “Sicuramente l’apertura a 360 gradi degli spettacoli, che sono stati di un certo spessore e con più indirizzi. Quello che ci siamo sempre detti è che la cultura non ha un colore politico, quindi è giusto che tutti abbiano la possibilità di esprimere le proprie sensibilità”.

In che senso? “Nel senso che prima c’era un preciso indirizzo politico e spettacoli, per così dire, ‘scomodi’ non venivano messi in cartellone. Al contrario, ho dato ampio spazio a tutti gli artisti, perché ciò che non piace a me o al grande pubblico non è detto che non abbia valore. L’arte è arte, senza distinzione politica. Che si tratti di cinema, teatro, libri, recita o altro”.

Forse proprio la pluralità delle compagnie che compongono Tec ha giocato un ruolo determinante in questo senso. “Ne sono certa. Abbiamo dei collaboratori con idee aperte e che, giustamente, hanno messo in programma degli spettacoli difficili non tanto dal punto di vista della recitazione, quanto sotto l’aspetto tematico. Ciò fa crescere ancora di più l’importanza che le compagnie teatrali conferiscono alla città. Anche perché ora abbiamo sul territorio trevano nomi importanti, visto che tra i gestori del teatro figurano Riccardo Leonelli del ‘Povero Willy’, Germano Rubbi e Francesco Verdinello di ‘Magazzini Artistici’, Carlo Emilio Lerici del ‘Belli’ e Roberto Biselli del ‘Teatro di Sacco’, insomma personalità importanti che si sono fatte conoscere anche in altri ambiti”.

Insomma grande spazio al Teatro, ma non solo. Perché Trevi è anche tanto altro. “Sì. Penso ad esempio a Villa Fabri, che abbiamo riconvertito in quello che è sempre stata, vale a dire un palazzo storico con la possibilità di utilizzare la foresteria. All’interno di questa struttura abbiamo deciso di dedicare l’attività teatrale nella parte esterna del Ninfeo, mentre gli interni sono divenuti lo scenario ideale per delle master class teatrali alle quali hanno preso parte artisti di fama internazionale: uno tra tutti Peter Stein, ma anche Avogadro, Daniele Salvo, Melania Giglio e tanti altri. Questi personaggi sono venuti tutti a Trevi e hanno dato la possibilità ai neofiti di formarsi in una sorta di specializzazione. Quest’anno è stato un pacchetto pilota, che ha avuto un ottimo riscontro e che per il 2025 cercheremo di replicare anche in altre arti: quindi non solo drammaturgia, ma anche scenografia piuttosto che musica lirica. Abbiamo riportato vitalità ad uno dei nostri gioielli, sia all’interno sia all’esterno con il Ninfeo che ha ospitato concerti importantissimi oltre alla proiezione del festival di cortometraggio Corti a Corte”.

Un sito estremamente suggestivo e coreografico. “Villa Fabri dà la possibilità allo spettatore e anche all’artista di potersi godere un panorama unico che dà sulla valle Spoletana e che, soprattutto di notte, offre una suggestione incredibile mettendo quasi a disagio gli artisti. Ricordo un’artista in particolare, che durante un’esibizione si è fermata scusandosi con il pubblico perché era rimasta incantata dal panorama. ‘Noi di solito recitiamo con il panorama alle spalle – ha detto – e non mi era mai successo di averlo davanti a me: è emozionante’. Devo dire che sentirmi dire una cosa del genere da un’artista di fama internazionale mi ha reso ancor più orgogliosa del luogo in cui vivo. Uno stimolo in più per fare sempre meglio”.

Lo dice da trevana ancor prima che da assessore. “Chiaramente sì anche perché, provenendo dalla Proloco, far conoscere il territorio è la missione che mi porto dietro. Potrei citare tanti altri eventi…”.

Ce ne elenchi qualcuno. “Il concerto-tributo a Morricone, il concerto organizzato da Suoni Controvento, la settimana sensoriale in piena primavera dedicata ai non vedenti, affiancata dai fumettisti di manga giapponesi, oppure il Festival del Giallo nella chiesa di San Francesco. E poi la nostra via preferenziale con la musica classica, visto che sono anni che ospitiamo il Festival del Federico Cesi con master class per adulti e bambini. Quest’anno per la prima volta faremo anche un Winter Festival Federico Cesi, quindi accoglieremo per una settimana degli artisti coreani che vengono espressamente in Italia per esibirsi a Trevi e a Spello”.

Due parole sul Cesi, notoriamente di stanza ad Acquasparta ma molto legato, storicamente, anche a Trevi e Spello. “Assolutamente sì, tanti non lo sanno ma in realtà le tre location del Festival sono proprio Acquasparta, Trevi e Spello. Erano queste le tre città umbre cui Cesi era maggiormente legato. Tre realtà che convivono e collaborano per favorire la crescita del Festival in questi tre luoghi, anche per la promozione e conoscenza dei territori. Poi a Trevi c’è l’esibizione finale nella chiesa di San Francesco, dove è presente l’organo del 1400… Una location ambita per tutti gli artisti”.

E poi Trevi vuol dire anche eventi di grande pubblico, che poi è quello che trasforma la cultura in economia. “Senza dubbio. In questo caso abbiamo il nostro mese per eccellenza che è l’Ottobre Trevano, durante il quale onoriamo le qualità del sedano nero di Trevi, che purtroppo ancora pochi conoscono ma che in realtà è una prelibatezza che abbiamo solo noi e che viene coltivata in un limitatissimo areale, chiamato Canapine. La terra di questo areale conferisce al sedano delle strutture organolettiche che altri tipi di sedano non posseggono, rendendolo utilizzabile in mille modi: come aperitivo, da mangiare crudo, come liquore, crema per i dolci, fritto oppure il classico sedano ripieno, oltre ad altre decine di lavorazioni che possiamo riconoscergli. Insieme al sedano festeggiamo anche la salsiccia trevana, che è un impasto completamente diverso da quello che viene utilizzato altrove. Durante il mese di ottobre dedichiamo l’altro evento traino che è la Corsa dei carri, con i ragazzi dei tre terzieri che si cimentano a spingere il carro nelle vie del centro storico, fino a suonare la campana della torre civica. Il mese si conclude, per così dire, con il primo weekend di novembre che noi dedichiamo all’olio nuovo, con il Festivol che è giunto alla sua 18ma edizione”.

Interessante l’evoluzione del Festivol. Molti non scommettevano su questo evento a partire dal 2023 in avanti, ma si sono dovuti ricredere. “Le ultime due edizioni sono state completamente diverse fra loro, un po’ perché con il cambio di amministrazione è subentrato anche un modo diverso di concepire gli eventi. Ovviamente abbiamo garantito continuità agli eventi che già c’erano, specialmente questo che è dedicato all’olio extravergine d’oliva, che per noi è l’oro della terra insieme alla pianta da cui proviene. Riteniamo che l’olio debba essere slegato dal condimento classico, un po’ come è successo con il vino. Dobbiamo riuscire a fare questo passaggio: l’olio non è solo un condimento, ma presenta una duttilità comune a pochi altri prodotti. Possiamo utilizzarlo come farmaco, come base cosmetica o farmacologica, come liquore, gin o amaro. Di ciò che ci dà la terra con la pianta dell’ulivo non buttiamo niente, e questo è importante. L’ultimo Festivol si è incentrato molto sull’olio in sé e per sé, sul cercare di cogliere la differenza tra un olio e l’altro assaggiandolo con la bruschetta senza sale né aglio, affinché si assaporasse il solo olio extravergine d’oliva. Ogni olio è diverso a seconda del tipo di olive utilizzate, la loro miscela, il territorio in cui crescono le piante e il momento della raccolta. E’ stato un fine settimana importante per Trevi, che ha visto tanti turisti accorsi ad assaggiare l’olio e che sono tutti ripartiti con le bottiglie al seguito. Particolarmente apprezzata è stata la distribuzione anche in piazza, che ha funzionato moltissimo, insieme ai mercatini slow che hanno lavorato bene”.

E poi gli scacchi… “Eh già. Quest’anno abbiamo puntato sul torneo di scacchi internazionale ‘Città dell’Olio’, un evento che non era mai stato fatto prima qui a Trevi ma che è stato fortemente voluto dall’amministrazione comunale proprio per far conoscere il territorio. Trevi è sempre stata conosciuta come la città dell’olio, e quindi ci piaceva dare un marchio - tra virgolette - di città dell’olio al premio del torneo di scacchi. Ha fatto piacere vedere tante persone da tutta Italia e anche dall’estero che sono venute a Trevi, e che hanno conosciuto il nostro territorio grazie agli scacchi”.

In conclusione, secondo Lei come si diventa punto di riferimento, anche per i territori limitrofi, a livello di offerta culturale e di eventi? “Occorre lavoro certosino di pubbliche relazioni, conoscenza degli artisti, dialogo continuo e semplicità. E’ importante mettere a proprio agio gli artisti, dare spazio a tutte le prospettive, offrire possibilità ai giovani talenti, sfruttare sia lo splendido Teatro Clitunno sia, al contempo, l’immensa varietà di palcoscenici naturali che Trevi e le sue splendide frazioni hanno da offrire”.

Le frazioni? “Certamente, veri e propri gioielli. Portare la cultura fuori dai suoi soliti spazi significa farla entrare nelle case della gente, che magari si sente intimorita dall’idea di andare a teatro. Lo abbiamo fatto anche la scorsa estate e continueremo a farlo, ed è stato molto apprezzato dai trevani. Il cittadino apre la porta e si ritrova il teatro in piazza, proprio di fronte casa sua. Valorizzare un luogo vuol dire anche valorizzare il suo territorio. Rendere ‘per tutti’ ciò che qualcuno reputa sia ‘solo per pochi’ credo sia la chiave. Sicuramente lo è per chi, come me, ritiene le arti un bene di tutta l’umanità”.



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