società

Riaperta al culto la chiesa di Francocci

 

L'edificio dedicato a San Giacomo Apostolo recuperato grazie grazie alla generosità dell’archidiocesi di Košice in Slovacchia. L'arcivescovo Boccardo: 'Impariamo a valorizzare le cose belle e buone che ci sono nella vita di ciascuno'

 

Una giornata di festa familiare, attesa e molto partecipata quella vissuta dalla comunità di Francocci di Spoleto, una dozzina di famiglie che vi abitano stabilmente, per la riapertura al culto della chiesa di S. Giacomo Apostolo. Un traguardo raggiunto grazie alla collaborazione di varie realtà e al contributo attento e generoso degli abitanti della zona. Regista sollecito è stato don Vito Stramaccia pievano della Pievania di S. Brizio. E naturalmente per questa importante giornata è giunto l’arcivescovo Renato Boccardo che, sullo spazio antistante la chiesa, ha presieduto la Messa di riapertura.

Col Presule hanno concelebrato: don Vito Stramaccia; don Daniel Jancusko già parroco di S. Brizio ed ora cappellano della Polizia nel suo paese di origine, la Slovacchia, tornato appositamente per l’occasione; padre Salvatore Piga, eremita urbano che vive alla Bruna di Castel Ritaldi; don Ivan Kiseliuk, sacerdote ucraino di rito bizantino che vive a Castel S. Giovanni di Castel Ritaldi; il diacono permanente Gianluca Filippetti, che proprio il 27 luglio festeggiava 28 anni di matrimonio con Daniela Balzana.

La chiesa di S. Giacomo Apostolo è una piccola costruzione dall’aspetto romanico, semplice e lineare, che ben si “sposa” con la dolcezza delle colline spoletine che salgono verso i Monti Martani. Era inagibile dal terremoto del 1997, quelli del 2016 ne hanno aggravato ulteriormente la situazione ed era anche infestata da rovi erbacei. Il restauro è stato possibile grazie ad una raccolta fondi effettuata dall’archidiocesi di Košice in Slovacchia dopo gli eventi sismici del 2016. In quell’anno, infatti, era parroco di S. Brizio il già citato presbitero slovacco don Daniel Jancusko e la sua Chiesa di origine, quella appunto di Košice, ha promosso una raccolta di fondi per le chiese terremotate delle comunità guidate da don Daniel. E quest’ultimo, in accordo con l’arcivescovo Boccardo, decise di destinare la somma (107.000,00 euro) per il recupero della chiesa di Francocci. Da allora è partita la “macchina” della progettazione e dei conseguenti lavori, che ha portato finalmente alla giornata del 27 luglio 2024. Per la ristrutturazione e il recupero funzionale della chiesa sono stati necessari 110.797,91 euro, 3.797,91 in più (messi dalla proprietà, ndr) dei 107 mila raccolti in Slovacchia.  Il progetto architettonico è stato curato dall’arch. Angelo Celesti, quello strutturale dall’ing. Cesare Antonini, mentre il coordinatore della sicurezza è stato il geom. Carlo Bordini. I lavori, invece, sono stati eseguiti dall’Impresa edile di Mattioli Massimo di Castel Ritaldi.

All’inizio della celebrazione don Vito Stramaccia ha ringraziato il Vescovo, i confratelli presbiteri e tutti i presenti e ha detto: “Vi confesso che sono particolarmente contento e faccio questa confidenza: quando sono partito da S. Nicolò a Spoleto, per andare a Montefalco, la chiesa non era finita e qualcun altro ha avuto la gioia di vederla finita. Sono arrivato da pochi mesi in questa Pievania e beneficio di una chiesa finita. Grazie, non capita sempre di giungere in una parrocchia e avere una chiesa terminata e bella. La Provvidenza del Signore è sempre grande ed infinita”. Don Vito, poi, al termine della Messa ha donato a don Daniel un quadro a ricordo di questa giornata, segno dell’affetto che questa zona nutre ancora per lui e del ringraziamento alla Chiesa sorella di Košice per il sostegno.

Nel Vangelo – ha detto il Presule – abbiamo sentito della gente che si raccoglie attorno a Gesù, che viene da ogni parte ed era incuriosita da quest’uomo che compie gesti straordinari, quasi dimenticando di tornare a casa propria per poter mangiare. E Gesù si prende cura di loro e chiede ai discepoli di aiutarlo. Ma questi, che erano molto pratici, dicono che era impossibile soddisfare le esigenze di tutte quelle persone. Non ci è difficile riconoscerci nei discepoli: persone pratiche, che stanno con i piedi per terra e che non sanno allargare gli orizzonti, ma anzi sono preda del calcolo, delle misure, delle convenienze. E Gesù li sollecita: si fa portare cinque pani e due pesci, li moltiplica e li fece distribuire per saziare tutti. Il figlio di Dio ha un altro modo di valutare e giudicare, sa vedere il grande nel piccolo. Nei pochi pani, infatti, vede la possibilità di sfamare tutti. Ciò è una provocazione per noi che siamo spesso calcolatori e meschini, che non riusciamo ad andare al di là di quello che nell’immediato suscita la nostra preoccupazione. Gesù ci invita a saper valorizzare quello che c’è e non solo a fare la lista delle cose che non abbiamo. Impariamo, allora, a valorizzare le cose belle e buone che ci sono nella vita di ciascuno e a non dare tutto per scontato”.

Poi, un passaggio sulla riapertura della chiesa di Francocci: “Gesù chiede la collaborazione ai discepoli. Non è forse quello che celebriamo questa sera? Le opere belle – ha proseguito mons. Boccardo – sono il frutto della collaborazione e dell’impegno di tutti. Questa chiesa ne è la testimonianza. Solo nella misura in cui superiamo il nostro egoismo i risultati giungono e ci danno gioia. Vi esorto, dunque, ad avere una visione ampia e a gettare lo sguardo al di là dei fossati che spesso ci dividono. S. Giacomo Apostolo era uno di quelli che collaborò col Signore per dar da mangiare a tutta quella gente: chiediamo a lui di essere patrono di questa comunità di Francocci e di ottenerci quella sensibilità che ci fa vedere il grande nel piccolo”.



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