cultura e spettacolo

I musei civici si preparano all'estate

 

Il 28 giugno l'inaugurazione delle nuove mostre. Novità Jazz Club a palazzo Collicola, in collaborazione con il Festival dei Due Mondi

 

Nelle giornate di venerdì 28 e sabato 29 giugno 2024, in concomitanza con l’apertura del 67° Festival dei Due Mondi, è prevista l'inaugurazione dei progetti espositivi dei Musei Civici di Spoleto. Come lo scorso anno, il programma è all’insegna della contemporaneità, filo rosso attraverso il quale connettere le sedi che compongono la rete dei musei comunali. Si tratta di una proposta culturale ampia e multidisciplinare che, insieme agli artisti invitati, vede il coinvolgimento di associazioni e realtà attive a livello nazionale così come sul territorio umbro, ognuna delle quali ha offerto il proprio contributo alla realizzazione delle varie iniziative.

Il programma partirà venerdì 28 giugno alle ore 17.00, con le inaugurazioni dei progetti espositivi a Palazzo Collicola.

Il piano terra accoglierà Concerto, la prima mostra personale in un museo pubblico di Roberto Fassone (Savigliano, 1986). L’esposizione, a cura di Saverio Verini, direttore dei Musei Civici di Spoleto, presenta una serie di opere realizzate dall’artista nel corso della sua carriera. La spiccata dimensione concettuale della pratica di Fassone, da sempre orientata alla riflessione sullo statuto dell’opera d’arte, si esprime attraverso lavori dotati di un carattere ludico e sperimentale, con i quali l’artista tenta di espandere il potenziale immaginativo dell’osservatore. Il progetto espositivo costituisce una prima e ampia lettura dell’intera opera di Fassone, attivo da oltre un decennio nell’ambito dell’arte contemporanea italiana e internazionale, recentemente insignito del prestigioso MAXXI BULGARI PRIZE for Digital Art.

Sempre al piano terra, nella stanza adiacente alla biglietteria, sarà allestita Performing across Frontiers, a cura di Gertrude Gibbons e Giulio Pampiglione. Il progetto espositivo intende celebrare il 40° anniversario dello spettacolo finale della compagnia teatrale Atelier di Formia, ll Ballo dei Manichini di Bruno Jasieński, tenutosi proprio al Festival dei Due Mondi nel luglio 1984. La mostra include l’esposizione di materiale d'archivio del direttore dell'Atelier di Formia, Giovanni Pampiglione, caratterizzandosi come un omaggio alla storia della compagnia teatrale e, insieme, a quella del Festival.

Gli spazi del Piano Nobile ospiteranno una mostra personale dell’artista Chiara Camoni (Piacenza, 1974), a cura di Saverio Verini, dal titolo Inizio fine. Rotondo. Tutte le cose del mondo. Le opere dell’artista dialogheranno con le stanze del palazzo e le sue preesistenze – gli arredi, i dipinti, le decorazioni –, creando un percorso espositivo che si snoda attraverso tutti gli ambienti: richiami al mondo naturale e vegetale, fortemente presenti nella pratica di Camoni, si incontrano con il fasto delle sale di Palazzo Collicola, in un confronto inedito che vede anche la presenza di opere realizzate appositamente per l’occasione. La mostra nasce grazie alla collaborazione con il Festival dei Due Mondi: Chiara Camoni, infatti, è anche autrice del manifesto di Spoleto67, aggiungendo il suo nome a una lunga lista di artisti di fama internazionale.

La stanza adiacente alla Biblioteca Carandente, al primo piano di Palazzo Collicola, ospiterà un intervento inedito dell’artista Lulù Nuti (Parigi, 1988), My End Is My Beginning. Il progetto, a cura di Spazio Taverna, è il frutto di una collaborazione dell’artista con l’Osservatorio Gravitazionale Europeo (EGO), il laboratorio CAOS dell’Università degli Studi di Perugia e dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN). L’opera nasce infatti a margine di una residenza che Nuti ha svolto nella sede dell’Osservatorio Gravitazionale Europeo di Cascina (PI): l’incontro tra l’artista e i ricercatori ha portato alla realizzazione di una scultura di grande formato, che richiama un movimento di espansione e contrazione, la simmetria di un campo gravitazionale a riposo e la vertigine che l’immaginazione prova quando si raffigura la curvatura dello spaziotempo. Con l’opera di Lulù Nuti, questo spazio del museo intende caratterizzarsi sempre più come una vetrina per artisti emergenti, invitati a presentarsi con un “atto unico” che investe l’intera stanza.

Tre stanze al centro del secondo piano di Palazzo Collicola, dove è esposta la collezione permanente di arte contemporanea del Museo, ospiteranno La nuova debolezza. Fotografie dalla Collezione Attolico, a cura di Serena Schioppa e Saverio Verini. Il titolo riprende una frase della collezionista Bianca Attolico, che definì il suo interesse per la fotografia, cresciuto nei primi anni del Duemila, una sua “nuova debolezza”. Basato su una selezione di opere, il progetto espositivo offre una panoramica di ampio respiro sulla fotografia contemporanea, attraverso temi e sguardi che spaziano dal paesaggio urbano a quello naturale, fino all’interesse per il ritratto e la figura umana. Tra i nomi figurano artisti contemporanei di fama internazionale: Regina Josè Galindo (Città del Guatemala, 1974), Thomas Ruff (Zell, 1958), Santiago Sierra (Madrid, 1966), Anri Sala (Tirana, 1974), Jonathan Monk (Leicester, 1969), Elisabetta Benassi (Roma, 1966), al fianco di autori italiani storicizzati come Mario Giacomelli (Senigallia, 1925 - 2000), Gabriele Basilico (Milano, 1944 - 2013) e Gianni Berengo Gardin (Santa Margherita Ligure, 1930). La mostra intende sottolineare ancora una volta il legame tra Palazzo Collicola e la famiglia Attolico, da anni vicina al Museo e alle sue attività, non ultimo grazie all’impegno di Elena Attolico come presidente dell’associazione “Amici di Palazzo Collicola”.

Le inaugurazioni di Palazzo Collicola non si limiteranno solo alle sale interne del museo. Gli spazi all’esterno del palazzo, infatti, accoglieranno l’installazione Dal Giorno alla Notte dell’artista Felice Levini (Roma, 1956), grazie a una collaborazione tra i Musei Civici di Spoleto e l’associazione Hypermaremma, da anni attiva nella promozione dell’arte contemporanea. L’opera di Levini, prodotta dall’associazione in occasione della scorsa edizione del festival di Hypermaremma, è formata da grandi frecce di colore rosso idealmente scoccate dall’alto che, unendo mitologia e simbolismo, si presentano come dei “segnali divini”, a indicare un luogo a suo modo sacro. La presenza delle frecce che compongono l’opera – insieme alla proiezione delle loro ombre – contribuirà a caratterizzare il cortile di Palazzo Collicola, diventando un nuovo elemento distintivo di quello spazio, liberamente accessibile al pubblico negli orari di apertura del museo. L’installazione di Felice Levini è possibile grazie al generoso sostegno dell’azienda Costa d’Oro.

Infine, al piano seminterrato (ingresso da via Loreto Vittori) sarà presentata Trace_001, mostra di gammatrace, artista digitale che risponde al nome di Nicolò Marchi (Spoleto, 1990). L’esposizione, prima personale dell’artista, disegna una realtà perturbata e contaminata, in cui mente, corpo e spazio rompono i confini che li dividono dando vita a figure colte in uno stato sospeso, le cui forme appaiono compromesse, sul punto di disfarsi. Trace_001 è composta da opere realizzate in CGI (computer generated imagery) e raccoglie due cicli: Nebuxel, del 2021, e Phosphenesis, il più recente e parzialmente inedito, che ha visto la collaborazione con l’attore e artista britannico Laurence Fuller e il regista e attore statunitense Vincent D’Onofrio nella realizzazione di un’opera di questa serie.

Nella giornata di sabato 29 giugno, a partire dalle ore 10.00 sarà presentata una serie di interventi articolati nelle altre sedi che compongono la rete dei Musei Civici di Spoleto, in particolare la Chiesa dei Santi Giovanni e Paolo, la Casa Romana e il Museo del Tessuto e del Costume.

La Chiesa dei Santi Giovanni e Paolo ospiterà Oggi, un progetto espositivo dell’artista Luca Bertolo (Milano, 1968), a cura di Saverio Verini. L’installazione si compone di un’opera dalle grandi dimensioni, ispirata a una serie di dipinti dell’artista intitolati Veronica, in cui la lettura del potenziale soggetto, coperto da un velo, è resa problematica. L’identificazione del soggetto sottostante viene infatti sacrificata in luogo di un’immagine che, simultaneamente, afferma e nega l’idea stessa di rappresentazione. Il riferimento è alla tradizione figurativa cristiana: la “veronica” indica infatti il velo che contiene l’impronta del volto di Gesù. L’opera presentata, Senza titolo (2024), intrattiene un rapporto specifico con la chiesa, luogo per la quale è stata concepita, dove sono presenti numerosi affreschi realizzati tra XIII e XVI secolo, compromessi e “schermati” dal passare del tempo, ma ancora dotati di una magnifica eloquenza. Il progetto di Bertolo è completato da un piccolo blocco di marmo con incisa la parola “oggi”, dalla quale deriva il titolo della mostra: una dichiarazione di attualità, ma priva di reali riferimenti temporali (oggi, quando?); un “qui e ora” che interroga e sollecita l’osservatore sulla stratificazione di epoche e segni che si sovrappongono nella chiesa.

La Casa Romana vedrà l’allestimento di Paolina e il suo Doppio, un’installazione costituita da due opere di Vettor Pisani (Bari, 1934 - Roma, 2011) a cura di Piero Tomassoni. Refrattario alle poetiche in voga negli anni Settanta, Pisani ha elaborato una visione dell’arte ispirata al mito e alle credenze magiche e religiose dell’ermetismo e delle dottrine anteriori al cristianesimo. Artista profondamente colto, nel corso della sua carriera Pisani ha creato opere che affrontano i grandi temi dell’esistenza, manifestando un interesse per il rapporto con la storia e la mitologia, oltre all’aver posto al centro della sua pratica il tema della “casa” come luogo simbolico e teatro di operazioni artistiche. Per questo la Casa Romana appare un luogo particolarmente adatto a ospitare le opere dell’artista. Paolina e il suo Doppio si collega all’ampia retrospettiva che il CIAC di Foligno dedica a Pisani tra giugno e settembre, creando una sinergia inedita tra le realtà museali delle città di Spoleto e Foligno.

Il Museo del Tessuto e del Costume ospiterà un progetto in collaborazione con Mahler & LeWitt Studios, a cura di Guy Robertson: Umru: racconti da un paesaggio idrosociale dell’artista Cecilia Ceccherini e del geografo Alberto Valz Gris. Con un arazzo di grandi dimensioni e un'installazione sonora, il progetto esplora il modo in cui le comunità sono definite dal loro accesso all'acqua. Prendendo Spoleto e i suoi dintorni come punto di partenza, Ceccherini e Valz Gris attingono a diversi episodi legati al territorio, tra cui la leggenda del drago di San Felice e Mauro – intesa come mitologia dell'acqua –, le fonti d'acqua contestate utilizzate per l'imbottigliamento commerciale e la sopravvivenza di un raro gambero di montagna nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini. Il progetto ha previsto la collaborazione di giulia deval, Henry Albert e Guglielmo Diana.

Sempre nella mattina di sabato 29 giugno, saranno inaugurati altri due progetti promossi da Mahler & LeWitt Studios, che insieme alle iniziative dei Musei Civici contribuiranno a creare un vero e proprio circuito percorribile a piedi all’insegna della creazione contemporanea. In collaborazione con la Fondazione Carla Fendi, all’Ex Battistero della Manna d’Oro, verrà inaugurata una mostra di fotografie di Luis Alberto Rodriguez, con Afra Zamara: Legàmi – Studi nell’archivio dei costumi di Spoleto Festival dei Due Mondi, realizzata in dialogo con l’Archivio dei Costumi del Festival, recentemente costituito. Nella Torre Bonomo, Jonathan Monk inaugurerà SL, una mostra a cura di Vittoria Bonifati che nasce “in risposta” agli interventi dell’artista statunitense Sol LeWitt conservati nella Torre.

Nel periodo estivo, anche il Museo delle Scienze e del Territorio (MuST) e il Museo delle Miniere di Morgnano saranno protagonisti di iniziative legate all’arte e alla creazione contemporanea. Il primo, è tra le principali realtà che hanno reso possibile la rassegna ELEMENTI, ideata e curata dall’associazione Fuori Festival: dal 28 giugno al 14 luglio, in diversi luoghi si alterneranno concerti, progetti espositivi, performance e laboratori all’insegna della multidisciplinarietà, nati da una serie di incontri tra artisti e ricercatori, inclusi gli operatori del MuST, che hanno messo a disposizione la loro conoscenza dell’ambiente e del territorio spoletino. Per maggiori informazioni sul programma: https://fuorifestival.xyz/elementi/.

Il Museo delle Miniere, invece, sarà teatro di una rassegna di tre film, selezionati dalla Sala Pegasus, cinema con sede a Spoleto, in collaborazione con l’associazione Amici delle Miniere. Le proiezioni, che avranno come filo conduttore il tema del lavoro, si terranno nel cortile del museo nella seconda metà di luglio. I titoli e le date saranno comunicati successivamente.

Il programma di iniziative, che si estenderà per tutto il periodo estivo, fino all’autunno, toccherà dunque tutte le sedi dei Musei Civici, favorendo le collaborazioni e le interazioni tra artisti, sedi espositive, associazioni e realtà del mondo culturale e non solo, attivi sul territorio spoletino così come su scala nazionale.

I progetti espositivi dei Musei Civici di Spoleto saranno accompagnati, inoltre, da una serie di incontri e presentazioni che si terranno alla Biblioteca Carandente di Palazzo Collicola, in collaborazione con la Biblioteca Comunale. Domenica 30 giugno 2024 alle ore 11.30 l’artista Jonathan Monk esporrà una selezione di libri d’artista realizzati da Sol LeWitt, estensione della mostra a cura di Vittoria Bonifati alla Torre Bonomo. Domenica 7 luglio alle 11.30 l’artista Giorgio Facchini sarà protagonista di un incontro pubblico nel quale presenterà l’opera Colonne Assemblate, recentemente donata a Palazzo Collicola: nell’occasione, Facchini ripercorrerà anche la propria carriera artistica, in dialogo con la storica dell’arte Federica Facchini e Saverio Verini. Venerdì 12 luglio alle 17.00, sarà la volta dello scrittore Luca Berretta, che presenterà il libro Hilla von Rebay. La donna dell’arte, dedicato alla vita di una grande protagonista dell’arte contemporanea ingiustamente messa ai margini, alla cui iniziativa si deve la nascita del Guggenheim Museum di New York. Sabato 13 luglio alle 17.00, gli storici dell’arte Annarosa Mattei e Claudio Strinati racconteranno il libro La regina che amava la libertà. Storia di Cristina di Svezia dal Nord Europa alla Roma barocca, che narra la straordinaria vita della sovrana. Il programma terminerà domenica 14 luglio alle ore 16.00 con l’incontro che vedrà la partecipazione di Andrea Cortellessa e Jacopo Pellegrini, rispettivamente curatore e uno degli autori di Arbasino A-Z, volume che, attraverso una raccolta di testi e saggi, restituisce un ritratto a più voci di Alberto Arbasino, protagonista della cultura italiana degli ultimi sessant’anni e, a più riprese, “cronista” d’eccezione del Festival dei due Mondi. Queste ultime tre presentazioni sono organizzate con la preziosa collaborazione dell’associazione Spoleto Festival Friends e della sua presidente Ada Spadoni Urbani.

E, a proposito di Festival, si segnala che Palazzo Collicola sarà uno dei luoghi scelti dalla manifestazione diretta da Monique Veaute per accogliere due importanti iniziative in programma: gli spettacoli di “danza verticale” delle compagnie Il Posto / Wanda Moretti + Marco Castelli Small Ensemble (venerdì 5 e domenica 7 luglio alle 22.30) e la serie di concerti della rassegna Jazz Club (sabato 29 giugno, sabato 6 e sabato 13 luglio, sempre alle 23.00). Per maggiori informazioni sul programma: https://www.festivaldispoleto.com/.

Biografie degli artisti

Roberto Fassone (Savigliano, 1986) vive e lavora a Firenze. La sua ricerca riguarda l'informazione, l'ispirazione e l'immaginazione: le sue idee sono il risultato di una pratica spontanea, rituale e occulta. Negli ultimi anni ha esposto e performato il suo lavoro presso istituzioni italiane e internazionali, tra le quali: Maison de la Culture, Lussemburgo (2023); MAXXI L’Aquila (2022); Ars Electronica, Linz (2022); Vision du Rèel, Nyon, (2022); 25th Gabrovo Biennial of Humor & Satire in Art, Gabrovo (2022); Lo schermo dell’arte, Firenze (2021); Istituto Italiano di Cultura di Parigi (2021); Fanta-MLN, Milano (2019); MAMbo, Bologna (2018); Quadriennale di Roma (2016). La sua pratica è aperta alla collaborazione: negli anni ha ideato progetti con Carolina Cappelli, Giacomo Raffaelli, Riccardo Banfi, Mattia Pajè, Kasia Fudakowski, Jacopo Jenna, Friends Make Books. Ha fondato la casa editrice Roi de Coupe e, recentemente, ha ricevuto MAXXI BULGARI PRIZE for Digital Art.

Chiara Camoni (Piacenza, 1974) vive a lavora a Seravezza, in Alta Versilia. È considerata una delle artiste italiane di maggior rilievo della sua generazione. La sua pratica si estende dal disegno alle stampe vegetali, dal video alla scultura, con particolare attenzione per la ceramica, contraddistinguendosi per l’uso di oggetti appartenenti al mondo domestico o di materiali organici. che l’artista impiega nella sua produzione. Diverse istituzioni internazionali hanno ospitato sue mostre personali, tra cui: Pirelli HangarBicocca, Milano (2024); A Tale of a Tub, Rotterdam (2023); GAM, Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, Torino (2022); CAPC, musée d’art contemporain de Bordeaux, Centre européen d’action artistiques contemporaines CEAAC, Strasburgo (2021); Mostyn Centre for Contemporary Art, Llandudno, Middlesborough Insititute of Modern Art, Regno Unito (2019); Nomas Foundation, Roma (2015). I suoi lavori sono stati anche esposti in numerose mostre e rassegne collettive come: Biennale, Borger-Odoorn (2023); Biennale Gherdëina, Val Gardena, Museum of Modern and Contemporary Art, MAMAC, Nizza (2022); CENTRALE, Brussels, Nottingham Contemporary, Galleria Nazionale di Arte Moderna, Roma (2021); Quadriennale di Roma, Palazzo delle Esposizioni, Roma, Centrale Fies, Trento, Maison des Arts Georges & Claude Pompidou (2020); Magazin des Horizons, Grenoble (2019); Gallerie d’Italia, Milano, Museo Novecento, Firenze (2018); Museo Internazionale delle Ceramiche, Faenza, ar/ge Kunst, Bolzano (2017); CAC-Contemporary Art Centre, Vilnius, Triennale di Milano, MACRO Museo d’Arte Contemporanea, Roma (2016); Museo Villa Croce, Genova (2015).

Lulù Nuti (Parigi, 1988) dopo essersi diplomata all’Ecole Nationale Supérieure des Beaux Arts de Paris nel 2012, ha esposto in istituzioni in Italia e all’estero tra cui: Fondazione Pescheria, Pesaro, Italia (2024); Fondazione Nicola del Roscio, Roma (2023); Palazzo Collicola, Spoleto, (2023); British School at Rome (2023); Musée des Beaux Arts d’Angers (2023); Accademia di Francia a Roma - Villa Medici (2021); Istituto Italiano di Cultura di New Delhi (2019); MO.CO., Montpellier (2018); Cité Internationale des Arts de Paris (2014); Biwako Biennale, in Giappone (2012). Il suo lavoro è stato presentata anche in gallerie private come: Galleria Mazzoli, Modena (2023); Galleria Renata Fabbri, Milano (2022) Galleria Alessandra Bonomo, Roma (2021). Nel 2022 la sua opera in ferro forgiato Too much heat, Nothing to Eat viaggia a traverso il Mondo (IIC New-York, USA; IIC Seoul, Corea; Changijang Museum of Contemporary Art, China) con il progetto We Love Art, vision and creativity Made in Italy, promosso dal Ministero degli affari esteri e CDP. Nel 2018 fonda con Pamela Pintus il duo LU.PA, che opera soprattutto attraverso azioni performative e opere site-specific. Nel 2020 co-fonda Post Ex, studio di ricerca condiviso attivo a Roma.

Felice Levini (Roma, 1956) vive e lavora a Roma. Dopo gli studi all’Accademia di Belle Arti, nel 1978 – insieme a Giuseppe Salvatori e a Claudio Damiani, e poi con Vittorio Messina e Mariano Rossano – apre uno spazio in via S. Agata dei Goti gestito dagli stessi artisti, che diventa luogo di incontro per mostre e serate di poesia. Il 1978 è anche l'anno della sua prima collettiva dal titolo Artericerca ‘78, allestita al Palazzo delle Esposizioni di Roma. Nel 1980 entra a far parte del gruppo dei “Nuovi-Nuovi”, che debutta con la mostra a cura di Renato Barilli alla Galleria Civica d'Arte Moderna di Bologna. Dal 1982 Levini sottopone le sue opere a un processo di scomposizione che ricorda il divisionismo di Georges Seurat. A questi lavori, negli ultimi anni Ottanta, seguono opere più compatte e tridimensionali, dominate da una struttura solida e geometrica, che vanno in una direzione quasi architettonica. Autoritratti, animali, arabeschi sono i temi ricorrenti in questi anni. Nel corso degli anni Novanta il suo lavoro oscilla tra l'astratto e il figurativo; nei suoi allestimenti, alla ripetizione dell'immagine, che la rende astratta, viene contrapposta la presenza umana, viva. Nel 1990 espone a Spoleto in occasione del XXXIV Festival dei Due Mondi; nel 1993 è presente alla XLV Biennale di Venezia; nel 1996 alla XII Quadriennale di Roma; nel 2013 espone alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma.

gammatrace, alias Nicolò Marchi (Spoleto 1990), vive a Spoleto e attualmente lavora come digital art director in Svizzera. La sua visione post-umana, disegna una realtà perturbata e contaminata da una materia proveniente dal vuoto oltre il bordo dell’esistenza. La sua ricerca artistica si dirama in modo trasversale nel panorama tecnologico in continua mutazione, senza mai definire un medium predominante. Ha partecipato alle mostre: TEZ IN JAPAN, Nox gallery, Tokyo (2023); Plug-MI, Reebok exhibit, Milano (2022); Metavanity, galleria virtuale Vanity Fair (2022); Rip Hic Et Nunc, Valuart Gallery, Lugano.

Luca Bertolo (Milano, 1968) ha studiato informatica all’Università Statale di Milano e successivamente pittura all’Accademia di Belle Arti di Brera, dove si è diplomato nel 1998. Ha vissuto a São Paulo, Londra, Berlino, Vienna. Dal 2005 risiede in una piccola frazione montana sulle Alpi Apuane. Ha partecipato a mostre in spazi pubblici e privati tra cui MART, Rovereto; Aalst Netwerk, Aalst; MAN, Nuoro; Fondazione del Monte; Bologna; MAGA, Gallarate; Fondazione Prada, Milano; GAM, Torino, GNAM, Roma; Centro Pecci, Prato; Nomas Foundation, Roma; 176/Zabludowicz Collection, Londra; MACRO, Roma; Kettle’s Yard, Cambridge; SpazioA, Pistoia; Arcade, Londra/Bruxelles; Marc Foxx, Los Angeles; Galerie Perrotin, Parigi; Galerie Tatjana Pieters, Gent; The Goma, Madrid; Galeria 3+1, Lisbona; Pierogi Gallery, New York, Galleria P420, Bologna. A giugno 2024 inaugura al CEAAC di Strasburgo la sua prima mostra antologica. Alcuni suoi articoli, apparsi su riviste e siti web, sono confluiti nel libro I baffi del bambino. Scritti sull’arte e sugli artisti, Quodlibet, 2018. Nel 2022 ha curato l’edizione italiana di Lo strano posto della religione nell’arte contemporanea, di James Elkins (Johan & Levi, 2022). Dal 2015 insegna pittura all’Accademia di Belle Arti di Bologna.

Vettor Pisani (Bari, 1934 - Roma, 2011) è stato uno degli artisti più colti ed enigmatici presenti sulla scena artistica italiana del suo tempo. Unendo scultura, installazione, fotografia e performance, nel corso della sua carriera Pisani ha realizzato opere popolate da vergini, sfingi, marionette, macchine celibi, bambole e simulacri che, assieme all’analisi della storia dell’arte, della politica, della cultura popolare e delle filosofie ermetiche si sovrappongono tra loro in maniera tragicamente ironica e paradossale. Ha preso parte ad alcune delle mostre più importanti del Secondo dopoguerra in Italia, tra cui Vitalità del negativo, Palazzo delle Esposizioni, Roma (1970), e Amore Mio, Montepulciano (1970). Sempre nel 1970 è il primo vincitore del Premio Pascali, indetto dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma. È stato invitato alle principali rassegne artistiche internazionali, come la Biennale di Venezia (1976, 1978, 1984, 1986, 1990, 1993 e 1995), Documenta, Kassel (1972), la Quadriennale di Roma (1973, 1986, 1992) e ha esposto in istituzioni quali: Jeu de Paume, Parigi (2022); Madre, Napoli (2013); MACRO, Roma (2012); MART, Rovereto (2005); Accademia di Francia a Roma - Villa Medici (1999); Castello di Rivoli (1997); Guggenheim, New York (1982), e numerose altre istituzioni in Europa e negli Stati Uniti.

Cecilia Ceccherini (Pisa, 1991) interseca l’artigianato con l’arte concettuale. Il suo interesse è rivelare le relazioni che gli esseri umani intrattengono con gli altri esseri viventi attraverso la pratica artistica e il design. Dopo essersi diplomata in Arti Decorative all'Accademia Albertina di Belle Arti (Torino, Italia), nel 2019, ha completato un MA in Textile Design presso il Chelsea College of Arts (Londra UK) dove si è specializzata in tessitura. Lì ha iniziato a sviluppare tessuti e arazzi che, come oggetti di uso quotidiano dotati di qualità estetico-visive, tengono insieme i suoi interessi artistici e scientifici.

Alberto Valz Gris (Torino, 1990) si muove al confine tra geografia urbana e arti visive. Ha conseguito un M.Sc. in Architettura (Politecnico di Torino), un MA in Belle Arti (Sandberg Instituut, Amsterdam) e un dottorato di ricerca in geografia economica e politica (Politecnico di Torino). Il suo principale interesse di ricerca risiede nelle geografie del metabolismo socio-naturale come possibilità di tracciare le diverse, complesse e dinamiche interazioni tra gli esseri umani e l'ambiente su scala locale e regionale. Combinando riflessione teorica e ricerca sul campo, la sua pratica di geografo è focalizzata sul tentativo di re-immaginare le relazioni che gli esseri umani intrattengono con l'ambiente circostante.



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