cronaca

Il cappio Inps sul collo degli invalidi

 

Vergognosa storia occorsa a una spoletina invalida al 100%, vittima della burocrazia più spietata. Non è l’unico caso. Quando lo Stato è forte coi deboli non è di Stato che si deve parlare

 

Come un boia, con tanto di corda dal nodo scorsoio, pronto a stringersi attorno al collo del condannato. Anzi, in questo caso della condannata, affetta da Sclerosi multipla, invalida al 100% dal 2015 e terremotata dall’anno successivo. E questo boia ha un nome e cognome: Inps, vale a dire Stato italiano.

Da dicembre la signora non riceve più i suoi 430 euro di pensione di invalidità. Il motivo? All’Istituto non risulta pervenuta la dichiarazione dei redditi del 2019 di suo marito, lo spoletino Gianni Burli, da tutti conosciuto e stimato sia come sportivo sia come scout sia, più in generale, per l’enorme spirito di servizio che lo ha da sempre contraddistinto. Eh sì che Burli, come ogni altro onesto contribuente, la propria dichiarazione dei redditi l’ha regolarmente presentata all’Agenzia delle Entrate… Ma evidentemente lo Stato ragiona a compartimenti stagni e così, per un cavillo burocratico, si accanisce su di un’invalida privandola non soltanto della sua modesta pensione, ma addirittura arrivando a chiederle indietro un’intera annualità “indebitamente percepita”, come si legge nella lettera a firma del direttore di Perugia Daniele Bernacchi, con tanto di bollettino postale da 4 mila e 800 euro allegato.

Cosa dire di più? In casi come questo viene da vergognarsi a dirsi italiani, con uno “Stato” forte con i deboli e pronto a mettersi a novanta di fronte al potente di turno. E la signora non è l’unica vittima di questo giochino dell’Inps, stando a quanto risulta alla nostra redazione. Insomma, il cavillo c’è e l’Istituto ci sguazza dentro: non a caso l’odissea è partita a dicembre 2023, vale a dire un mese prima che andasse in prescrizione il presunto illecito del 2019.

Ma c’è anche di più. Sì perché l’Inps, pur sapendo che casa Burli è al momento terremotata e che la famiglia si trova in autonoma sistemazione, ha pensato bene di inviare tutte le comunicazioni del caso al vecchio indirizzo, senza preoccuparsi minimamente che ben tre raccomandate indirizzate alla donna invalida non erano state neanche ritirate dall’interessata o da un suo delegato, preferendo infierire e chiedere indietro i soldi, addirittura arrivando a proporre una rateizzazione mensile a una donna che percepisce, come unica fonte di reddito, una pensione di 400 euro… No comment.

In casi come questo è odioso non prendere una posizione ben chiara. E bene ha fatto Cittadinanzattiva, di fronte al dilagare del fenomeno su scala nazionale, a proporre una class-action che presto busserà alle porte dell’Istituto nazionale per la previdenza sociale chiedendo conto di quelli che si devono definire a tutti gli effetti come soprusi di Stato. Fortuna ha voluto, nel caso della donna spoletina, che il marito si sia interessato tempestivamente di quanto è tuttora in atto e che abbia preparato un ricorso con il proprio patronato, riservandosi ulteriori azioni a tutela di sua moglie che, nel frattempo, è comprensibilmente peggiorata sotto l’aspetto psicologico. Un peggioramento al quale, come logica conseguenza, ha fatto seguito anche un aggravarsi delle condizioni fisiche dell’anziana. La domanda che ci poniamo come redazione è una e semplice: cosa accade a tutti quegli invalidi che non hanno il Gianni Burli della situazione accanto a loro? Come si difendono? Come possono far valere i propri diritti di fronte a uno Stato canaglia, che non si fa scrupoli di accanirsi contro i soggetti svantaggiati e le fasce più deboli? Sarebbe interessante, ai fini di una rivalutazione complessiva delle cosiddette “democrazie occidentali”, controllare come funziona altrove, magari in Paesi spesso definiti del Terzo Mondo. Si scoprirebbero cose molto interessanti.



I commenti dei nostri lettori

Carlino

6 mesi fa

E' ben noto che la burocrazia è ottusa. In un Paese che non può fare a meno di mettere codici, regole e norme e che poi le aggira fregandosene beatamente di rispettarle, la burocrazia invece le norme le applica alla lettera, ma in maniera cieca o e ottusa, creando casi come questo. Ad andare bene, siamo rovinati....

enzo ercolani

6 mesi fa

piena solidarietà all'amico Gianni. Non c'è che dire: viviamo veramente in un Paese del Terzo Mondo!

Furibondo.

6 mesi fa

Questo fatto, come molti altri, è la dimostrazione di come sia lontano la percezione dello Stato dalla realtà della gente. Vedere e sentire parlare chi governa come fanno d'abitudine, ossia che la Nazione va bene, per molti cittadini è come sentirsi presi per i fondelli. Se si potesse, bisognerebbe prendere chi si occupa della socialità della Regione per un orecchio e fargli fare un giro per dimostrargli le difficoltà di alcuni cittadini che devono sottostare alle loro decisioni e alla loro innata pigrizia. Pigrizia e incapacità ben remunerata dai cittadini che li eleggono per governare. Con questi risultati. Boia ladro!

Dì la tua! Inserisci un commento.







Disclaimer
Ogni commento rappresenta il personale punto di vista del rispettivo autore, il quale è responsabile del suo contenuto.
Spoletonline confida nel senso di civiltà dei lettori per autoregolamentare i propri comportamenti e si riserva il diritto di modificare o non pubblicare qualsivoglia contenuto che manifesti toni o espressioni volgari, o l'esplicita intenzione di offendere e/o diffamare l'autore dell'articolo o terzi.
I commenti scritti su Spoletonline vengono registrati e mantenuti per un periodo indeterminato, comprensivi dei dettagli dell'utente che ha scritto (Ip, email ecc ecc). In caso di indagini giudiziarie, la proprietà di Spoletonline non potrà esimersi dal fornire i dettagli del caso all'autorità competente che ne faccia richiesta.