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Commuovono le 'Fragili Attrici'
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Commuovono le 'Fragili Attrici'
Grande successo per lo spettacolo 'Tutto il bello della solitudine', andato in scena al Teatro Clitunno di Trevi
Grande successo per lo spettacolo “Tutto il bello della solitudine” di Selene Carbonelli con le ospiti dell'Opera Monsignor Bonilli di Trevi e delle suore della Sacra Famiglia di Spoleto. Tante, infatti, le presenze registrate nelle serate dell’11 e del 12 novembre all’interno del Teatro Clitunno di Trevi in cui è andata in scena l’iniziativa ideata da Pina Cavallaro, Angela Ciccolella Valeria Rossi, Graziano Sirci e dalla compagnia “Fragili Attrici” su progetto terapeutico di Maria Assunta Pierotti.
A salire sul palco, in particolare, sono state: Maria Bachella, Rita Balzerani, Giuseppina Barfoni, Maria Grazia Bartolini, Maria Grazia Meloni, Maria Zelinda Bartolini, Giulia Becchetti, Anna Maria Biagi, Iolanda Bordoni, Jeannine Carletti, Anna Maria Coli, Ismia Corte, Antonella De Bari, Laura Dolfi, Maria Pina Fenza, Liana Masciotti, Marisa Massarelli, Virginia Menicacci, Soave Minelli, Gina Mondini, Antonia Monelli, Mirella Pala, Anna Pioli, Gianna Radici, Emanuela Risoldi, Rita Ruggeri, Stefano Satolli, Lisa Sicilia, Franca Togni, Maria Tudda, Anna Vannozzi, Consiglia Verzini.
Alla piena riuscita dell’appuntamento hanno collaborato Laura Frascarelli, Cristina Ducci Suor Angela, Suor Maria Rita, Suor Beatrice, Suor Guileine, Alessandro Angelucci, Laura Calzibelli, Deborah Ceccaroni, Laura Costea, Marco Curcuraci, Irene Galli, Alessandro Grullini, Simona Iommi, Roberta Luccioni, Anna Chiara Luciani, Gianpaolo Maggiori, Enrica Marcelli, Anna Maria Marchetti, Barbara Mesca, Rita Mesca, Anna Rita Micheli, Maria Anita Musicori, Sabrina Nardi, Damiano Parretti, Adriana Proietti, Valerio Proietti Alatri, Stefania Radicchi, Viviana Restrepo, Angela Santarelli, Alessandra Santini, Stefania Utrio Lanfaloni, Rita Zottino.
“Quando si tratta di solitudine - sono le parole di Selene Carbonelli - spesso il bicchiere è mezzo vuoto. Di solitudine si soffre, non si gode. La solitudine è nera, ammantata di buio, mai vestita di luce e di solito la si fugge e anche quando la si desidera, anche quando viene ricercata con consapevolezza e accolta con favore, non sarà per sempre, ma solo per un po’, perché “passeggera” è condizione sine qua non. In inglese ci sono due parole diverse per richiamare e distinguere le sfumature della solitudine: solitude e loneliness, rispettivamente quella voluta e quella subìta.
Nella lingua italiana, invece, non c’è spazio per il piacere della solitudine e i sinonimi, se possibile, sono anche peggio: isolamento, abbandono, segregazione non evocano niente di buono, sono parole tremende e pesanti.
Sarà meglio prenderla alla leggera, allora, e affrontare il tema della solitudine con un po’ d’umorismo, come fosse un gioco o uno scherzo, anziché farsi risucchiare nel suo buco nero.
Anche perché, a dare spessore e densità provvedono Soave, Maria, Virginia, Consiglia, Anna e le altre Fragili Attrici, che forse meglio di chiunque altro conoscono il malessere e il dolore che avanzano quando la condizione di transitorietà decade e la solitudine mette radici. Ma non è così. Da sensibili investigatrici dell’anima quali sono, hanno scandagliato a fondo questo sentimento, per poi fare affiorare dai suoi recessi riflessi positivi. I loro pensieri sono il fulcro di questo spettacolo, le riflessioni che hanno scritto sono parte essenziale del testo che va in scena. Per dirla tutta, ne sono autrici, nonché interpreti.
Rispetto a loro, io non ho saputo fare altro che tracciare una linea verticale e dividere in due colonne: nella prima, ho messo tutto il negativo – depressione, angoscia, apatia, paura, emarginazione - nell’altra, il positivo – indipendenza, libertà, autonomia, scoperta, intimità. Poi, ho scarabocchiato una croce sulla prima colonna, d’istinto, e tirato un sospiro di sollievo: per una volta tanto, sarà tutto il bello della solitudine”.
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