le interviste di Sol

'In fuga dall'Ucraina perché comunista'

 

L'Odissea di Dmitri, 25enne ricercato dai servizi di Kiev per via delle sue idee, ospite 'segreto' in Umbria insieme alla sua famiglia

 

Un’odissea durata giorni per fuggire dall’Ucraina, con l’incubo dell’arruolamento forzato e dei servizi segreti alle calcagna. Non è la “solita” storia dei russi cattivoni che cercano di limitare la libertà della gente, ma quanto accaduto al giovane Dmitri, vicesegretario del distretto Shevchenko di Kiev della sezione giovanile del Partito Comunista ucraino. Venticinque anni, una moglie e una figlia, un futuro tutto da scrivere e la voglia di farlo secondo le proprie idee, che nell’ex repubblica sovietica rappresentano un fardello davvero pesante da portare, un bersaglio mobile contro cui sputare odio e, se possibile, piombo. Al momento Dmitri si trova in Umbria, in una località non specificata, accolto da un amico italiano che ha preso a cuore la sua storia. Che poi, del resto, è tutto ciò che conta.

E allora raccontacela, Dmitri, la tua storia. Dopo lo scoppio della guerra come sei giunto fino in Italia? “Dopo che i servizi segreti hanno arrestato diversi compagni, ho deciso di fuggire dall’Ucraina e ho portato con me mia moglie, mia figlia, mia suocera e il mio cane. Da Kiev ci siamo spostati in un’altra città, per prepararci poi a lasciare il paese. All’inizio ho provato ad andare a Uzhorod, al confine con la Slovacchia e la Polonia, ma sapevo che al posto di blocco non mi avrebbero mai lasciato passare. Così ho lasciato la mia famiglia a Uzhorod e, da solo, mi sono spostato in un’altra città, Kodyma, vicina al confine con la Moldova. Durante la notte ho provato a varcare il confine, ma sono stato fermato dai militari ucraini”.

E poi cosa è successo? “Mi hanno portato in caserma, mi hanno tolto tutti i vestiti, hanno aperto tutti i miei bagagli, ogni cosa. Mi hanno preso i soldi, il computer, il telefono, tutto. Cercavano qualche traccia, probabilmente contatti con i miei compagni arrestati, ma io avevo già cancellato ogni cosa. Mi hanno tenuto lì così tutta la notte”.

Hanno almeno scritto un verbale? “Sì, ma non me ne hanno dato copia. Sono riuscito a fot Cer e hanno scritto un verbale, che ho fotografato dopo, visto che sono rimasto lì tutta la notte. Mi avevano preso tutto, anche il telefono e il computer, cercavano qualcosa ma io avevo già cancellato tutto. Il mattino seguente mi hanno portato al punto di arruolamento, per raggiungere il fronte. Ma a causa della burocrazia ucraina mi si sono trovati a corto di armi ed equipaggiamento. Così non mi hanno arruolato, anche perché non risultavo nell’archivio di quel distretto e c’era un problema nel ritrovare il mio file nel computer. Così sono potuto andare via”.

Cosa hai fatto dopo? “Ho deciso di andare in un’altra città e, soprattutto, dopo quell’incidente ho parlato con i compagni moldovi: sono loro che mi hanno aiutato a uscire. Mentre la mia famiglia era sempre a Uzhorod, mi sono spostato da solo a Bolhrad, dove ho preso una camera d’albergo per una notte. Quella sera stessa ho varcato il confine”.

Come hai fatto? “Nel cuore della notte una macchina con a bordo i miei compagni moldovi si è fermata davanti all’hotel. Sono salito a bordo e siamo andati prima su strada, poi in mezzo alla foresta, a fari spenti. Abbiamo passato il confine così. Una volta in Moldova, i compagni mi hanno aiutato con i documenti, affinché non subissi ripercussioni legali anche molto pesanti se fossi tornato in Ucraina. Infatti, si rischiano fino a dieci anni di carcere. I comunisti in Moldova sono molto più forti e organizzati di noi in Ucraina, così mi hanno aiutato coi documenti falsi in modo che nessuno potesse toccarmi e io non sono stato obbligato a tornare in Ucraina. Poi, al confine con la Romania c’erano altri compagni, ho preso un taxi e nessuno ha controllato i miei bagagli né altro, così sono arrivato a Bucarest”.

E la tua famiglia? “Erano ancora tutti in Ucraina, ma da Bucarest ho organizzato il trasferimento con una grande macchina e loro sono usciti normalmente, attraverso la Slovacchia e alla fine sono arrivati in Ungheria. Ci siamo incontrati a Budapest. Dopodiché un mio amico italiano, che è una brava persona anche se non è comunista – ne esistono, di brave persone, anche se non comuniste, per fortuna (ride), mi ha detto di raggiungerlo qui in Italia. E così eccoci qua”.

Qui in Occidente arrivano informazioni molto parziali sulla guerra e sull’Ucraina. Secondo te qual è il livello di libertà di opinione nel tuo Paese? “Dall’inizio della guerra, dal 21 febbraio scorso, non c’è affatto libertà. Se tu muovi appena qualche critica a Zelenski o al governo vieni arrestato dai servizi segreti”.

E prima del 21 febbraio com’era la situazione? “Il livello di libertà era che se dicevi qualcosa di buono nei confronti dei russi, per esempio che la Russia non è un cattivo paese e che dovremmo essere amici e comunicare, i servizi segreti potevano pagare i nazionalisti ed erano questi ultimi a intervenire. Ci sono diversi gruppi, almeno cinque. Ma sono tutti sotto l’egemonia dei servizi. Non sono tutti nazisti, ma lo fanno per il denaro che i servizi pagano loro”.

Anticomunismo o russofobia? Quale delle due è più forte in Ucraina? “Credo che siano allo stesso livello, ma l’anticomunismo è venuto prima della russofobia. La differenza è nel tempo. L’anticomunismo è più antico della russofobia, ma le due sensazioni sono allo stesso livello. Se sei comunista sei considerato automaticamente amico dei russi, anche se in Russia i comunisti non governano più ormai da 30 anni”.

Qual è la tua opinione sul presidente della Federazione Russa Putin? “Penso che Putin non sia, ovviamente, comunista. Allo stesso modo la Russia non è l’Unione Sovietica. Tuttavia chiunque abbia un minimo di cervello sa che non è reale pensare di battere la Russia con le armi. Ma la Russia avrà grossi problemi se non cambiano sistema virando verso il socialismo. Se il governo di Mosca non cambia la propria politica economica interna in un sistema socialista, sarà sconfitto. Credo che Putin non darà mai il proprio potere ad un altro, ma cambierà verso il socialismo. Ha bisogno di restare al governo, per questo realizzerà riforme reali per mantenere il proprio potere e mantenere in vita il Paese Russia”.

Una sorta di socialismo con l’imperatore… “La verità è che la sua retorica è già cambiata. Un tempo diceva che in Unione Sovietica il meglio che si produceva erano le scarpe, ma andiamo… Ora ha cambiato punto di vista, parla del positivo nel socialismo. E credo che in futuro il Partito comunista russo sarà alleato con Putin, in chiave socialista”.

Insomma comunisti e nazionalisti insieme. “Internazionalisti, non nazionalisti. In Russia convivono più di 200 nazionalità diverse. Non ha senso parlare di nazionalisti o di ‘Russia ai russi’, non esiste. La gente lo capisce bene. Quindi, ora che Putin parla del capitalismo come del male, dice anche che non ha senso parlare di salvare il proprio paese restando nel sistema capitalista. Ecco perché senza socialismo il paese collasserà.

Parliamo dell’altra parte della barricata. Il presidente Zelenski alle scorse elezioni fu molto votato in Donbass. Perché, secondo te, non ha mantenuto i propri impegni elettorali? Malafede o questioni di stabilità politica? “Zelenski continua semplicemente tutte le idee e le cose che stava facendo Poroshenko. Non è l’opinione di Zelensiki, non è la sua scelta. Lui sta semplicemente facendo cosa gli dice di fare l’ambasciata americana, senza la sua testa, senza le sue opinioni”.

Ma Zelenski era contro Poroshenko alle elezioni… “Eh sì. Se Poroshenko fosse stato eletto presidente e non Zelenski, la situazione in Ucraina sarebbe stata la stessa. Ecco perché dicevo che non c’era ragione per votare l’uno o l’altro, perché entrambi sono sotto il controllo degli Usa”.

Perché l’Ucraina ha firmato gli accordi di Minsk ma non li ha mai rispettati? C’è la mano degli Usa anche qui? “Certo che sì. E’ proprio sul non rispetto di quegli accordi che c’è la mano americana. Se li avessero seguiti passo passo, in questo caso non ne avrebbero avuto bisogno, perché gli elettori del Donbass hanno un’opinione differente, non vogliono andare nella Comunità Europea. Ecco che, quindi, Zelenski come anche Poroshenko non hanno bisogno di questa gente, perché la pensa diversamente da loro. Hanno bisogno solo del territorio, ecco perché dicono sempre ‘il nostro territorio’, ma mai ‘la nostra gente’. Ma se avessero chiesto alle popolazioni: ‘Cosa volete fare?’, la risposta sarebbe stata imbarazzante per il governo di Kiev. Ecco perché non l’hanno fatto, preferendo l’altra soluzione”.

Vale a dire il genocidio delle popolazioni del Donbass.“Come abbiamo potuto vedere”.

Hanno provato a fare pulizia etnica. “Sì. All’inizio, quando cominciò Maidan, a un po’ di gente non piaceva Janukovic. Avevano le loro ragioni, non era il miglior presidente anche se aveva fatto qualche riforma valida. Ma dopo che ha deciso di non aderire alla Ue e di avvicinarsi alla Russia per ragioni di politica ed economia, la situazione è precipitata”.

I suoi detrattori dicono che fosse un presidente manovrato da Putin. “Io ero in Maidan, casa mia è in centro, e ho visto tutti gli americani che gridavano ‘Come on! Possiamo cacciarlo via e noi possiamo aiutarvi’. Ero là, li ho visti. E quando Janukovic ha deciso di spostarsi a Karkiv, restando quindi ancora in Ucraina, hanno deciso lo stesso di cambiare governo. Ma per la legge ucraina ciò può verificarsi soltanto se si verificano alcune condizioni: nessuna di esse si è verificata. La costituzione dell’Ucraina stabilisce che il presidente della repubblica incarica il Primo ministro, che deve ricevere la fiducia del Parlamento. In questo caso è stato il Parlamento a decidere chi sarebbe stato il presidente successivo, e anche in questo caso hanno violato la costituzione”.

E a chi non è stato bene sappiamo cosa è capitato. “Il presidente Turcynov, a marzo 2014, ha deciso di portare l’esercito in Donbass. Due mesi prima alcuni nazionalisti erano già entrati nelle stazioni di polizia di alcune città per prendere le armi e organizzarsi. A marzo in Donbass la gente si è vista arrivare l’esercito e ha reagito a mani nude per provare a fermarlo, per opporsi. Soltanto dopo l’inizio di questo tentativo di repressione militare hanno provato a fondare le due Repubbliche di Donesk e Lugansk. E se tu prendi la tua decisione a Kiev senza rispettare la Costituzione, perché non possiamo anche noi prendere la nostra decisione a casa nostra? Non c’era più legge in Ucraina, la Costituzione non era più rispettata dopo il colpo di stato. Così in Donbass hanno chiesto l’aiuto della Russia, visto che arrivava l’esercito. E la Russia ha aiutato con armi e con la no fly zone. Ma non ha inviato il proprio esercito, nel 2014. Ha cercato di risolvere la questione con la diplomazia per otto anni. Il resto è cronaca di questi mesi”.

In conclusione, come vedi il futuro scenario dopo questa guerra? “Credo che gran parte delle città ucraine saranno con la Russia. Sarà la scelta della gente, che oggi ha paura di dire come la pensa. Si teme di venire uccisi o arrestati dai servizi ucraini e americani, che sono sempre in cerca di voci dissidenti da sopprimere. Credo poi che alcune città, tra le quali Lviv (Leopoli, ndr), saranno con la Polonia. Come possiamo vedere ora il governo di Kiev ha cambiato la legge per i polacchi per dare loro la stessa libertà, gli stessi diritti degli ucraini. Città come Lviv o Ivano-Frankivs'k hanno sofferto molto Stalin dopo la seconda guerra mondiale, quindi non amano i russi. E’ mia opinione che questa parte dell’Ucraina sarà con la Polonia e il resto con la Russia”.

Il ruolo dei comunisti ucraini dopo la guerra. “Ci sarà molto da lavorare per realizzare il socialismo in Ucraina. La nostra situazione, se parliamo di politica interna, è molto simile a quella russa, con le dovute proporzioni. Quindi sarà anche scelta della Russia quella di aiutare i comunisti in Ucraina, dopo la guerra”.

Vuoi aggiungere qualcos’altro? “Soltanto un’altra cosa, sul golpe di piazza Maidan. Le forze di polizia antisommossa come i Berkut sono state i veri eroi di Maidan. Hanno provato a salvare il paese e a evitare destabilizzazioni. Mentre loro si sacrificavano, in tutti i programmi televisivi – fanche quelli molto popolari – parlavano della situazione politica e dicevano che i Berkut combattevano contro gli studenti a Maidan. Ma non era vero. Durante gli scontri di piazza Maidan i manifestanti che provocavano avevano 35-40 anni mentre i poliziotti 18-19. Quindi se parliamo di età gli studenti erano i membri del Berkut, e non certo i manifestanti. Inoltre, l’età media di coloro che hanno richiesto l’intervento di ambulanze negli scontri di Maidan era compresa fra 30 e 40 anni, non erano certo adolescenti. Si è trattato di un’operazione speciale per far scoppiare e incrementare i conflitti in Maidan. Era un copione preciso, come in un film. Io ero là, avevo 16 anni e ricordo tutto molto bene”.



I commenti dei nostri lettori

@MM

2 anni fa

Questa storia dei droni e degli uccelli per spargere virus e fare 100 milioni di morti é la più pazzesca tra le cagate che ho mai sentito dai putiniani no vax terrapiattisti! Degna di un film di fanta horror!!! Ma che droghe vi passano??!!

Fisheye53

2 anni fa

I milioni di morti a causa del "comunismo" non sono minimamente paragonabili con i genocidi del cristianesimo a danno di pretesi pagani o di confessioni religiose diverse da quella ufficiale, o in nome dell'unico Dio, quali che fossero le sue declinazioni (Dio/Deus; Allah; Adonai, ecc.) E sì che il principale attributo del Dio/Gesù sarebbe quello dell'amore (anche per il nemico) e la qualità della sua Giustizia dovrebbe essere quella della Misericordia (a Spoleto è ancora visibile nel Palazzo dell'Inquisitore, la finestra dove passavano i rei prima degli autodafè). Con questo, ovviamente, senza voler giustificare le atrocità dei regimi comunisti (ma Putin è comunista?). Ma poi da noi in Italia dove sarebbero i comunisti?

Mauro

2 anni fa

@gengiskan per fare il precisetto ... just FYI si scrive Genghis Khan. saluti .... :):):)

Gengiskan

2 anni fa

Il comunismo, come organizzazione dello Stato e come previsto a Fatima, è fallito con oltre 100 milioni di morti, i gulag e, per memoria degli Ucraini, l'holodomor. Communia, meliora videntur sed male geruntur. La democrazia, come l'intendiamo in Occidente, è nata col monachesimo benedettino, che si riallaccia all'humus greco-romano: dove non c'è stata questa esperienza, o quando la si seppellisce, come nei tempi attuali, la democrazia diventa una finzione.

Andrea canguro

2 anni fa

Questo ragazzo racconta quello che non dicono i pennivendoli nostrani, ovvero che la nazione Ucraina è ostaggio di un gruppo di avventurieri e delinquenti senza scrupoli, completamente disinteressati alla sorte del popolo. Qualsiasi persona di buonsenso del resto può giungere a questa conclusione, rigettando la fiction che inizialmente parlava addirittura di un presidente eroe, semplicemente sulla scorta degli avvenimenti passati. Speriamo che anche stavolta la politica Usa registri l’ennesimo fiasco. Speriamo soprattutto che ciò avvenga al più presto nell’interesse di tutti alla faccia di Biden e dei suoi maggiordomi

Fisheye 53

2 anni fa

Per la ns. Costituzione,"la difesa della Patria è sacro dovere del Cittadino". Analogamente in UKR, tanto più che lì, indubitabilmente, la Russia ha aggredito con l'intento di cancellare l'Ucraina e quindi di imponeva la difesa militare della Patria. Si può essere comunisti, ma non certo "disertori" o "renitenti" e anche da noi, in caso di guerra, altro che 10 anni di reclusione si beccherebbe. Sicché, il compagno Dmitri chiarisca se la "fuga" dalla sua Patria in guerra non sia stato altro che il modo di "scamparla", mentre altri non comunisti difendono la sua terra e la sua libertà di essere comunista. Insomma, il rischio di 10 anni di carcere sarebbero perché "comunista" o perché "disertore"? Valga infatti un monito a tutti noto, "chi si estranea dalla lotta è un gran figlio di ....tta".

L'Americano

2 anni fa

Uno con queste idee doveva scappare verso la Russia, dove tanto dice lui Putin porterà il socialismo, non verso il "perfido Occidente schiavo della NATO" dove può sparare a zero verso USA e soci senza conseguenze, tanto che siamo illiberali.

In bolletta

2 anni fa

E noi dobbiamo pagare le bollette il 400% in più per dare una mano agli americani e al regime di Kiev per perseguitare gli avversari politici?

MM

2 anni fa

La Russia è entrata in Ucraina per bombardare oltre 30 biolaboratori ed è la prima cosa che ha fatto. L'ONU il giorno dopo ha fatto un comunicato dove invitava a mettere in sicurezza i virus! In uno di questi laboratori stavano studiando un virus che avrebbe agito sul dna dei Russi calcolando 100 milioni di morti. Una giornalista bulgara ha pubblicato due mail dove questo biolab chiedeva ad una ditta Turca se potevano fornire droni con 300 km di autonomia e che potesse spargere 20 litri di spray. Risposta negativa e allora si sono messi a studiare uccelli che migrano verso est che collegati al satellite sarebbero stati uccisi con una scarica e cadendo a terra avrebbero liberato il virus......

Signor Smith

2 anni fa

Tanto per esser chiari da subito: nessuno dovrebbe essere perseguito o oppresso per le sue idee, per quanto "bizzarre" esse possano essere. La guerra è una gran brutta cosa che tende a sfumare torti e ragioni dei popoli, lasciando solo dolore e distruzione sulle spalle di chi sopravvive. Detto questo le affermazioni di questo "comunista" presentano molte "lacune", molte opinioni fortemente condizionate dalla sua "fede", anche se - altrettanto va ammesso - la nascita della democrazia ucraina è stata molto faticosa e travagliata. Ma non riconoscere che la Russia non ha iniziato l'invasione dell'Ucraina il 27 febbraio 2014 è imperdonabile.

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