le interviste di Sol
Cristina Santi, la dentista dei bambini, ci parla della clownterapia
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Cristina Santi, la dentista dei bambini, ci parla della clownterapia
'Un qualcosa che ho da sempre dentro di me'. L'importanza del lato psicologico nel percorso terapeutico (caricatura di Salvatore Marotta 'clown Io no')
A tu per tu con Cristina Santi, titolare dell’omonimo Centro Dentistico a Campello sul Clitunno, professionista esemplare e vera e propria “maga” con i pazienti più piccoli, che la adorano. Da sempre in prima linea per il benessere dei minori – molte le donazioni ai reparti di pediatria degli ospedali umbri, quello di Foligno in particolare – la dottoressa Santi vanta una collaborazione molto attiva con l’Associazione Oasi, specializzata in clownterapia.
Parlaci un po' di Cristina Santi, chi è? “Cristina è una semplice dentista, semplicissima, che ama tanto il suo lavoro. Sono anche una mamma che vorrebbe fare di più la mamma, però purtroppo la vita è una coperta corta. A mia figlia dico sempre: ‘Quando crescerai forse capirai che significa il lavoro per una donna, emergere e amare tanto il proprio lavoro’”.
Quale era il tuo sogno da bambina? Hai sempre desiderato fare la dentista? “Ho sempre desiderato fare il medico, non pensavo di diventare una dentista. Da piccola sarei voluta diventare una oncologa, il mio sogno era la ricerca, ma la vita mi ha portato a fare la dentista. Feci le selezioni per medicina, veterinaria e odontoiatria, non entrai a veterinaria e quindi mi dissero che a medicina avrei avuto poche possibilità, quindi scelsi odontoiatria ma non ero convinta, tutt'altro. Piansi tanto perché avevo paura che non fosse la mia passione. Mi documentai molto, andando anche in reparto e alla fine il dottor Aliventi mi disse: ‘Cristina, l'odontoiatria è un'arte e se ami il lato artistico l'odontoiatria è per te!’. A quel punto io, appassionata d'arte, decisi che l’odontoiatria sarebbe stato il mio futuro e fu una scelta azzeccatissima; non mi sono mai pentita di averla fatta, anche perché ho preso il lato più bello, ho la grande fortuna di lavorare con i bambini, intervengo sia sul lato diagnostico che terapeutico. Dico sempre che ‘cambio la faccia ai bambini’, intervengo su possibili patologie future e questo mi piace tantissimo, è la mia passione”.
Cosa pensi della Clownterapia e cosa ti ha spinto a sposare la missione e i progetti dell’Associazione Oasi? “Penso che il nostro è stato un incontro già scritto, qualcosa che già ti senti dentro. Da studente frequentai il reparto di ortodonzia al Gemelli, mi fu assegnata la casistica dei malformati, in particolare seguivo i casi dei bambini Down. Fui assegnata al reparto maxillo-facciale e in quelle occasioni mi colpì moltissimo il contributo che la clownterapia dava alla buona riuscita degli interventi medici. Mi sono sempre chiesta perché non venisse utilizzata quotidianamente nei vari reparti. Il desiderio di inserire questa risorsa nel quotidiano mi è rimasta, era il mio sogno nel cassetto, tanto che ho cercato di fare il possibile nel mio studio, inserendo pupazzi, disegni. Ricordo quando andavo in ospedale a trovare i nonni e c’era Gigino che lasciava i disegni, portava allegria, penso che lui sia stato un precursore della clownterapia. Lo scorso anno, mi è arrivata una mail da parte dell’associazione Oasi con la richiesta di una collaborazione, ho risposto subito di sì, è stata una risposta immediata e naturale, senza pensarci, il desiderio di fare qualcosa in questo ambito era già dentro di me, quindi ho accettato senza esitazione e con entusiasmo. Non pensavo neanche che a Foligno ci fosse un’associazione di clownterapia, ma era scontato per me dire sì, la clownterapia la sentivo già mia, era qualcosa che avevo maturato per tanto tempo. Credo che faccia bene ai malati ma anche agli operatori sanitari, secondo me la clownterapia deve dare segnali importanti in un'epoca in cui molte cose sono state dimenticate. Il lato psicologico è l’aspetto più importante, non esiste solo quello medico”.
Da mamma cosa ti auguri? Credi che si possa fare di più per portare il sorriso in certe situazioni e/o ambienti? “Sicuramente sì. Da mamma mi auguro, come tutti, un mondo migliore in quanto sembra che stiamo andando alla deriva. Tempo fa con mia figlia stavo guardando ‘Sole a catinelle’ e c’era una frase che dice: ‘Che cos’è tutto questo pessimismo?’. È facile farsi prendere dal pessimismo ma bisogna reagire. Quindi da mamma mi aspetto una reazione da parte di tutti per non farci prendere dal pessimismo, per sperare in un futuro migliore e nel nostro piccolo impegnarci per realizzarlo. Penso che ce la dobbiamo fare soprattutto per i bambini, dobbiamo tornare a sorridere. Penso che il sorriso sia tutto, in questo periodo abbiamo imparato a sorridere anche solo con gli occhi dando importanza allo sguardo e sicuramente, quando ci toglieremo la mascherina, apprezzeremo ancora di più il sorriso”.
Cosa auguri ai nasi rossi? “Auguro loro un futuro splendido, auguro di poter tornare al più presto dai bambini in presenza perché è troppo importante, è fondamentale il loro contributo e auguro loro di concretizzare quanto prima tutti i propri sogni perché in parte sono diventati anche i miei".
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