le interviste di Sol
'In Ucraina si combatte dal 2014, non dallo scorso 24 febbraio. L'Italia resti neutrale'
le interviste di Sol
'In Ucraina si combatte dal 2014, non dallo scorso 24 febbraio. L'Italia resti neutrale'
Intervista a Yuri Di Benedetto, presidente dell'Associazione Aurora ed esperto della questione Donbass. 'Non dobbiamo essere il campo di battaglia dello scontro tra americani e russi'
Trent'anni ancora da compiere ma già una lunga esperienza nel mondo dell'associazionismo e dell'impegno politico. Spoletonline ha incontrato Yuri di Benedetto, da anni attivo con la sua associazione, Aurora, anche nella questione Donbass.
Yuri, la tua associazione ha tenuto aperta fino a poco tempo fa una libreria in centro a Spoleto. Presidio di cultura ma anche spazio per offrire un punto di vista diverso? "Innanzitutto grazie Daniele per l’opportunità che il tuo giornale mi sta dando, e che sta dando anche a tutti i cittadini umbri, di avere in questo momento un punto di vista differente da quello che sta succedendo in questi giorni. Tornando a noi sì, sono molti anni che mi spendo senza paura, sia politicamente che a livello sociale e culturale. Devo inoltre precisare che attualmente il mio impegno è esclusivamente collegato ad una visione delle cose non a-politica, quanto semplicemente a-partitica. Con l’Associazione Aurora stiamo portando avanti un progetto di carattere nazionale che sia propedeutico ad una formazione umana più profonda possibile; oggi non bisogna fare programmi politici, ma uomini, perché gli uomini così come sono rovinerebbero anche il programma più splendido. Diciamo che è un approccio pre-politico e metapolitico allo stesso tempo. Questa riflessione, molto più articolata di queste poche parole, è maturata in risposta alla mia precedente esperienza politica e anche alla necessità di ripensare il progetto dell’associazione dopo la chiusura della nostra Libreria a causa della Pandemia e delle restrizioni collegate ad essa. Il nostro iniziale progetto era quello di creare un punto dove trovare contenuti e approfondimenti che raccontassero il mondo oltre la semplice narrazione ufficiale, cosa che manteniamo tutt’ora attivamente, avendo potenziato il tutto con molte attività differenti".
Da sempre l'Associazione Aurora si prefigge l'obiettivo di guardare la realtà da un punto di vista "terzo" rispetto alla moda attuale, amplificata dai social, di creare "tifoserie" di pro o contro qualsiasi tipo di argomento. Allo stesso tempo vi siete sempre spesi in prima linea per le popolazioni del Donbass colpite dalla guerra civile dopo i fatti di piazza Maidan, a Kiev, nel 2014. Qual è adesso la vostra posizione sulla guerra russo-ucraina? "Assolutamente sì. Noi cerchiamo sempre di superare la divisione, o meglio l’atomizzazione che vediamo in giro. La questione la pongo in termini estremamente semplici: oggi il bombardamento mediatico che subiamo da anni ha raggiunto il risultato finale di impedire una interiorizzazione delle notizie e della loro complessità. La velocità impedisce l’analisi, l’assenza di analisi impedisce una comprensione reale dei vari fenomeni che accadono. Paradossalmente, essere informati oggi (nel senso che ha assunto questo concetto nel nostro tempo) equivale nella migliore delle ipotesi ad essere molto confusi, nella peggiore ad essere usati per interessi terzi, cioè non i propri. Non c’è un ragionamento che parli di una visione del mondo precisa e articolata, esiste solo una concezione giornalistica e settorializzata delle cose, una corsa frenetica a dire la propria opinione. Ma una singola opinione, su un singolo fatto, non basta per comprendere il mondo. Anzi. Quello che cerchiamo di fare è di unire i vari aspetti, il mondo non può essere letto con un solo filtro. Come sta accadendo esattamente in questi giorni. Noi abbiamo sempre sostenuto la necessità di impegnarci in prima persona in quelle che consideriamo le battaglie del nostro tempo. La decisione nel 2014, a pochi mesi dallo scoppio della guerra civile in Ucraina, di aiutare le Repubbliche del Donbass e la popolazione civile fu innanzitutto dovuta ad una preoccupazione che tale conflitto potesse allargarsi (come è poi accaduto), trascinando tutta l’Europa sul bordo di un baratro. Inoltre volevamo aiutare delle popolazioni che subivano delle persecuzioni per il semplice fatto di essere di etnia e cultura russa, e denunciare le colpe dell’Unione Europea e degli Stati Uniti e della Nato per il sostegno ad un governo come quello di Kiev, impiantatosi per via di un colpo di stato. La nostra posizione è estremamente chiara, non fraintendibile e priva di qualsiasi strumentalizzazione; se c’è una parte con cui schierarsi ora, è quella dell’Italia e degli Italiani che pagheranno più di altri la follia di questa storia. Tradotto in termini politici, l’Italia deve smettere di avallare ogni incremento e coinvolgimento nel conflitto, essere neutrale e cercare di mediare tra le parti. Ripeto, essere neutrale (Che non vuole dire per qualcuno essere filo-Russi). Il popolo italiano e la nostra nazione non devono andare in guerra per interessi altrui. C’è ancora spazio in questo paese per un po' di razionalità?".
Questa posizione è diretta conseguenza della pratica quotidiana antifascista che ponete in essere da quando siete nati, oppure è frutto di una riflessione a mente fredda e con tutti gli elementi a disposizione? O forse entrambe le cose? "Ti ringrazio anche per aver specificato nella domanda un esempio di quello che noi intendiamo quando parliamo di superare le divisioni, liberiamo il campo definitivamente da tante ambiguità e ipocrisia. Noi non siamo anti-qualcosa. Siamo Per-qualcosa. Nella nostra azione quotidiana e nelle nostre riflessioni, non ci interessa la storia delle persone che incontriamo, ci interessa solamente cosa vogliono essere e dove vogliono andare. Gli schemi sono definitivamente saltati. Se poi dovessimo per forza di cose definire qualcosa con l’appellativo di “fascismo”, di certo non potremmo che pensare alla riflessione di Pasolini che nei suoi ultimi scritti affermava che il nuovo fascismo avrebbe assunto pose progressiste, tolleranti e nondimeno repressive e violente. E quanta ragione aveva! Pensiamo ai tanti “sinceri democratici” che scendono in piazza questi giorni sostenendo nei fatti organizzazioni ucraine ultra nazionaliste se non dichiaratamente naziste, con parole e retoriche del tipo: “Difendiamo la libertà!” ecc ecc So che ci vuole il coraggio delle proprie idee per dire quel che sto dicendo, ma qualcuno deve pur farlo. Anche perché è evidente che per pigrizia ci siamo innamorati di quel che ha funzionato per settant’anni, non capendo che occorre innamorarsi di quel che occorre nei prossimi settant’anni… sempre se ci arriviamo (risata amara, ndr). In questo senso, ancora più vero è l’ormai totalmente assurda frattura tra “destra/sinistra” se non per motivi simbolici, identitari, di riconoscimento: in definitiva realmente impolitici e, in quanto impolitici, reazionari, perché non operanti e dunque propedeutici al mantenimento e al rafforzamento dello status quo. Quindi la nostra posizione attuale è una conseguenza di una serie di riflessioni, studi, esperienze e analisi degli ultimi due anni, che hanno definitivamente rovesciato e chiuso ogni esperienza precedente".
Fa bene l'Italia a inviare le armi e l'equipaggiamento a Kiev? E perché fa o non fa bene? "L’atteggiamento italiano, come quello di altri paesi europei, è totalmente irresponsabile. Scendere in piazza per la pace, chiedendo l’intervento NATO e inviando armi letali ad una parte delle due in conflitto è un’ipocrisia bella e buona. Fossero aiuti umanitari il discorso sarebbe differente, ma qui parliamo di armi atte ad offendere e che non venga qualcuno a fare improbabili distinguo tra armi atte ad offendere o per difesa: inviarle significa essere direttamente coinvolti nel conflitto. Questa rimane una decisione scellerata, che significa una cosa soltanto: siamo ufficialmente in guerra con la Russia. Una guerra che entrambi gli schieramenti preparavano da anni e che ci trasforma, che ci piaccia oppure no, anche in obiettivi di guerra. L’impatto, per quanto inizialmente insignificante, potrebbe essere enorme e totalizzante. Militarizzazione dell’economia, dell’industria, della politica e della società, peggioramento delle condizioni di vita, azzeramento del residuale spazio democratico, censura, propaganda e tante altre cose. Uno stravolgimento ancora più profondo (e peggiore) rispetto alla pandemia. L’unica cosa che so è che questo è un momento fragilissimo e delicatissimo, un passaggio storico epocale che, come sempre avvenuto in ogni guerra di tale portata, recherà inevitabilmente con sé stravolgimenti profondissimi per vincitori e vinti. La situazione si sta facendo davvero rischiosa per tutta l’Europa: siamo il vaso di coccio tra le incudini rappresentate dalle due super potenze: USA – RUSSIA. Perché l’Europa rappresenta il campo dì battaglia dove si darebbero battaglia. Bisogna esserne consapevoli e capire dove vogliono arrivare i vari politici con le loro dichiarazioni".
Prima ancora: cosa è accaduto, anzi cosa accade e cosa continua ad accadere in Donbass dal 2014 ad oggi? "La guerra attuale è una guerra ingiusta, assurda e doppiamente drammatica perché è una guerra civile che è degenerata in una guerra aperta ed è essenzialmente combattuta tra popoli fratelli. Il 24 febbraio 2022 il mondo si è svegliato scoprendo la guerra in Ucraina, ma la guerra in Ucraina c’è dal 2014: le repubbliche del Donbass, volgarmente chiamate filorusse o separatiste, sono sotto bombardamento da parte dell’esercito ucraino da otto anni, con più di 14.000 morti.
Sono otto anni che si combatte nel Donbass: otto anni di vittime civili, otto anni di bambini orfani, otto anni di violenze e repressioni su base etnico-culturale. Otto anni di voluta superficialità informativa. Evidentemente non sono bastati questi otto anni, come non sono bastate le recenti esperienze dell’Afghanistan, come della Siria e della Libia, per capire cosa sta succedendo. Uno potrebbe chiedersi cosa passava nelle menti della maggioranza degli occidentali quando, otto anni fa, accadeva tutto questo e a cos'altro pensavano quelle stesse menti quando gli accordi di Minsk non venivano rispettati o quando la Federazione Russa chiedeva, nelle ultime settimane, attraverso la diplomazia, la fine del pericoloso accerchiamento della NATO e la cessazione dell'attività militare nelle Repubbliche ex sovietiche. Nulla, perché le persone non venivano informate.
Questo è il fatto. Il terribile e drammatico fatto. Noi dell’Associazione Aurora tramite i nostri canali social stiamo portando avanti, da anni, questo lavoro di informazione, anche pochi giorni fa abbiamo pubblicato un riepilogo a testimonianza delle nostre iniziative nel corso degli anni".
Perché l'Italia farebbe bene a mantenersi neutrale? "Permettimi una nota ironica: sapresti dove rimediare una maschera antigas nelle prossime 48 ore? Non stiamo parlando di mascherine chirurgiche. Come già detto bisogna essere neutrali. È la nostra posizione, anche se già superata e aggravata dalle decisioni di una classe politica che non si rende conto di ciò che sta facendo (o forse lo sa fin troppo bene). Dovrebbe essere nostro interesse evitare il più possibile conflitti o situazioni di tensione commerciale, con i nostri vicini territoriali (vedi Russia, come vedi Libia ecc). Dovrebbe essere nostro interesse lavorare per una posizione indipendente dalle parti e neutrale, fuori dalle logiche della guerra fredda. Ed evitare di continuare a fare il gioco degli americani. Le sanzioni che facciamo in nome della nostra fedeltà al patto atlantico sono il colpo di grazia per la nostra economia e il nostro Paese. Con la nostra miopia e sudditanza ci rendiamo succubi di una contesa commerciale che subiamo sul nostro territorio, di una guerra asimmetrica combattuta sul terreno dell'informazione in primo luogo e successivamente commerciale e adesso siamo ad un passo dal conflitto vero e proprio. Senza avere minimamente in testa una propria politica nazionale, che tuteli e rafforzi il nostro paese nello scenario internazionale. Quando ci arriverà la bolletta del gas chi la pagherà? Il congresso americano? Quanti sanno che nel nostro paese esistono 111 basi americane Nato e un deposito di armi nucleari americane? Ci vogliamo rendere conto del pericolo? Nessun italiano deve morire per Kiev, né nella sciagurata ipotesi di un coinvolgimento diretto, né di fame per le conseguenze economiche delle nostre scelte di campo. Il nostro Paese non deve essere sacrificato agli interessi altrui. La nostra politica nei confronti della Russia è totalmente irrazionale. Il susseguirsi di otto anni di sanzioni che si pongono al di fuori del diritto internazionale, si ripercuotono sull’economia dei paesi europei e specialmente nei confronti della nostra economia, arrecando un danno a noi stessi prima che alla Russia. Dobbiamo comprendere obiettivamente, e con estrema onestà intellettuale, le profonde ragioni che hanno portato una potenza mondiale a fare quello che ha fatto. Accusare la Russia di una politica aggressiva volta a destabilizzare il contesto internazionale, senza menzionare i trent’anni di interventi dal Kosovo alla Siria e di avanzamento della Nato verso est, riducendo tutta la narrazione ad un approccio infantile di buoni contro cattivi significa andare a schiantarsi contro un muro. Permettimi anche di aggiungere una nota personale a tutto ciò: personalmente ho sempre riconosciuto un valore strategico fondamentale allo studio teorico e alla formazione in campo militare, sia individualmente che come fondamento per la vita di uno stato che voglia definirsi libero. In virtù di ciò vedo persone, giornalisti, opinionisti della domenica, politici ecc che non sanno assolutamente niente di guerra, che non hanno mai voluto affrontare il tema neanche dal punto di vista teorico e concettuale e che si sono posti sempre in una posizione morale nei confronti di tutto ciò. Uscirsene oggi, parlandone come se fosse una cosa semplice e facile, è francamente allucinante. Queste persone sono le stesse che fino a ieri si ponevano come alfieri del pacifismo e contro ogni violenza, che stigmatizzavano, deridevano e disprezzavano ogni marzialità e adesso li troviamo in prima fila nel richiedere a gran voce uno scontro diretto con la Russia. Ho molti amici nelle forze armate, chiunque sano di mente eviterebbe di gettare benzina sul fuoco. Ma la follia alberga ormai in questo paese".
I commenti dei nostri lettori
Statisticazzy
3 anni fa
'......Ma se neanche posso manifestare la mia idea contraria ad un potere dittatoriale,come la Russia e la Cina......' si questo è vero, ma non mi pare che ultimamente noi possiamo dare lezioni di democrazia, inoltre la programmazione dei nostri network tv sono un offesa all'intelligenza mediocre, e che dire riguardo all'ipocrisia, non ci batte nessuno.
Moreno Angeli
3 anni fa
Ma basta con questa difesa a spada tratta del comunismo in Russia!!!!Ma se neanche posso manifestare la mia idea contraria ad un potere dittatoriale,come la Russia e la Cina,con il rischio di essere arrestato e condannato a 15anni di galera,ma che caxxo di paesi sono?Ma meno ottusità mentale politica e più obiettività nelle idee personali sarebbe più onesto da parte vostra.... La dittatura di destra o di sinistra non porta altro che alla discriminita' dei popol,i nei confronti dei più deboli!!!
Roberta Privitera
3 anni fa
GRAZIE, aspettavo con impazienza una parola libera e seria dalla Associazione Aurora che ha seguito da sempre la situazione dell'Ucraina. Consiglio a tutti quelli che invece non la conoscono a fondo -me compresa- di leggere il libro, 'IL IV REICH', di un giornalista, Franco Fracassi, che sa bene di cosa si parla a proposito di nazisti e nazismo di ieri e oggi
Spoletino
3 anni fa
@ubaldi: chi lo chiama golpe e chi la chiama rivoluzione. Anche i Romanov erano a quanto si dice il legittimo governo della Russia @di Benedetto: citerei due frasi famose di Lenin 1) che fare? Intendo per aiutare concretamente l’Ucraina a rimanere una entità statale sovrana e non farla diventare una Bielorussia più acculturata 2) quando non si sceglie da che parte stare della barricata, sei la barricata
savino
3 anni fa
Una intelligente e minuziosa narrazione di queste Tragedie, PROGRAMMATE. Mi rendo conto che spiegare tutto sarebbe molto lungo e questo scoraggia il lettore, però non si menzionano i più grandi crimini Nazista:Buruciati vivi oltre 50 pernone gente sgozzata, autobus pieni di donne ebambini bombardati, il Donbas, Lugansk, e Donetsk prioritariamente da 7 anni non hanno ne luce ne accqua, il governo fantoccio adistrutto questi sevizi essenziali la caccia al russo e durata 8 anni e tremendo genocidio centinaia di persone sequestrate e scomarse, Putin non e un guerrafondaio come gli Stati Uniti, Putin e un Liberatore, qesti criminal nazizti che sono in Ucrania vengon da tutta leuropo, non sono solo Ucraini, Nessun giornale etelevisione informa che in queste regione costrette a chedere aiuto alla russia, sono vittime di genocidi ma anche e una pulizia etnica a grande scala nessuno può parlare la propria lingua che e il russo,e vengono uccisi i loro figli non possono pi'u scolarizzarsi, e leuropa stà mandano a Kiev più armi che aveva Hitler.nlla 2º guerra mondiale.
Moreno Angeli
3 anni fa
Una piccola ma importante precisazione,l'indipendenza dell'Ucraina datata 24agosto1991 è stata riconosciuta anche dalla Russia il 2 dicembre1991 e da moltissime nazioni mondiali,non è stato un colpo di stato ma un fatto avvenuto dopo la caduta del muro di Berlino del 1989 con molte altre nazioni che hanno avuto l'indipendenza Lettonia, Lituania ,Estonia, Armenia, Azerbaigian, Kazakistan ed altri ,i problemi del donbass sono effettivamente datati dal 2014 e la guerra è condannabili da tutti,ma quello che sta succedendo in ukraina è inaccettabile da tutti i punti di vista .
RISPOSTA: Moreno Angeli, il golpe di cui si parla non è certo riferibile al 1991 ma, come scritto chiaramente, al 2014, quando gli ultranazionalisti di Pravy Sektor (letteralmente "settore destra", raggruppamento di tutte le forze politiche reazionarie filonaziste) hanno deposto il premier legittimamente eletto, certamente più vicino alla Russia che all'Unione Europea. Per la precisione.
Daniele Ubaldi
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