cronaca

Il budget è esaurito, fino al 2022 le maculopatie si curano con un farmaco generico. Che non sempre funziona

 

La Usl 2 ha sospeso la somministrazione di Eylea e Lucentis, sostituendoli con il preparato Bevacizumab, non somministrabile a tutti i pazienti. Che ora devono attendere il 2022 oppure spendere 1500 euro privatamente per non perdere altre diottrie

 

O mangi questa minestra, o salti dalla finestra. Ma fuori dalla finestra, in questo caso, è buio pesto, giacché si parla di maculopatie. Cosa sono? Letteralmente, malattie che colpiscono la macula, cioè la porzione di tessuto posizionata al centro della retina, dietro il bulbo oculare. E la minestra, sempre in questo caso, è un farmaco efficace contro alcune forme di maculopatia, chiamato Bevacizumab. Alcune forme, appunto. Non tutte. E perché non c’è alternativa a questo farmaco? Perché i medicinali indicati, Eylea e Lucentis, non sono disponibili nella Usl 2 per raggiunti limiti di budget. Pertanto, fino a gennaio 2022 c’è soltanto la minestra… o la finestra.

Ma cosa vuol dire in concreto? Semplice: la farmacia della Usl ha sospeso la distribuzione di Eylea e Lucentis perché i fondi 2021 destinati alle maculopatie sono terminati. In sostituzione, il farmacista prepara un farmaco generico – il Bevacizumab – che, a livello di studi clinici, è efficace contro alcune maculopatie ma, come detto, non è per tutti.

Ad esempio, non tutte le persone affette da diabete o che hanno subito una trombosi retinica possono curare la propria patologia con questo farmaco, come conferma un paziente: “Sono anni che curo la mia maculopatia con Lucentis, ma adesso non è più disponibile. Il farmaco alternativo non può essermi somministrato poiché incompatibile con la mia trombosi: pertanto, non potrò curarmi fino al prossimo anno”. Il che, tradotto in parole povere, vuol dire che a distanza di tre o quattro mesi la maculopatia potrebbe degenerare, privando il paziente di ulteriori diottrie.

E’ evidente come la situazione non sia da prendere sottogamba, anche perché i farmaci indicati – Eylea e Lucentis – non sono certo acquistabili in farmacia dietro prescrizione medica, ma sono prodotti prettamente da ospedale. A dirla tutta esistono cliniche, a Perugia, nelle quali è possibile sottoporsi a questo tipo di trattamento, al costo di circa 1500 euro a fiala. Anche in questo caso, una triste divisione di classe tra chi può permettersi le cure e chi, invece, deve rassegnarsi e rischiare in attesa del nuovo budget dell’azienda sanitaria.

Il problema, purtroppo, è comune a moltissime Usl italiane. In alcuni casi, come per esempio in tutta la Lombardia, per questioni di risparmio si utilizza esclusivamente il Bevacizumab, con tutte le difficoltà, i rischi e gli effetti collaterali che ciò comporta.

Non sarebbe male pensare a una razionalizzazione urgente di tali farmaci fra le Usl umbre, oppure a un trasferimento temporaneo di pazienti per garantire a tutti il diritto alla salute, stabilito dalla Costituzione italiana. Ma il termine “urgenza”, si sa, nella lingua burocratese non esiste. Al contrario di “finestra”, dalla quale tutti gli affetti da maculopatia sono ormai pronti a saltare.



I commenti dei nostri lettori

Paros

3 anni fa

È una vergogna. Abbandoniamo soggetti fragili che combattono contro la cecità ed hanno estremo bisogno di quei farmaci per bloccare la progressione della malattia. Contestualmente vengono spesi i soldi dei cittadini per finanziare la sanità privata che ha come obiettivo principale il lucro sulla pelle dei cittadini. Revisionate il budget che non è ben fatto!

Massa

3 anni fa

Credo che la sanità pubblica non doveva minimamente utilizzare lucentis considerando costi enormi rispetto al bevacizumab, quando gli studi dimostrano sostanzialmente la stessa efficacia.

Francesco Pagliarisi

3 anni fa

Mi accingo a sottopormi a cura di maculopatia con la prima puntura il Prossimo Giovedi 14 Ottobre con il Bevacizumab, che non èra in origine specifico per la maculopatia bensi per cura oncologica e non studiato per iniezioni intraoculari. Non sono più disponibili gli altri due farmaci perchè la Regione non compra tali medicinali.Questo non è accettabile perchè nei confronti dei cittadini risulta discriminatorio per chi non può affrontare costose cure in strutture private.Quarda caso come siamo stati sfortunati, comprendendo anche altri nella mia situazione, se avessimo scoperto una quindicina di giorni fa.......non è il caso di diffondere alla RAI queste notizie?

Ettore Magrini

3 anni fa

Proprio per evitare questi inaccettabili fatti che colpiscono proprio i più deboli, ieri 11 ottobre il sindacalismo di base è sceso in piazza a Perugia, come in altre 40 piazze in Italia, per rivendicare un radicale cambio di rotta delle scellerate politiche governative degli ultimi 30 anni ( compreso il governo Draghi). Tra i punti della piattaforma c’è la forte denuncia per la distruzione dei Servizi Essenziali per i cittadini: scuola, trasporti e, appunto, sanità. Riguardo al trasferimento di risorse alle strutture sanitarie private (circa il 25% della somma totale) e al definanziamento della sanità pubblica, la pandemia avrebbe dovuto imporre una totale inversione di tendenza . Invece il governo nel PNRR destina solo 22 miliardi alla sanità, quando in soli 10 anni ne sono stati tagliati ben 37! L’Italia per la sanità spende meno della media europea e, in assenza di maggiori stanziamenti anche per una medicina territoriale in grado di fare prevenzione, le ripercussioni, come vediamo tutti i giorni, sono drammatiche. Sarebbe auspicabile che i media, oltre a denunciare giustamente le conseguenze di una sanità pubblica al collasso, diano spazio anche a coloro che ne denunciano le cause. USB Territoriale Ettore Magrini

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