cronaca
Spoleto Credito e Servizi contro la messa all'asta delle proprie opere d'arte
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Spoleto Credito e Servizi contro la messa all'asta delle proprie opere d'arte
Presentata in tribunale istanza di sospensione delle attività di vendita dei beni. Assurdo privarsi delle opere prima ancora che si decida sulla legittimità del fallimento
Spoleto si difende da chi vuol privarla dei propri tesori. Dopo la notizia, svelata lo scorso primo novembre da Spoletonline, della messa all'asta de La grande Mutilazione di Leoncillo Leonardi da parte del curatore fallimentare della Spoleto Credito e Servizi, Carlo Ugolini - che della Scs è vicepresidente vicario - ha presentato alla sezione Fallimentare del tribunale ordinario di Spoleto un'istanza di sospensione delle attività di vendita dei beni. Ugolini, che è parte già costituita nel procedimento avverso l'istanza di fallimento, tuttora pendente, ha intrapreso la strada
legale lo scorso 6 novembre, decisamente in tempo per fermare l'assurda privazione dell'opera d'arte, il cui valore - da solo - supererebbe di gran lunga il computo totale dei debiti che affliggono la fondazione.
Di più. A leggere il testo dell'istanza, si evince che La Grande Mutilazione non è l'unica opera d'arte di grande valore ad essere stata posta all'asta da Sotheby's. Oltre alla scultura di Leonardi, valutata tra le 350 e le 500 mila sterline, ci sono infatti il Bianco Plastica di Alberto Burri e una "Natura Morta" di Giorgio Morandi. L'asta, prevista per il 28 e il 29 novembre prossimo ma, come noto, davanti alla Corte d'Appello di Perugia è ancora pendente il procedimento inerente la richiesta di revoca della dichiarazione di fallimento della Scs. Proprio lo scorso 22 ottobre, il collegio giudicante ha trattenuto la causa riservandosi la pronuncia entro i termini di legge, il che vuol dire che da un momento all'altro potrebbe arrivare la sentenza della Corte, con la possibilità che il fallimento venga revocato. In questo caso, pertanto, per la Scs - e per Spoleto tutta - la vendita delle opere d'arte da parte del curatore sarebbe una vera e propria beffa, un danno non necessario. In ogni caso, la perdita delle opere andrebbe irrimediabilmente a ledere l'immagine della Scs e dell'intera città di Spoleto, dato che detti manufatti sono da anni esposti al pubblico presso il Museo di Palazzo Collicola, quali esempi di arte moderna di altissima valenza artistica.
Per tutti questi motivi, il vicepresidente vicario chiede al tribunale di Spoleto di sospendere le operazioni di vendita o, comunque, di procrastinarle in attesa della pronuncia della Corte d'Appello di Perugia relativamente all'istanza di revoca del fallimento.
Sarebbe davvero intollerabile, infatti, se una società dichiarata non più fallita si ritrovasse depredata delle sue opere d'arte, e con essa l'intera città che a detta società ha dato sede e natali. Ovviamente una copia dell'istanza è stata già trasmessa alla casa d'aste.
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I commenti dei nostri lettori
Attenta lettrice
7 anni fa
La cittá di Spileto può solo che ringraziare chi aveva messo a disposizione queste magnifiche opere , facendole godere ai propri cittadini e al turismo, sapendo il loro gia stimato valore e dove la fondazione non percepiva alcun rimborso .Le conclusioni sono presto fatte se non c’era l’inganno sarebbero state messe in una così importante asta come questa è sapendo che ancora il giudice non si è ancora pronunciato? I furbi non la sanno ben raccontare e i cittadini in tutti hanno i para occhi.
Visto da me.
7 anni fa
Che caratteraccio alcuni spoletini! Perché indignarsi e dubitare sempre delle buone intenzioni altrui? Invece di cercare di immedesimarsi qualche volta negli altri, come in questo caso nel curatore fallimentare, e cercare di immaginare qualcosa di positivo? Come ad esempio che egli abbia voluto provare a interpretare il sentimento degli artisti mentre essi eseguivano le loro opere e mentre nemmeno lontanamente li sfiorava il pensiero che potessero fare questa fine? Con un po' di buona volontá, se i cittadini avessero voluto approfondire la questione, ammettendo che si fosse verificato quanto previsto, (ossia la messa all'asta di tali opere), si sarebbero potuti accorgere che il titolo dato a ognuna di esse avrebbe potuto corrispondere esattamente al significato attribuitogli. Si sarebbero potuti accorgere che le tre opere, finora da loro ignorate, in mano d'altri stavano per assumere quel valore artistico che a Spoleto gli veniva negato. A questo punto non gli sarebbe potuto nemmeno sfuggire che tra di esse esisteva un nesso: Che la giá martoriata Spoleto stava per disfarsi di un ulteriore arto come previsto dal suo autore: "La grande Mutilazione" (di Leonardo Leoncilli).. Che"La Natura Morta" (di Giorgio Morandi) è la descrizione perfetta della realtá culturale della Spoleto di oggi. Che "Il Bianco Plastica" (di Alberto Burri) sta a simboleggiare il colore cadaverico della dignitá degli spoletini qualora l'asta fosse andata in porto..
OPEN YOUR EYES
7 anni fa
continua lo scippo dei tesori spoletini... si è iniziata l'opera con la BPS, poi con la Novelli, ora con la Maran e adesso anche le opere d'arte dei nostri musei. Quello che non si può rubare si lascia morire... Spoleto Norcia, il ponte delle Torri , il fortilizio dei mulini, le scale mobili chiuse di sera...e così via...
Roberto Quirino
7 anni fa
Certo che il fatto che si sia messa all'asta un'opera d'arte così illustre e per di più giá musealizzata è veramente una cosa assurda!
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