Che poi diciamocelo...

Stupri, video hot e foto spinte: donna vittima o carnefice?

 

Che poi diciamocelo: per quanto te l’abbiano fatta grossa la storia racconterà sempre che in fondo c’era un motivo.. invece non c’è!

 

Alcuni fatti di questi giorni sono legati da un filo rosso, rosso come la passione per usare un colore plurievocativo, come il diavolo e quindi come le cose proibite o a limite anche sporche. I recenti fatti obbligano nuovamente a porre l’attenzione su questioni note e risapute come il fatto che il coronavirus può uccidere ma non per questo non esistono i negazionisti. Si parla di donne e di linguaggio e la voce è la mia, donna tutt’altro che “femminista” e va specificato perché è il primo aggettivo che si affibbia alle donne che in qualche modo si schierano con le donne (è un caso talmente raro che va subito codificato!). Partire da lontano con i festini a casa Genovese il cui momento clou della serata è quello dello stupro dopo lo stordimento a suon di droga sciolta nel cocktail sarebbe quasi spingersi troppo in là, per quanto sembra quello il fatto ad aver dato il via al giro di valzer di questi giorni. A bruciapelo: cosa hai pensato della ragazza che ha subito lo stupro? Illaziono? Una che va ai festini di Genovese deve mettere in conto che sarà stuprata, se non vuole metterlo in conto non ci va quindi in parte se l’è cercata e poi, chissà se aveva bevuto? E chissà come era vestita? Magari cercava successo e fama e quindi all’inizio ci stava o addirittura ci ha provato lei...
Altro giro, altra notizia. Maestra d’asilo nel torinese tesse una breve relazione con un calciatore dilettante. Durante la breve storia la donna invia video e foto spinte di se stessa all’uomo (metterei delle virgolette sulla parola uomo) con cui si frequenta. Finisce la storia e questi video finiscono nel gruppo del calcetto di lui e facendo vari giri in rete anche sul cellulare del papà di un piccolo alunno della maestra e la mamma di questo piccolo alunno, per cameratismo femminile chiaramente, diffonde le immagini alle altre mamme per poi minacciare la maestra, vittima di questo gioco di dubbio gusto, che se avesse denunciato suo marito per il possesso di quelle immagini lei le avrebbe inoltrate alla Dirigente. La maestra procede con la sua denuncia e di tutta risposta le immagini finiscono sul tavolo della Dirigente che la licenzia. A bruciapelo: cosa hai pensato della maestra? Illaziono? Che schifezza! Ma come può una persona che si occupa dell’educazione di bambini dell’asilo fare certe porcherie. Che vergogna!
Altra storia, ultima per ora. Guendalina Tavassi, ex Gieffina e opinionista nei salotti di canale 5, denuncia un hackeraggio del suo telefono con furto di video spinti dell’atto sessuale tra le e suo marito. Sottolineo tra lei e suo marito con implicito: ma nemmeno con mio marito sono libera di fare quello che mi pare? A bruciapelo: cosa hai pensato della Tavassi? Illaziono? Che schifo fare certe cose e riprenderle anche! Che vergogna, non c’è pudore...
Intanto è terribile il fatto che questa roba faccia notizia. È riprovevole che faccia notizia cosa faccia io a letto con mio marito ed è scandaloso che qualcuno si senta in diritto di giudicare le mie scelte nell’intimità che riguardi il fatto di fare dei filmini o che riguardi le posizioni che mi piace fare. È interessante invece la narrazione che viene fatta di queste 3 donne. Sono 3 vittime di un gioco che viene costantemente alimentato prima di tutto dai media e da chi racconta le notizie che tende a sminuire, giustificare, deridere mascherando con un pudore, un perbenismo, un decoro inesistenti e con una bella dose di tabù. Ecco perché le vittime da vittime diventano molto spesso quelle che “se la sono cercata”, quelle che “se fai questo poi ti prendi quest’altro”, quelle che “ti sta bene”. Donne che subiscono abusi di qualunque genere vengono inevitabilmente descritte con toni che per lo più celano un giudizio di valore, negativo, o una sorta di pseudo motivazione/giustificazione per colui che commette l’abuso. Lui l’ha uccisa perché era geloso, l’ha stuprata perché lei si è dimostrata audace, l’ha licenziata perché era disdicevole.. giustificazioni implicite. O giudizi impliciti mascherati da derisione (vedi il meme del marito della Tavassi che contenutisticamente non fa una piega ma di quel messaggio passa solo il folklore del linguaggio colorito). Perché giustamente noi siamo così puliti ed illibati che possiamo giudicare, siamo nel pieno diritto di identificare una persona giusta o sbagliata a seconda delle sue scelte nell’intimità. Giusto, noi siamo i dirimpettai del Vaticano e certe cose non si pensano neppure, pena i roghi di Lucifero, chi addirittura ha l’ardire di farle il rogo lo merita in terra.
La bella sorpresa è che è talmente vero questo fraseggio ignobile che lo stesso Ordine dei Giornalisti ha inserito un nuovo articolo nel Testo Unico di Deontologia, l’articolo 5bis che in buona sostanza sancisce il rispetto del linguaggio di genere: nessuno stereotipo implicito, nè immagini o espressioni lesive della dignità, linguaggio rispettoso e corretto attinente solo all’essenzialità della notizia senza alcuna spettacolarizzazione della violenza nè termini che sminuiscano la gravità dei fatti, assicurando una narrazione rispettosa non solo della parte lesa ma anche dei suoi familiari. E benvenuto articolo 5bis! Calandolo nella narrazione degli ultimi giorni come cambierebbe la descrizione della maestra d’asilo? E quella della ragazza brutalmente stuprata? E quella della Gieffina? E tutti i femminicidi? Le donne deturpate con l’acido? E noi potremmo mai smettere di giudicare per pudore? Potremmo mai smettere di puntare il dito sulle espressioni che altri hanno il coraggio di avere mentre noi le reprimiamo perché “non si fa”? I libri di storia sono colmi di scandali e vergogne alla luce del sole con le donne che non sono mai vittime ma sempre rappresentate come tentatrici e vergognose e gli uomini conquistatori o coglioni. Che vogliamo insegnare alle giovani generazioni? Che il sesso è sporco? Che farsi foto spinte ti declassa immediatamente a persona sporca? Siamo convinti, guardandoci intorno, che la narrazione portata avanti fino ad ora abbia dato dei frutti? “E poi guardi quei selfie che ti manda di nascosto e pensi purtroppo, vorrei ma non posto” diceva la canzone di JAx e Fedez e invece si posta e sempre più spesso perché è una questione di educazione (e non mi riferisco a “per favore” e “grazie”) e di messaggio e anche qui ho la sensazione che non siamo campioni del mondo... però se è proprio così importante per valutare un essere umano, una donna nello specifico, sapere quale posizione preferisce a letto propongo una stringa in più sulla carta d’identità, così sdoganiamo il concetto e possiamo provare a guardarci in faccia per quello che siamo... forse...



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