politica

Ospedale covid, scintille in consiglio comunale mentre Spoleto resta senza pronto soccorso

 

Votata l'urgenza della "mozione dei dieci", blanda e già superata dagli eventi. La politica perde tempo mentre la città le chiede unità. Durissimi Bececco (Spoleto Popolare) e Ugolini (Forza Italia). A chi giova distruggere un territorio?

 

Una mozione superata, generica e che richiede alla Regione semplicemente delle "garanzie" e dei non meglio specificati "atti tangibili" circa la salvaguardia dell'ospedale di Spoleto. La montagna, i dieci consiglieri comunali che hanno fatto perdere una settimana di tempo alla città, ja partorito il topolino. E lo ha anche imposto con voto d'urgenza per il prossimo consiglio comunale, previo passaggio in conferenza capigruppo che verrà convocata a breve.

E così, mentre la Tesei chiude persino il pronto soccorso del San Matteo degli infermi, abbandonando al proprio destino chi dovesse sentirsi male in Valnerina e anche, in molti casi, a Spoleto - basti pensare alle crisi cardiache, per le quali i primi dieci minuti si rivelano fondamentali - la politica cittadina è rimasta bloccata in attesa della "mozione da oscar", la madre di tutte le mozioni, quella per la quale né Fratelli d'Italia né Alleanza Civica si sono presentate alla conferenza dei capigruppo per discutere il documento unitario, mai firmato. Si sono presi 72 ore, i consiglieri, e poi hanno partorito il loro topolino. Arrivando persino a sostenere, come ha fatto Di Cintio (Fd'I) oggi in consiglio comunale, di averlo redatto, il topolino, dopo la conferenza stampa della governatrice Tesei, vale a dire ieri pomeriggio: peccato però, come ha saggiamente ricordato Camilla Laureti del Partito democratico, che lo stesso suo capogruppo Polinori già ieri mattina invitava i colleghi a pazientare visto che stavano finendo il loro "documento alternativo". Tutta fuffa. E chi oggi si è presentato in consiglio comunale con l'aria da statista, invitando il sindaco a non usare le carte bollate ma a mediare come fanno le istituzioni corrette, ha dovuto abbassare la cresta davanti all'ennesimo smacco della Regione, che ha chiuso anche il pronto soccorso di Spoleto, a partire dalle 21 di stasera. In questo momento il City Forum è davanti all'entrata della struttura sanitaria, per protestare contro il provvedimento autoritario e piovuto dal cielo senza la minima condivisione.

Che il consiglio comunale - oggi seduta strana, con la maggior parte dei consiglieri in videoconferenza mentre sindaco, presidente, giunta e alcuni consiglieri in presenza a palazzo comunale - non sarebbe stato ordinario lo si era capito dall'inizio, a cominciare dall'intervento del primo cittadino che si è limitato a ricordare le regole. "Da legge nazionale - ha detto il primo cittadino - il sindaco e il consiglio comunale sono responsabili della salute dei cittadini. Credo di aver interpretato nel modo migliore l'opinione della gente, che alla notizia della decisione della Regione di convertire il San Matteo in ospedale covid ha cominciato a tempestarmi di telefonate. Qui non è solo un problema di violazione della legge, che pure c'è stata, ma di considerazione di Spoleto nell'ambito della questione covid. E la considerazione di Spoleto da parte della Regione è zero, perché non è stato nemmeno aperto un dialogo, nulla. E' solo stata fatta un'imposizione all'ospedale: 'Devi chiudere'. Ma contro l'autoritarismo ci sono la democrazia e la legalità, con i suoi meccanismi. Gli spoletini, in questo momento storico, sono interessati a sapere come intendiamo adoperare questi meccanismi". Chiaro il riferimento al ricorso al Tar avverso la delibera della Regione Umbria, che dovrebbe essere partito proprio in giornata. "Noi possiamo sempre recuperare un dialogo - ha concluso Umberto de Augustinis lasciando aperto uno spiraglio - ma non possiamo sottostare al 'si fa come dico io' della Regione. Perché i responsabili della sicurezza dei nostri concittadini siamo noi, siete voi. Un briciolo di dignità! Possiamo accettare, come consiglio comunale, una roba del genere?".

Lungo l'elenco degli interventi in sede di comunicazioni, a cominciare da quelle dei consiglieri-medici. Proprio un medico, il chirurgo Antonio Di Cintio, consigliere di Fratelli d'Italia, ha aperto il giro ricordando i nuovi tempi di raddoppio relativi a contagi e decessi,  che rendono il quadro sanitario a dir poco allarmante. "Proprio perché ci sta a cuore l'ospedale di Spoleto, volevamo presentare una mozione urgente e votarne l'urgenza. Condivido la maggior parte delle cose che ha detto il sindaco, la mozione che presentiamo volge in tal senso".

Fin qui l'intervento di Di Cintio era stato impeccabile: poi l'imprecisione, l'incongruenza nel descrivere l'origine dell'iniziativa, che tradisce l'azione portata avanti dai tre di Fratelli d'Italia durante gli ultimi giorni: prendere tempo, far arenare i lavori dei rappresentanti dei cittadini, non si sa bene per quale ragione che va comunque al di là degli interessi di Spoleto.

Ci ha pensato Maria Elena Bececco (Spoleto Popolare) ad alzare i toni e a dire pubblicamente ciò che la città pensa, e che ha ampiamente dimostrato attraverso il mondo dell'associazionismo, delle fondazioni, persino delle proloco: "La vostra scelta di non firmare l'atto unitario sottoscritto dalla maggioranza dei capigruppo non risponde ad alcun cittadino di Spoleto. Chi avete sentito, voi, per rifiutarvi di sottoscrivere l'atto che avrebbe dato prova di unità per la nostra città? A quali cittadini rispondete? A nessuno. Tutte le proloco, le associazioni di categoria, tutti ci chiedono unità. Noi rappresentiamo la città, i cittadini che ci hanno eletto: dobbiamo lottare per la nostra città affinché non venga depauperata, e una situazione come quella dell'ospedale non può essere trattata così, non possiamo sottostare alle imposizioni della Regione".

Poi un messaggio a chi insinua che la stessa Bececco si sarebbe, in qualche modo, avvicinata all'amministrazione: "Il sindaco e la giunta li abbiamo sempre osteggiati in tante scelte - le parole della prof - ma in questo momento non può esserci una bandiera diversa da quella di Spoleto. Abbiamo tutta la città che ce lo chiede e io, lo ripeto, non capisco come dei rappresentanti dei cittadini, eletti dai cittadini, possano aver deciso di non combattere uniti per Spoleto. Certamente tutti devono dare il proprio contributo contro la pandemia: ma che sia un contributo proporzionale, non totale. Non posso pensare - ha concluso la Bececco - che partiti come Fratelli d'Italia, la Lega o altri che si sono professati civici (Alleanza Civica più Ilaria Frascarelli, ndr) possano decretare l'assassinio dell'ospedale di Spoleto. Dovevamo essere uniti, far vedere la nostra forza e ancora facciamo in tempo. Tutta la città sostiene l'unità, non ho sentito nessuna voce contraria".

Parole che, assieme al richiamo del sindaco alla corresponsabilità del consiglio comunale in materia di salute pubblica, devono avere scosso più di un animo, visto che i firmatari della mozione hanno, nei loro vari loro interventi, più volte lanciato messaggi di apertura al dialogo e alla condivisione - meglio tardi che mai. Ma prima degli spiragli, è stato ancora il tempo dei dardi infuocati, con il capogruppo di Forza Italia Filippo Ugolini che ha apertamente provocato i dieci non firmatari del documento unitario: "Mi dispiace che ci siano volute 72 ore per tirare fuori un documento. Noi lo abbiamo scritto, condiviso, presentato a chi di dovere, cercavamo un supporto da tutti ma non c'è stato. Non so se questi dieci consiglieri comunali si rendano conto di privare la città di una possibile battaglia unitaria, una battaglia che difenda un'istituzione quale l'ospedale, che vuol dire salute pubblica e 700 posti di lavoro tra diretti e indotto. Non comprendo come mai questi dieci consiglieri non raccolgano l'appello accorato che ci arriva dalla città, dalle associazioni, dal City forum, dalle proloco che chiedono di mantenere i servizi essenziali".

Poi l'affondo contro Fratelli d'Italia, il cui capogruppo Polinori poco tempo fa aveva annunciato di uscire dalla maggioranza perché non credeva più alle promesse del sindaco in materia di Tari: "Mi meraviglio che un gruppo consiliare prima dice che in politica non accetta le promesse, salvo poi scrivere una mozione in cui si chiede di mandare il sindaco in Regione a chiedere promesse alla Tesei: a fronte di che cosa? Io ritengo che questo atteggiamento sia inaccettabile. Cosa è cambiato rispetto al precedente consiglio comunale per quella forza politica che diceva un 'no' categorico alle promesse? Questo si deve capire, la città deve capire. è inaccettabile che qualcuno giochi con l'ospedale, con la salute dei cittadini, con la città di Spoleto. Personalmente non esiste colore politico che possa tenere: non svenderò mai la città per nessuna telefonata che arriva da nessun superiore, coordinatore o simili del mio partito".

Rabbiosa la reazione del capogruppo di Fd'I Stefano Polinori: "Se qui c'è qualcuno che sta strumentalizzando qualcosa è proprio il sindaco e i colleghi Bececco e Ugolini. State strumentalizzando una cosa che non esiste: nel nostro documento prendiamo atto della pandemia che forse voi dimenticate, e sulla quale il sindaco ha detto che non avrebbe voluto ridurre Spoleto a lazzaretto dell'Umbria. Forse siete già partiti in una campagna elettorale. Il sindaco si lamenta che qualcuno prenda delle decisioni senza averlo ascoltato. Forse gli tornerà in mente qualche critica fatta da tanti suoi consiglieri comunali. Stiamo cercando di fare tutto ciò che è possibile per ottenere il meglio alla fine di questa emergenza, che è di portata mondiale. Se voi non volete considerarla allora state fuori dal mondo. Detto questo, riguardo le promesse, dico che quando me le fanno guardo in faccia chi è che me le fa". Chiaro il riferimento a de Augustinis, considerato una figura non più affidabile da parte di Polinori e di Fratelli d'Italia tutta, a cominciare dal coordinatore regionale Franco Zaffini che così tanto si era battuto, due anni fa, per la candidatura del magistrato. Ma Polinori non aveva ancora chiuso il discorso, proprio con il sindaco: "Continua a dire di avere tutti dalla sua parte, e chi non è con lui aspetta i soldi dalla Calabria. Allora, se ha delle prove per dire che il mio gruppo fa delle scelte politiche perché arrivano i soldi dalla Calabria, a chi non si sa...". Il finale corretto della frase sarebbe "allora le tiri fuori, le prove, oppure la smetta altrimenti lo denunciamo noi", ma Polinori ha evidentemente preferito lasciare un alone di suspense sulla diatriba. E ha ripreso: "Non potete strumentalizzare la vicenda per dare addosso a Fratelli d'Italia, che ha scelto di uscire da una maggioranza che anche stavolta ha mostrato tutti i suoi limiti. La nostra battaglia è per il ripristino dell'ospedale e per il piano di integrazione delle strutture di Foligno e Spoleto".

Laconico l'intervento del capogruppo Pd Stefano Lisci: "La Regione non ha neanche voluto incontrare i nostri consiglieri comunali medici, che siedono sia in maggioranza sia in opposizione: avrebbero sicuramente dato dei suggerimenti utili a garantire supporto contro il covid senza perdere tutti i reparti del San Matteo. E adessso ci promettono che lo rifaranno più bello di prima? Se una persona è seria e sicura di ciò che fa, non ha problemi a condividerlo con la città...".

Addirittura aggredita verbalmente dallo stesso Di Cintio la capogruppo di Ora Spoleto Luigina Renzi, che ha "osato" parlare di "giochi che dispiacciono, giochi sulla pelle della città". "Basta! E' inaccettabile che offendi gli altri"; lo strale del chirurgo, "mutato" dal presidente Cretoni per consentire alla Renzi di portare a termine, democraticamente, il proprio intervento. "E' la prima volta che io, dall'opposizione, sottoscrivo quel che ha detto Ugolini, ma anche concordo con Bececco e Lisci. Ci stiamo spaccando su di una cosa che ci doveva vedere compatti e uniti. E riguardo la Calabria, poi, dico al capogruppo di Fratelli d'Italia: excusatio non petita (accusatio manifesta: dal latino, una giustificazione non richiesta equivale a un'autoaccusa manifesta, ndr). E mi fermo qui".

Sono poi entrati in campo i pompieri, a cominciare dal capogruppo della Lega Militoni (Carroccio spaccato a metà sui documenti). Il quale, da firmatario del documento unitario, ha detto che "ciascuno di noi vorrebbe dare il proprio contributo su di un unico documento" (e menomale, ndr) e che "occorre recuperare l'unità". E' poi toccato a Loretoni (Lega, "mozione dei dieci") che ha ribadito come "oggi nessuno chiude nessuno" e che "anche se abbiamo idee diverse siamo tutti dalla parte dell'ospedale", Profili e Settimi (Alleanza Civica, "mozione dei dieci") che hanno ricordato, insieme alla collega Frascarelli, come fosse stato per loro impossibile integrare il documento unico durante la giornata di lunedì, quando questo foglio era stato presentato come "blindato" dal presidente del consiglio, salvo poi non poter partecipare ai lavori della conferenza dei capigruppo - da qui la decisione di scrivere una mozione per proprio conto.

Camilla Laureti (Pd) ha fatto notare la già citata incongruenza temporale relativa alla narrazione di Di Cintio circa l'origine della mozione alternativa, mentre il medico anestesista Marco Trippetti (Pd) ha messo in evidenza come il San Matteo sia l'ospedale meno indicato, tra quelli umbri, per una destinazione covid in forma quasi esclusiva, in quanto negli anni ha privilegiato la chirurgia al posto della medicina, e che pertanto non ci sono infettivologi, pneumologi, e persino i cardiologi sono pochissimi. "Ora - ha detto Trippetti - ci si chiede di diventare ospedale di riferimento della Regione per le patologie di natura infettiva, ma non abbiamo ancora nessuna notizia di squadre di medici specialisti da inviare a Spoleto" E poi c'è tutta la questione dell'utilizzo dei fondi da parte della Regione: "L'Umbria non ha speso neanche un euro dei 25 milioni stanziati dal governo per l'emergenza territoriale e le rianimazioni-terapie intensive e assunzione di nuovo personale. Nulla. Sarebbe interessante sapere il perché. Riguardo il San Matteo, se ci avesse interpellato avremmo detto al comitato tecnico scientifico che con una separazione netta lungo il corridoio della struttura si sarebbe riusciti a salvare quasi tutti i reparti, garantendo comunque non meno di 40 posti letto dedicati ai pazienti affetti da covid".

Marina Morelli (Forza Italia, "mozione dei dieci") ha ricordato l0iter estivo della commissione Sanità di cui è presidente, ai cui lavori il sindaco non ha mai preso parte. "Abbiamo lavorato un anno insieme alle associazioni, consiglieri comunali, medici, Caritas ecc, sulla base dell'opera svolta dai tre saggi durante l'amministrazione precedente. Volevamo sottoporlo all'assessore regionale Coletto, era la nostra proposta di integrazione dell'ospedale di Spoleto nel sistema sanitario regionale. Ecco, se oggi la Regione non ci considera è perché le cose non avvengono per caso. Ci dovremmo fare un esame di coscienza. Siamo mai andati a chiedere cosa volesse fare la Regione con noi? Siamo chiamati a scrivere atti o a a scrivere il futuro? Questo provvedimento di chiusura servirà a salvare delle vite - ha concluso la Morelli - e io non ce la faccio ad oppormi, a sbattere i piedi e a denunciare. Non mi passa per la testa di presentare una carta bollata".

Dopo l'appello di un'emozionatissima Carla Erbaioli (Pd), ostetrica, affinché la politica, per una volta, vesta tutta la medesima maglia "noi del punto nascite ce ne andiamo e non torneremo, ma voi date una dimostrazione alla città, per favore!", le comunicazioni sono terminate e il consiglio ha votato rapidamente i punti all'ordine del giorno, dei quali si tratterà in separata sede ma che scivolano certamente in secondo piano.

Nel frattempo è giunta la notizia della chiusura anche del pronto soccorso a partire dalle 21 di questa sera, chiusura voluta dalla Regione e comunicata tramite l'ufficio stampa. Sgarbo nello sgarbo, come ribadito dal sindaco de Augustinis che alle 18.11 ha letto il dispositivo. "Mi compiaccio - le sue parole - con tutti quelli che pensano che una cosa del genere al Comune di Spoleto faccia piacere".

Dopodiché si è giunti alla lettura della mozione-topolino, decisamente molto meno agguerrita del documento unitario e con impegni decisamente al ribasso rispetto al fermo, totale dissenso espresso dal foglio dell'amministrazione rispetto alla scelta della Regione. Di Cintio ha chiesto che si votasse l'urgenza del documento, per poi discuterlo e integrarlo tutti insieme. La richiesta è stata accolta con i voti della Lega, (contrario solo il presidente del consiglio Cretoni), Fratelli d'Italia, Alleanza Civica, Ilaria Frascarelli e Marina Morelli, mentre il resto dei consiglieri di maggioranza e opposizione è uscito dall'aula, considerando il documento superfluo e ampiamente superato. La mozione verrà pertanto inserita nell'ordine del giorno del prossimo consiglio comunale, previo passaggio in conferenza dei capigruppo, come previsto dal regolamento.

Del resto, se Di Cintio e compagnia chiedevano un "atto tangibile", proprio oggi pomeriggio la Tesei ne ha dato uno chiarissimo alla città e al territorio, come spiega il capogruppo di Forza Italia Ugolini: "La mozione presentata da quei dieci consiglieri comunali era irricevibile per un semplice motivo: non si sono resi conto neanche dell'emergenza e dell'urgenza reale che ci domandava il nostro ospedale e le associazioni che ne chiedevano la tutela, tanto è vero che durante il consiglio comunale è stata dichiarata la chiusura del pronto soccorso da parte della Regione. Era questo l'atto tangibile e immediato che richiedevano i dieci alla Regione? Ora sanno chi è che fa muro contro muro, e non è certo il Comune di Spoleto. La strada che dobbiamo percorrere noi - conclude il capogruppo azzurro - è quella del primo documento, e forse a maggior ragione a seguito di ciò che è emerso oggi. Ho abbandonato l'aula perché la mozione in questione è ormai superata".

"L'urgenza era quella di mostrarsi uniti prima, non di discutere un foglio privo di valore", il commento della Bececco, anche lei uscita dal consesso al momento del voto. Laureti e Renzi hanno ribadito l'importanza di essere tutti uniti e che ormai entrambi i documenti risultano superati. Lisci, infine, ha rivolto l'appello ad andare tutti a Perugia per protestare contro la Regione, ma il dato di fatto è che la città ha perduto una settimana intera dietro alle beghe di partito che si consumano lungo i corridoi e  - soprattutto - le logge di città lontane da quella del Festival, sempre più vaso di coccio tra vasi di ferro... o di piombo.



I commenti dei nostri lettori

L'Americano

3 anni fa

Avevo zero dubbi che finisse così. Se neanche il Covid ha dato una svegliata agli spoletini succederà quello che Darwin predica inascoltato da un paio di secoli. Poi però non sorprendetevi né lamentatevi.

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