cronaca

Ospedale covid, operazione all'anca sospesa 'causa smantellamento' per 84enne spoletino

 

Situazione estremamente delicata e drammatica. La figlia: 'Ce l'hanno sospesa da un giorno all'altro. Chi dovrò ringraziare se mio padre non dovesse farcela?'

 

La decisione della Regione Umbria di smantellare - temporaneamente? - l'ospedale di Spoleto per farne un ospedale covid comincia a sortire i suoi nefasti effetti. E così un uomo di 84 anni, affetto da coxartrosi profonda in stato avanzato, bisognoso di intervento chirurgico programmato da tempo, si è visto sospendere l'operazione per intervenuto smantellamento dell'ospedale. Per giunta, all'uomo non è ancora stato detto dove e quando potrà operarsi, con il rischio concreto che l'anca, nel frattempo, si rompa del tutto obbligandolo a letto per quel che gli resta da vivere. Tutto ciò "grazie" alla decisione della giunta regionale Tesei.

Spoletonline ha voluto incontrare la figlia dell'anziano paziente, Nadia Galardini, responsabile provinciale del settore multiservizi per il sindacato Confsal Fesica. La storia che racconta Nadia è devastante nella sua semplicità: "Mio padre ha 84 anni e, da tempo, deve subire un intervento all'anca", racconta. "Lunedì scorso, vale a dire il giorno in cui, da mesi, era programmato l'intervento, ci hanno contattato dall'ospedale comunicandoci la necessità di spostarlo di qualche giorno poiché non era al momento disponibile la rianimazione. Ci hanno così dato appuntamento a venerdì prossimo, cioè domani".

Fin qui nulla di irreparabile: è vero che il padre della Galardini è affetto da coxartrosi profonda in stato molto avanzata e che, vista anche l'età, l'osso della sua anca è talmente assottigliato da rischiare la rottura da un momento all'altro, il che vorrebbe non potersi più operare: tuttavia, in casi del genere può succedere di dover pazientare ancora qualche giorno. E così, ieri mattina, l'anziano si è sottoposto a tampone come prevede il protocollo anti covid. "Ieri sera ci hanno telefonato - racconta ancora la figlia - e ho subito temuto che volessero comunicarci l'esito positivo del tampone. Invece un'infermiera, dai toni estremamente concitati, mi ha detto che l'intervento è sospeso perché l'ospedale è stato dichiarato ospedale covid".

Facile immaginare la reazione di una figlia cui comunicano una cosa del genere a meno di 48 ore dall'intervento: "Lì per lì ho perso la calma, lo ammetto. Non mi sembrava e non mi sembra tuttora possibile quel che è successo. Se mio padre si rompe l'anca dovrà mettersi a letto urlando e scriveremo la parola fine sulla sua vita. Oltretutto mi hanno messo a disagio anche dal punto di vista lavorativo, visto che per assistere papà ho dovuto prendere l'aspettativa -  che nel mio contratto non è neanche retribuita - e nel frattempo la ditta per cui lavoro ha assunto un'altra persona. Quindi al disagio di papà che non si opera e soffre, si aggiunge anche il disagio sociale, economico e familiare".

L'aspetto più assurdo è il fatto che nessuno abbia ancora comunicato alla famiglia la nuova data dell'operazione né il luogo. "L'infermiera non sapeva neanche dove sarebbe stata trasferita - racconta ancora Nadia - né dove avrebbero destinato i reparti. Ma dico io, non si potevano smaltire le operazioni in programma a ridosso, magari in altre strutture? No, hanno dovuto chiudere di colpo, lasciando allo sbando la popolazione o meglio, le sue fasce più deboli. Mi chiedo: su quali basi si sono permessi di gettare una città, un territorio come la Valnerina e una regione intera nel più assoluto disagio? E gli altri ospedali? Come saranno messi quando si troveranno ad accogliere anche i pazienti di Spoleto e dei territori limitrofi?".

E dire che di strutture da adibire a ospedale covid, in Umbria, non c'è carestia. In estate si parlava del centro fieristico di Bastia Umbra, ipotesi poi abbandonata: ma per restare a Spoleto, ci sono la scuola di polizia o la caserma Garibaldi con diverse palazzine completamente vuote, facilmente isolabili dal resto degli edifici. "E invece hanno scelto il nostro ospedale", conclude la referente sindacale. "Avevano sei mesi per organizzarsi, ma hanno aspettato l'ultimo minuto e poi hanno colpito le fasce più deboli della popolazione. cosa succederà - conclude - se a mio padre si rompe l'anca? Chi dovrò ringraziare? E dove dovrò andare a cercarlo?".



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