Opinioni
Mario Corso, geometria di un campione
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Mario Corso, geometria di un campione
Un gesto semplice che tramanda fedi e passioni
In questi giorni il mondo dello sport e del calcio italiano piange la scomparsa di Mario Corso. Lui, numero 11 della Grande Inter che negli anni Sessanta vinse tutto, era famoso per la sua magia, capace com'era di imprimere strani, diabolici effetti alla sfera di cuoio che si infilava inesorabilmente nella rete avversaria. Ammirato da amici e avversari per il suo stile e per il comportamento sempre corretto, dentro e fuori dal campo.
Altre generazioni, altri uomini, altri esempi. Il motivo di questo ennesimo articolo sul grande campione è quello di una piccola fotografia, una delle tante che affollano i cassetti dei nostri nonni. All'apparenza un'anonima foto, ricordo di gioventù e di un altro paese. La particolarità sta che nella foto è rappresentato un giovane Mario Corso sotto le armi. E dietro una dedica: "Al mio caro amico Tonino, Corso Mario". Tonino, Antonio Bucchi, era mio Nonno, tifoso dell'Inter che partì per raggiungere il luogo dove il Campione era di leva per farsi autografare e regalare una foto. Ecco, forse un grande campione è quello che riesce a tramandare fedi e passioni con gesti semplici (io stesso sono interista e in parte lo devo a questi episodi), come il regalare una foto autografata. Di lui hanno scritto le grandi gesta per onorarlo, io di una piccola azione per un suo grande tifoso.
È l'insieme di questa geometria di grandezza e semplicità che fa diventare immortali.
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