economia

Coronavirus, Confartigianato Perugia scrive ai sindaci umbri: 'Evitare la chiusura delle imprese e la perdita di residenti'

 

Lettera aperta dell'associazione di categoria. Le proposte: detassazione e un patto territoriale per la ripartenza

 

Progettualità condivisa per una ripartenza in sicurezza nella Fase 2. Detassazione per l’anno in corso e sospensione dei pagamenti comunali. Costi fissi su negozi e laboratori artigiani. Digitalizzazione. Promozione delle eccellenze.


Sono le questioni che, alla vigilia dell’avvio della cosiddetta Fase 2, pone Confartigianato Imprese Perugia a nome delle imprese associate pone ai sindaci della provincia di Perugia attraverso una lettera aperta firmata dal vice presidente vicario Giorgio Buini e dal segretario Stelvio Gauzzi.

Una lettera nella quale i due rappresentanti di Confartigianato lanciano l’allarme: tante attività nel comprensorio rischiano di non riaprire. Una situazione peggiorata dalla generale incertezza circa tempi e modalità delle riaperture. Da qui le proposte avanzate, a cominciare dagli aspetti fiscali e tributari. Che devono tener conto della situazione eccezionale.

“Fino a ieri – si legge nella lettera - bastava contenere le spese e fissare, di conseguenza, i livelli di fiscalità locale per migliorare l’equilibrio del bilancio, perché il gettito non rischiava crolli sostanziali. Oggi, invece, la priorità sta nella difesa della base imponibile, che declinata a livello comunale significa evitare la chiusura delle imprese e l’emigrazione dei residenti, che sono fenomeni strettamente connessi. Pertanto, semplificare gli adempimenti fiscali e tributari, detassare del tutto le imprese almeno fino al 31/12/2020 e alleggerire il carico fiscale sui residenti è oggi il modo per difendere nel medio periodo l’equilibrio dei bilanci comunali; questa manovra può avere successo a condizione che tali interventi vengano adottati immediatamente, prima che si avvii il circolo vizioso dei processi di spopolamento e desertificazione economica”.

“Anche le semplici sospensioni dei pagamenti delle imposte comunali – viene evidenziato - possono diventare essenziali perché evitano l’impatto immediato sulle imprese e danno il tempo alle amministrazioni di aprire un confronto con il Governo per trasformarle, quanto prima, in detassazioni in via definitiva”.

Altro aspetto è quello dei costi relativi agli immobili produttivi e commerciali che gravano sulle imprese sotto diverse forme. “Riteniamo che tali valori – scrivono Buini e Gauzzi - dovranno scendere, perché il bene immobile, sia per la crisi, sia per la minore utilizzabilità degli spazi a seguito delle normative sanitarie, diventa meno adatto a contribuire all’utile di impresa. Quando gli immobili sono di proprietà dell’impresa i costi si presentano sotto forma di IMU. Quando tali immobili sono di proprietà di terzi e nella disponibilità dell’impresa in regime di locazione diventerebbe necessario un intervento immediato, anche solo di “moral suasion” dei sindaci, per far presente ai proprietari che tale minore utilizzabilità del bene ai fini produttivi determinerà, in ogni caso, una riduzione dei canoni di affitto; pertanto è interesse dei proprietari concedere delle riduzioni del canone per mantenere in vita l’impresa conduttrice dell’immobile, e di conseguenza mantenere in vita anche il contratto”.

I settori più colpiti e a rischio sopravvivenza, viene ricordato nella lettera, sono quelli del turismo, della ricettività, dell’organizzazione di eventi. Per questi si richiede la detassazione dell’occupazione del suolo pubblico ed una riduzione della Tari.

Tra le manifatture, particolarmente penalizzato è l’artigianato artistico. E poi il settore dell’edilizia, che sconta anche i ritardi dei pagamenti da parte dei committenti, anche pubblici. Per il rilancio, Confartigianato Perugia propone una sorta di patto di area vasta che tenga conto di quattro fattori: senso di comunità, voglia di fare imprese, vocazione del territorio, previsione delle tendenze future. Potendo contare sulla disponibilità di adeguate infrastrutture digitali.

“Rinviare a domani la tutela delle imprese e gli investimenti necessari elencati con la motivazione della crisi – concludono Buini e Gauzzi nella loro lettera ai sindaci della provincia - significa perdere la partita prima di iniziare a giocarla”.



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