le interviste di Sol

Carlo Ugolini nuovo responsabile nazionale dell'agroalimentare Fesica

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

L'importante riconoscimento al termine del nono congresso Confsal

 

Il segretario provinciale e commissario straordinario regionale  Fesica-Confsal, Carlo Ugolini, è il nuovo responsabile nazionale del settore agroalimentare della Federazione sindacati industria commercio artigianato (Fesica), nonché membro della segreteria nazionale e componente del consiglio nazionale


Confsal. Il prestigioso risultato, probabilmente primo nella storia spoletina del movimento sindacale, è giunto al termine del nono congresso della Confsal, sindacato attivo in tutta Italia da 36 anni.

La tre giorni congressuale, svoltasi a Roma, ha visto imporsi nel ruolo di segretario generale Angelo Raffaele Margiotta, che ricopriva già tale incarico in maniera provvisoria. I circa mille delegati delle trenta federazioni presenti lo hanno confermato all'unanimità. Altro dato importante è quello relativo alla partecipazione e all'apertura registrate dal congresso: presenti i massimi rappresentanti istituzionali, alcuni dei massimi esponenti di Cisl e Uil, rappresentanti di primo piano dei principali partiti italiani e, fatto di non poco conto, lo stesso primo ministro Conte ha inviato un messaggio di apertura e di auguri per i lavori congressuali. Molti degli ospiti hanno arricchito il dibattito congressuale con apprezzati interventi, che hanno abbracciato l'arco costituzionale e interessato trasversalmente quasi l'intero mondo sindacale, a dimostrazione ulteriore dei profondi cambiamenti in atto all'interno delle rappresentanze dei lavoratori. Spoletonline ha incontrato il neo consigliere nazionale Confsal, insieme al responsabile organizzativo provinciale di Perugia della Fesica, Giovanni Bartolini. Entrambi hanno partecipato in qualità di delegati al congresso confederale.

Ugolini, cosa vuol dire nel 2019, secondo Lei, "fare sindacato"? "Innanzitutto garantire condizioni più eque ed omogenee per tutti i lavoratori. Ci deve essere un accordo, un patto sociale tra i sindacati e i rappresentanti delle imprese, volto a favorire il necessario sviluppo ai fini di un incremento del numero complessivo dei posti di lavoro ma anche, e soprattutto, guardare alla parte economica, affinché tra il pubblico e il privato non ci siano differenze. Questo discorso vale tanto per il trattamento economico quanto per i diritti e i doveri dei lavoratori. Non possiamo pensare al mondo del lavoro come a un mondo di numeri, ma di persone. Il lavoro quotidiano conta sempre di più sulla qualità; allo stesso modo, il nostro 'fare sindacato' non può fermarsi solamente al numero di iscritti, ma deve tenere conto della qualità delle proposte che si riescono a mettere sul tavolo, coinvolgendo più persone possibili. E' questa la macro idea che il segretario generale ha voluto indicare".

Dice bene, "qualità": ma intanto la crisi ha portato via centinaia di migliaia di posti di lavoro. "Più che di posti di lavoro, concetto difficile da inquadrare viste le innumerevoli tipologie di contratto attualmente in vigore, parlerei di ore di lavoro perdute. Rende molto meglio l'idea. In dieci anni, dal 2008 al 2018, l'Italia ha perso qualcosa come due miliardi di ore di lavoro. Quando parliamo con gli attori del sistema Paese, dobbiamo chiedere loro: come li recuperiamo questi due miliardi di ore? Quando parliamo di 'impresa solidale' non possiamo pensare che la bilancia della solidarietà debba pendere soltanto dal braccio del lavoratore, chiamato a cedere le proprie ferie, a rinunciare al recupero ore o ad altri sacrifici: anche l'impresa dovrà cedere qualcosa. O no? Ciascuno deve assumersi le proprie responsabilità: politica, sindacato, parte datoriale".

Eccola, la parte datoriale: i padroni, insomma. Non importa quali siano le forze politiche al governo, le imprese lamentano sempre l'assenza di politiche del lavoro e dell'impresa adeguate alle esigenze di chi fa economia. "E non hanno tutti i torti, anzi. Occorrono politiche del lavoro a misura di persona e, al contempo, politiche economiche a misura di impresa. Il che tradotto significa sedersi attorno a un tavolo e proporre riforme volte al benessere dei lavoratori e di chi offre loro lavoro. Qualche esempio? Personalizzare l'età pensionabile, concedendo a chi vuole lavorare più anni di restare al proprio posto e destinando le risorse risparmiate per chi vuole andare in pensione qualche anno prima. Oppure la liberalizzazione del Tfr e del Tfs. Allo stesso tempo, la continua chiusura di tante aziende sul territorio nazionale ci fa pensare alla necessità di un'economia solidale, che inquadri le aziende in crisi in un cuneo fiscale flessibile, affinché riescano a salvare i posti di lavoro garantendo comunque salari a centinaia di famiglie. E potremmo andare avanti per ore".

Parlava di pensioni, poco fa: che idea avete riguardo il sistema pensionistico? (Risponde Bartolini) "Il sistema contributivo è fuori discussione: piuttosto vorrei soffermarmi sulle sue modalità di attuazione. L'età pensionabile, come ha detto Carlo, va personalizzata, altrimenti significa lasciare fuori intere categorie di lavoratori che, per come funziona oggi il sistema pensionistico italiano, in pensione non andranno mai. Inoltre, l'attuale metodo di computo è sbagliato, poiché si basa su di un meccanismo di tasso di capitalizzazione e su delle tabelle di coefficiente di trasformazione decisamente arbitrari. Noi vorremmo attuare in maniera corretta il rapporto tra contribuzione, età del pensionamento e speranza di vita, prevedendo inoltre una quota esclusiva per gli anni di contribuzione (41) da affiancare alla cosiddetta "quota 100" e, non ultima, una speciale considerazione per le lavoratrici madri. Insomma, noi diciamo: 'Commissioniamo uno studio a dei professionisti, incontriamoci, mettiamoci attorno a un tavolo e sviluppiamo le idee, per dare un futuro all'Italia e agli italiani'."

Poco fa si diceva di adeguare le condizioni dei lavoratori del settore privato a quelle dei dipendenti pubblici. Quanta sfiducia c'è, al momento, da parte dei cittadini nei confronti del pubblico impiego? (Ancora Bartolini) "Ormai ne sentiamo di tutti i colori, perfino che tutti i furbetti lavorano nel settore pubblico. Ma io mi chiedo: sono furbetti quelli che hanno impiegato dieci anni per ottenere 80 euro di aumento? Sono furbetti questi lavoratori, cui il governo ha destinato ulteriori 12 euro di aumento...? Sono questi, davvero, i 'furbetti'?  arriLe istituzioni svolgono un ruolo sociale fondamentale: occorre rafforzarne la credibilità. A questo scopo proponiamo alcuni cambiamenti di rotta che, secondo noi, sono indispensabili. Prima di tutto occorre dare nuovo impulso ai servizi della pubblica amministrazione in tutti i suoi settori: educazione, formazione, sanità, ricerca, giustizia, sicurezza ecc, sia a livello locale che nazionale. Per fare questo occorre investire: nella formazione, nelle assunzioni, nella professionalità dei dipendenti, nell'ammodernamento della struttura, nella de-burocratizzazione e sulle infrastrutture. Inoltre, la professionalità dei dipendenti deve essere valorizzata attraverso una non più rimandabile rivalutazione delle retribuzioni, che vada ben oltre quanto previsto nell'ultima legge di bilancio, e che tenga finalmente conto del tasso di inflazione rispetto agli aumenti retributivi del settore. Infine, occorre ripristinare quanto prima la regolarità della contrattazione collettiva nei tempi e nelle procedure, senza ulteriori, ingiustificabili rinvii".

Ugolini, si parla tanto di "sovranismo" e "neonazionalismi", suggestioni che fanno presa sulla pancia di molta gente appartenente alla classe lavoratrice: qual è la posizione del sindacato rispetto alla Ue? "Senza dubbio una posizione costruttiva. Gli ideali costitutivi dell'Unione Europea sono per noi fonte di ispirazione. Ci adoperiamo ogni giorno per una coesistenza pacifica basata sul rispetto dei diritti e delle istanze dei popoli e dei lavoratori, con la coesione sociale che deve prevalere sempre sugli interessi economico-finanziari. L'Europa che piace a noi è un'Europa in cui i bisogni fondamentali delle persone siano realmente tutelati, e tutti i popoli degli stati membri possano godere degli stessi diritti. La nostra Europa rispetta e applica fino in fondo i propri pilastri fondativi in un'ottica di solidarietà sociale".

In pratica, cosa auspicate? "Molto semplice: la piena realizzazione del Pilastro europeo dei diritti sociali, soprattutto in materia di accesso al mercato del lavoro, pari opportunità, condizioni di lavoro eque e protezione sociale. Chiediamo un dialogo vero tra istituzioni nazionali e comunitarie, anche duro se occorre, ma sempre franco e privo di steccati ideologici. Auspichiamo che i i nostri rappresentanti istituzionali lavorino secondo uno spirito collaborativo, per avere maggiore influenza nella definizione di direttive e atti fondamentali per il nostro Paese. Vado avanti?"

Faccia pure! "In Europa auspichiamo che il sindacato europeo abbia un ruolo sempre più incisivo nel dialogo sociale e nella valorizzazione dei vari partenariati, anche per meglio arginare le varie forme di dumping sociale. Infine, per un Europa che sia davvero sociale e solidale tutte le opportunità e le risorse, che i numerosi Programmi operativi mettono a disposizione, devono essere utilizzate in maniera efficiente. Lo scopo deve essere l'effettivo raggiungimento degli obiettivi di coesione economica, sociale e territoriale, concordati a livello di organismi europei. Questa, per noi, è l'Unione Europea. Per anni, a nostro modo di vedere, le istituzioni europee per l'Italia sono state un parcheggio per trombati politici, incapaci o disinteressati riguardo i meccanismi di Bruxelles. Alcuni di questi signori, oggi, sparano nel mucchio per non prendersi delle responsabilità sulle scelte concrete di sviluppo per il Paese: ma l'Europa è qualcos'altro".



I commenti dei nostri lettori

sauro sbicca

5 anni fa

La Confsal ha "dato" il giusto valore alla persona(non individuo) di Carlo Ugolini.Persona intellettualmente onesta con enormi capacitá sindacali.Non evidenziate in altre organizzazioni sindacali,nelle quali ha avuto responsabilitá importanti.La sua forza è il saper coniugare le tematiche con le persone che hanno bisogno di risoluzione delle loro "situazioni".Senza preclusioni.Esercita una variabile indipendente rispetto alla differenza......!!La sua caparbietá(positiva)lo porterá ancora in "alto".Ne ha le capacitá che gli altri hanno visto come loro ostacolo......Felicitazioni autentiche.Al prossimo traguardo.

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